Ma fino a che non lo dicono al TG, il popolo continua a mettere il bavaglio e farsi tamponare … è proprio vero che la testa la alzi solo se …. ti arriva al collo!
Art. di ilgiornale.it
“Vado da Roberto, ti aggiorno”. Ora viene tirato in ballo Speranza
L’imprenditore Farina, ora ai domiciliari, sarebbe stato ricevuto al Ministero: “Ho un appuntamento alle 4 e mezzo”. E spunta un incontro con D’Alema in Puglia
A essere colpiti dalla misura sono stati il romano Vittorio Farina (imprenditore già attivo nel settore dell’editoria), il croato Andelko Aleksic e Domenico Romeo. I tre sono indagati, a vario titolo, per frode nelle pubbliche forniture e truffa aggravata. Alla protezione civile del Lazio sarebbe stato fornito del materiale con certificazioni false, per un affare da ben 22 milioni di euro. Adesso nelle intercettazioni è stato tirato in ballo anche Roberto Speranza che, come è doveroso sottolineare, non è assolutamente coinvolto nell’indagine.
L’indagine
È il secondo filone dell’inchiesta quello sul presunto traffico di influenze illecite: i magistrati hanno indagato sui contatti attraverso cui Farina avrebbe puntato per fornire pure la struttura commissariale a quel tempo guidata da Domenico Arcuri (non indagato nella vicenda). Nel mirino sono invece finiti l’ex senatore Francesco Saverio Romano e l’imprenditore Francesco De Santis che – come fa notare il servizio di Lodovica Bulian mandato in onda da Nicola Porro per Quarta Repubblica su Rete 4 – viene definito “amico storico di Massimo D’Alema”. Secondo gli inquirenti proprio De Santis avrebbe fatto da tramite tra Farina e l’ex commissario. Questa la sequenza, rispettivamente tra Farina e DeSantis, che sarebbe stata intercettata con data 27 agosto 2020: “Novità?”; “Sto aspettando che mi fissino un appuntamento, ti so dire”. Pochi giorni dopo, precisamente il 4 settembre, l’imprenditore già attivo nel settore dell’editoria avrebbe parlato così al suo socio: “Capisci, servono 30 milioni di mascherine al giorno per le scuole. Se Luxottica e Fiat non riescono a fornire tutto subentriamo noi, ci ho parlato ieri con Arcuri“.
Secondo gli investigatori, che hanno pedinato Farina, l’incontro sarebbe effettivamente avvenuto il 3 settembre 2020 verso le ore 12, nei pressi dalla sede di Invitalia. “Domenico mi ha promesso che se gli arriva la lettera, autorizza quell’acquisto (…) la dovrebbe fare oggi, oggi la deve fare e oggi pomeriggio ci deve fare l’ordine”, sarebbero state le parole pronunciate da Farina. E poi, in una conversazione intercettata con Andelko Aleksic, avrebbe affermato: “Tu lasciami lavorare, c’ho ampia delega da te, te faccio diventare… mooolto molto benestante, forse potresti anche essere considerato ricco”. Va chiarito che con la struttura all’emergenza non sarebbe stato concluso alcun ordine e che De Santis – attraverso il suo legale – tiene a ribadire di essere estraneo al traffico di influenze.
L’incontro con D’Alema
A essere citato dai finanzieri è stato pure Massimo D’Alema, comunque estraneo all’indagine, per un incontro con Farina e De Santis in Puglia il 17 agosto 2020. L’utenza di Farina sarebbe stata agganciata a Martano, in provincia di Lecce, nella residenza dell’amico dell’ex premier. Lo stesso Farina lo avrebbe preannunciato al telefono: “C’è anche il capo di Roberto”. Una circostanza confermata inoltre da una successiva telefonata fuori contesto, in cui Farina avrebbe passato il suo cellulare all’ex premier.
Ricevuto da Speranza
Gli indagati si sarebbero dati da fare per commercializzare tamponi e altri dispositivi e sarebbero stati ricevuti anche al Ministero della Salute. “Sto andando ora dal ministro. Ho appuntamento alle 4 e mezzo con Roberto. Ti aggiorno”, avrebbe detto Farina. I finanzieri che lo pedinano annotano che il 17 novembre 2020 alle 16.30 Farina, in compagnia di un altro imprenditore, sarebbe entrato nel dicastero di via Venti Settembre. “Ma Max non può intervenire?”; “Che lo faccia ora non è utile… Prima quello lì deve parlare. Poi se sono interessati come penso ci chiameranno. Paolucci dovrebbe contattarti”.
Quello citato da Farina potrebbe essere Massimo Paolucci, capo della segreteria politica del ministro ed esponente di Articolo 1, il partito di cui Speranza è segretario nazionale. Gli investigatori, il giorno prima dell’incontro al Ministero, avrebbero pedinato Farina per un appuntamento al civico 44 di Piazza Farnese a Roma: è l’indirizzo della fondazione Italianieuropei presieduta da D’Alema, in cui l’imprenditore romano si sarebbe fermato dalle 15 alle 16.50 circa. Della fondazione farebbe parte anche Maria Cecilia Guerra, sottosegretario all’Economia e già membro della direzione nazionale di Articolo 1, che – come annotano i finanzieri – sarebbe stata citata diverse volte in più conversazioni. La Guerra si proclama però del tutto estranea.
“Ho due amici…”
Il 20 giugno Farina avrebbe contattato Luigi Mangano (non indagato), una delle persone a relazionarsi con la pubblica amministrazione per conto della Ent. Sarebbe stato proprio quest’ultimo, ricostruisce La Repubblica, a dire di aver “parlato per quella nostra… no? con un amico a Roma. capito? () c’ho due amici che ci possono dare una mano”. Farina gli avrebbe risposto: “Lì alla Regione”. Gli inquirenti fanno notare che Mangano, volendo evitare di fornire tali informazioni al telefono, avrebbe affermato: “Vitto…quando ci vediamo ti dico”. Due giorni dopo, il 22 giugno, Farina al telefono avrebbe espresso soddisfazione: “Abbiamo mandato il chiarimento e c’hanno risposto che possiamo partecipare”.
Nel frattempo i legali di Farina si dicono pronti a chiarire tutto al fine di dimostrare “che nessuna frode è stata posta in essere da Farina”. Che anzi, secondo i penalisti Valentina Ramella e Salvatore Sciullo, in un momento così drammatico e urgente per l’Italia “si è messo a servizio per reperire le mascherine. Siamo pronti a vagliare e verificare se reati sono stati commessi dai produttori cinesi”.
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