I giornalisti ci dicono e ci fanno scoprire solo ora (???) che fare l’autista è un lavoro usurante. Ma prima del 2021 c’erano tutti questi malori, infarti e tumori tra gli autisti e non solo tra gli autisti?
Giornalisti venduti vergognatevi. La gente prima o poi capirà e inizierà a farsi giustizia.
Art. di uominietrasporti.it/
Fare il camionista, si sa, è un lavoro solitario oltre che usurante. E, come ogni lavoratore «solo», nello sfortunato caso in cui sopraggiunga un malore durante l’esercizio della propria attività, è difficile che possa essere soccorso tempestivamente. E così purtroppo è accaduto a due autisti rispettivamente di 50 e 61 anni, ritrovati senza vita lo scorso 7 giugno all’interno delle loro cabine. Eventi che rilanciando tragicamente il tema sicurezza, con particolare riguardo all’importanza di introdurre a bordo dispositivi salvavita predisposti per inviare un segnale immediato di aiuto all’azienda o a centrali operative dedicate
Chi guida un camion può morire sul lavoro non soltanto a causa di un incidente stradale, ma anche per malori che possono avvenire in cabina in maniera «silenziosa», cioè a veicolo fermo o in movimento, oppure durante le operazioni di carico e scarico, senza quindi poter essere visti, sentiti e soccorsi tempestivamente da altre persone. Dall’inizio del 2024 le cronache locali hanno registrato almeno una decina di casi di questo tipo. Gli ultimi due in ordine temporale sono avvenuti nella stessa giornata di venerdì 7 giugno, dove a perdere la vita sono stati due camionisti rispettivamente di 50 e 61 anni.
Il primo caso riguarda un sessantunenne rumeno, ritrovato morto nella notte tra il 6 e il 7 giugno all’interno del suo camion a Somaglia, in provincia di Lodi, all’interno di un polo logistico. Stando a quanto riportato dalle fonti locali, gli addetti alla vigilanza hanno cominciato a sospettare che qualcosa non andasse quando hanno notato che il camion era fermo sul piazzale da molto tempo. E così, una volta avvicinatisi al mezzo, hanno ritrovato il corpo dell’autista accasciato dentro la cabina. A nulla sono serviti, purtroppo, i soccorsi sanitari per tentare di rianimare l’uomo, che con ogni probabilità era deceduto diverse ore prime.
Il secondo caso è avvenuto la mattina del 7 giugno lungo l’A28, nell’area servizio di Gruaro Ovest, nei pressi dell’uscita del casello di Portogruaro, dove un camionista croato di 50 anni è morto a causa di un arresto cardiocircolatorio. Dopo l’allarme lanciato dal personale della stazione di servizio, sul posto sono intervenuti subito i soccorsi per effettuare le manovre rianimatorie, ma per l’autista non c’è stato nulla da fare.
Queste tragedie sono solo le ultime di una serie che negli ultimi mesi fa riflettere sulla caratteristica usurante del lavoro del camionista e su come cercare di prevenirla e combatterla. Noi di Uomini e Trasporti abbiamo dedicato a questo tema l’interno numero di giugno/luglio, in uscita nei prossimi giorni: un numero monografico interamente dedicato alla sicurezza, all’introduzione obbligatoria degli Adas da luglio 2024, alla riforma del Codice della strada, alle carenze infrastrutturali (causa non secondaria di aumento della sinistrosità) e anche all’importanza dei dispositivi salvavita. Tra questi, i sistemi «man down» (anche noti come «uomo a terra»), che permettono il riconoscimento immediato di una situazione di emergenza e, di conseguenza, l’intervento di aiuto grazie alla geolocalizzazione integrata.