di Michela Nicolussi Moro
Delibera della Regione: «Garantire la migliore assistenza»
Passa dalla Casa di cura convenzionata di Abano Terme all’Azienda ospedaliera di Padova il riconoscimento di Centro regionale per i disturbi dell’identità di genere. Lo dispone una delibera approvata martedì dalla giunta Zaia, che ha affidato al policlinico universitario il compito di predisporre un progetto per la presa in carico dei pazienti decisi a intraprendere il percorso di cambiamento di sesso. Il governatore ha definito «Un fatto di civiltà, oltre che di legge e di Lea». Ora la direzione generale dovrà decidere quali reparti e specialisti coinvolgere e dove insediare il nuovo reparto.
La legge del 1993
Già dal 1993 leggi statali e regionali stabiliscono che consulenza, accertamenti, assistenza psicologica e trattamento chirurgico siano erogati dal Servizio Sanitario nazionale, indicando quindi l’esigenza di individuare le strutture pubbliche in grado di garantirli. E nel 2017 Palazzo Balbi aveva scelto il centro di Abano, che aveva «elaborato un documento per definire e inquadrare la disforia di genere, elencare le fasi della transizione, inquadrare le attività pre e post operatorie, le consulenze specialistiche, l’organizzazione dei meeting multidisciplinari e le professionalità sanitarie da coinvolgere», scrive nella delibera l’assessore alla Sanità e relatore Manuela Lanzarin. Ma il documento è rimasto solo un atto di intenti perché prima, con le nuove schede ospedaliere del 2018, la Casa di Cura di Abano è stata declassata da «presidio ospedaliero» a «struttura integrativa della rete ospedaliera regionale» e poi, quando nel 2019 è tornata alla sua antica vocazione, è arrivata la pandemia e ha stravolto tutto.
Il nuovo scenario
«L’avvento del Covid-19 ha cambiato profondamente lo scenario epidemiologico, rideterminando le priorità e le attività assistenziali di tutte le strutture sanitarie, che hanno convertito i posti letto disponibili alla cura dei soggetti positivi e rinviato le prestazioni non strettamente urgenti — spiega Lanzarin nel provvedimento —. Tale situazione, protratta fino al 2022, ha sospeso la presa in carico dei pazienti affetti da disturbi di identità di genere da parte della Casa di cura di Abano Terme, che tra l’altro non ha potuto vedersi riconosciuto il finanziamento previsto (200mila euro l’anno, ndr). Al fine quindi di poter garantire il percorso completo, correttamente assistito e sicuro per la salute dei pazienti, si propone oggi di concentrare nell’Azienda ospedale-Università di Padova la presa in carico degli assistiti, in quanto rappresenta la sede professionalmente più adeguata per il Centro di riferimento regionale per tali disturbi. L’azienda sanitaria — aggiunge l’assessore — dovrà porre particolare attenzione all’assistenza psicologica e ai trattamenti medico-chirurgici, farmacologici e terapeutici, valutando l’opportunità di collaborare con gli altri Centri di riferimento regionali e/o internazionali dotati di esperienza nella disfunzione di genere».
I compiti dell’ospedale
L’ospedale dovrà dunque elaborare un progetto di diagnosi e presa in carico, valutando l’eventuale autorizzazione ad eseguire il percorso in strutture al di fuori del Veneto. Il piano sarà inviato in Regione, per la valutazione e la successiva approvazione, con decreto, del direttore generale della Sanità, Massimo Annicchiarico. «La complessità richiesta per il trattamento dei pazienti con disturbi dell’identità di genere impone una valutazione articolata, così da garantire la sicurezza e la riuscita del percorso — conclude Lanzarin —.Vanno considerati l’aspetto medico-chirurgico, psicologico, sociale, ma anche economico, in termini di sostenibilità per il Servizio Sanitario regionale».
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