Il 16 gennaio la genetista Alexandra Henrion-Caude ha avanzato un’ipotesi che è stata subito definita priva di fondamento scientifico e poi bollata come ‘complottista’. Ma può una semplice ipotesi essere definita ‘eretica’? Quella moderna è ancora scienza, o siamo tornati ai tempi delle verità assolute e delle condanne all’abiura?
Il vaccino Pfizer è il nostro ‘Santo Graal’. Non è una medicina, non è un vaccino. È l’unica fottuta speranza che ci è rimasta, perché una variante ‘B’ non abbiamo neppure mai provato ad immaginarla. ”Chiudi tutto e stringi i denti, prima o poi arriverà la cavalleria a salvarci” – questa è stata l’unica filosofia.
Ma era anche prevedibile. Il nostro sistema liberista non è in grado di aprire ospedali pubblici temporanei in poche settimane e non è in grado di sguinzagliare un esercito di giovani dottorini che vengano a prenderti in cura direttamente a casa impedendoti di andare tu in giro proprio quando sei ammalato e quindi contagioso, alla disperata ricerca di una farmacia, un’assistenza, un pronto soccorso o uno sciamano.
Abbiamo fatto le multe ai ciclisti che, da sani e quindi niente affatto contagiosi, volevano farsi i polmoni prima dello scontro finale, oppure abbiamo fatto chiudere e andare a gambe per aria ristoratori e attività commerciali, ma abbiamo permesso ai malati, gli unici veramente contagiosi, di andare ad infettare a destra e manca alla disperata ricerca di aiuto perché non sapevamo come gestirli. Grandi restrizioni, curva comunque molto alta, economia a rotoli. Il peggio.
“Ma primo o poi finirà, prima o poi arriverà il vaccino”, ci siamo detti. Vaccino che per altro nemmeno produciamo noi. E neppure dire che ci siamo scelti il vaccino cinese o uno di quelli russi, molto più economici, tradizionali e senza necessità della catena del freddo a -70 gradi. Abbiamo preso il Pfizer-BioNTech, perché degli americani e dei tedeschi ci fidiamo, e gli altri non li abbiamo neppure voluti vedere, anche se questa cosa dell’mRNA ancora non l’abbiamo mica capita.
Già, però, e se non dovesse bastare? O se non dovesse funzionare? O se la natura riuscisse a trovare un escamotage per imporci il suo corso? Niente, un intero anno dedicato a perseguire un’unica strategia, come se la questione non fosse di scienze ma di fede.
Com’è che subito dopo aver iniziato ad inoculare il vaccino Pfizer, il tanto agoniato rimedio assoluto, la ‘cavalleria’ che stavamo aspettando, si è iniziato a parlare di ‘varianti COVID-19’ che potrebbero essere fuori controllo e non sensibili alla vaccinazione, in molti si sono chiesti?
C’è chi, pensando subito male, ha provato ad immaginare che, per mettere le mani avanti, grandi compagnie farmaceutiche e governi che oramai si erano esposti, abbiano dovuto trovare una scusa per giustificare un possibile fallimento. “Il vaccino funziona, è che si sono formate delle varianti diverse, sai com’è”.
Ma c’è anche chi ha provato a fare analisi scientifiche un po’ più approfondite, anche se presto bollate come puro ‘complottismo’.
Il 16 gennaio la genetista Alexandra Henrion-Caude, che pare sia stata direttrice dell’Unità di ricerca genetica ed epigenetica dell’Istituto francese di ricerca sanitaria e medica, il prestigioso INSERM (anche se qualcuno la chiama già ‘ex’ collaboratrice dell’INSERIM), alla tv francese Libertés avanzava l’ipotesi che l’emergere di nuove varianti COVID-19 sarebbe potuto essere favorito dalla vaccinazione con la tecnica dell’mRNA, la tecnologia appunto Pfizer. Le pubblicazioni social a questo riguardo, come prevedibile, hanno subito ottenuto migliaia di condivisioni.
Ipotesi campata in aria?
L’ipotesi non ha nulla di scientifico, si sono affrettati a chiarire persino i suoi ex colleghi dell’INSERM. Due i motivi secondo i detrattori inquisitori che puntano all’abiura della dottoressa – 1. Il discorso è fuori contesto, 2. Le date non corrispondono.
1. Contesto: A sostegno delle sue dichiarazioni, la Henrion-Caude afferma di fare riferimento a un comunicato stampa della stessa Accademia di medicina diffuso l’11 gennaio intitolato “Allungare il tempo tra le due iniezioni del vaccino contro il Covid-19: quali rischi per quali benefici?”, dove si legge testualmente che
“a livello collettivo, ottenendo una copertura vaccinale ampliata (…) costituirà un terreno favorevole per selezionare l’emergere di una o più varianti che sfuggono all’immunità indotta dalla vaccinazione”.
Tutto ciò sarebbe fuori contesto e interpretato male secondo la stessa Accademia, che però d’altra parte ammette che sì, ci potrebbe essere una correlazione tra il vaccino e certe varianti del virus. Ma non nel senso inteso da questa loro “ex ricercatrice” (così definiscono la Caude).
Il vaccino potrebbe esercitare pressioni su una particolare variante ma questo si chiama semplicemente “evoluzione”, ha affermato Vincent, professore di virologia e ricercatore presso il Centro di ricerca Saint Antoine (Inserm e Università Sorbonne).
2. Tempistica: Non esiste la correlazione suggerita dalla Henrion-Caude perché semplicemente la comparsa delle varianti non corrisponde all’inizio delle vaccinazioni. Certamente, nel Regno Unito, le autorità sanitarie hanno allertato dell’emergere della variante del SARS-CoV-2 chiamata VOC 202012/01 il 14 dicembre 2020, mentre la campagna di vaccinazione era iniziata l’8 dicembre, ma la variante Sudafricana è stata rilevata il 18 dicembre, quando ancora nessuno era stato inoculato. La variante brasiliana anche è stata scoperta a dicembre e prima della campagna di vaccinazione, per altro fatta con vaccino tradizionale cinese senza mRNA.
Niente di che preoccuparsi quindi?
In realtà non lo sappiamo che validità possano avere le ipotesi della dottoressa Henrion-Caude, ridurle alle ‘solite boiate complottiste’ però non sembra affatto corretto. La professoressa, se andiamo a vedere l’intero suo intervento sull’emittente francese, durato un’ora, in uno dei passaggi salienti spiega: “Lavoro in questo campo da 12 anni. Sono innanzitutto appassionata dell’RNA, sono convinta del potere dell’RNA di fare tantissime cose al punto di diventare editrice di una rivista dedicata al tema. Quindi se esiste una persona interessata alla possibilità di curare con l’RNA sono proprio io”.
Il video è stato rimosso da youtube
Il concetto espresso dalla dottoressa è ben più ampio e semplificarlo per poi denigrarlo e infine annichilirlo non è affatto scientificamente corretto. La Henrion-Caude per prima cosa non intende dire che le mutazioni alle quali abbiamo finora assistito debbano per forza essere collegate al vaccino Pfizer, dice piuttosto che un vaccino a mRNA può facilitare la comparsa di nuove varianti più resistenti, e dice che l’RNA, in generale, è uno strumento estremamente potente, ma proprio per questo andrebbe fatta particolare attenzione prima di inserirlo di massa in organismi sani.
“Certo che non sono contraria né ai vaccini né all’RNA. Anzi, sono molto dispiaciuta per quello che sta succedendo. Invece proprio perché conosco l’RNA e tutta la letteratura in materia ed il suo potenziale sé bene che somministrarlo ad individui sani è una follia. Veramente penso sia qualcosa di inconcepibile. Tenuto conto della versatilità della molecola RNA, della sua capacità di interagire con una moltitudine di molecole, della capacità di suddividersi in piccole sequenze è capace di produrre una serie di conseguenze sull’organismo”, ecco il vero succo del discorso della dottoressa.
Vogliamo darle torto a priori perché la nostra religione adesso si chiama Pfizer-BioNTech e indietro non si torna?
Mutazioni spontanee e mutazioni indotte
Se non sono poche le differenze tra un delfino e un dromedario è perché, nel corso di milioni di anni di evoluzione, a forza di mutazioni spontanee e casuali, la natura ha selezionato gli uni per vivere nei mari, gli altri nei deserti. E così con ogni specie. I genitori trasmettono i loro geni, ma la natura ogni tanto si inserisce alterando a caso i codici genetici aggiungendo o togliendo istruzioni.
Nei virus il processo è estremamente più rapido perché tra una generazione e l’altra non passano decenni ma giorni. Queste mutazioni casuali e spontanee permettono alla natura di selezionare molto facilmente la variante migliore. Per ‘migliore’ la natura intende la variante che ha più probabilità di vivere. Va da sé, che un virus per vivere nel corpo umano abbia bisogno di non ucciderlo. Quindi man mano il virus muta spontaneamente sì, ma muta per adattarsi a noi e rendersi tollerabile, non per eliminarci. Non sarebbe suo interesse.
Ora, la domanda è – se noi non favoriamo le mutazioni spontanee del virus ma imponiamo un vaccino che contrasti proprio la forma che, tutto sommato il nostro organismo riesce a tollerare, non esiste il rischio che sopravvivano variazioni meno ‘standard’ e magari peggiori?
Signori questo non è complottismo, è solo una domanda. Non la sappiamo la risposta, stiamo solo cercando di capire.
Differenza tra vaccini classici e vaccini all’mRNA
Altra domanda alla quale sarebbe stato bene dare una risposta PRIMA di iniziare a vaccinare miliardi di persone – perché accidenti scegliere un vaccino sulla base della tecnologia sperimentale dell’RNA messaggero quando esiste da secoli quella del vaccino tradizionale con vettore adonovirale?
Come funziona il vaccino tradizionale.
Il vaccino cinese o i russi, come il noto Sputnik V del quale sul nostro giornale vi parliamo in continuazione nella vana speranza che qualcuno in occidente se lo fili minimamente di striscio, utilizzano la tecnica dell’adenovirus.
Si prende un vettore, cioè un virus svuotato dei geni che servono per riprodursi e quindi incapace di infestare un intero organismo, lo si ricopre con la proteina S (Spike) del coronavirus e lo si inocula. Praticamente si inserisce nel corpo un virus fondamentalmente innocuo travestito da SARS-CoV-2. Questo inizia ad entrare nelle cellule dell’ospite e a fare danni, ma non più di tanti perché non può riprodursi. Tale attività è però sufficiente a far suonare l’allarme e il sistema immunitario inizia ad affrontare la strana corona della proteina S.
Dopo tre settimane si ripete l’inoculo ma questa volta utilizzando un altro vettore adenovirale perché il sistema immunitario nel frattempo ha già valutato come non pericoloso e messo sotto controllo il primo vettore e ha bisogno di una nuova suggestione di pericolo per rimettersi in allarme. Il risultato è che alla fine i linfociti imparano a conoscere la ‘chiave’ della proteina S. Quando arriva il virus vero sono già pronti e si attaccano alla sua corona e lo neutralizzano. Piuttosto semplice in realtà.
Come funziona con l’mRNA
La tecnologia a mRNA è invece del tutto differente. Intanto tecnicamente non sarebbe neppure tanto corretto chiamarlo vaccino. Assomiglia più a una medicina che stimola un effetto nell’organismo. Si tratta infatti di una forma sintetica di RNA messaggero che, una volta inoculato nel corpo, dà istruzioni alle nostre cellule di produrre determinate proteine.
Le cellule che entrano in contatto con questo RNA ricevono l’istruzione di produrre direttamente quelle proteine S e formano la tipica corona del virus. Quando le cellule immunitarie, i linfociti B, che si trovano in circolazione nell’organismo, finiscono casualmente in contatto con queste cellule che hanno ricevuto l’mRNA e che, seguendone le istruzioni, hanno prodotto la proteina del coronavirus esponendola sulla loro membrana cellulare, inizia il processo di reazione del sistema immunitario.
Domande
Quindi, tornando al vero tema dell’articolo – è lecito o no farsi delle domande o l’Era delle scienze è finita e si torna già al Medioevo delle fedi integraliste dove i Giordano Bruno finivano al rogo e i Galileo costretti all’abiura?
È lecito o no chiedersi perché in occidente ci siamo tutti fiondati su un preparato sperimentale instabile che ha bisogno di un ciclo del freddo a -70 gradi per conservarsi, che costa un botto, che non è un vero vaccino ma una medicina che trasforma le nostre stesse cellule in finte cellule SARS-CoV-2, che se è capace di fargli fare questo, si può solo immaginare in quanti altri modi possa essere capace di alterarle, che non si sa quali barocchi effetti collaterali potrebbe avere nel lungo periodo, che non si sa se al virus vero poi gli basta cambiare aspetto alla corona per ingannare tutti un’altra volta, che non sai se impedendo la diffusione delle varianti ‘classiche’ del virus, poi non è detto che non si sviluppino varianti alternative e magari più pericolose?
Altra domanda direi legittima: Ma non sarebbe stato più semplice orientarsi verso un vaccino classico in cui si allena il sistema immunitario a combattere contro un invasore simile al coronavirus ma innocuo, invece di farlo combattere con le nostre stesse cellule costrette a mascherarsi da coronavirus dopo aver letto le istruzioni di un mRNA messaggero sintetico?
Oppure ci potremmo anche chiedere: Ma non si faceva prima a prendere i vaccini russi, cinesi o cubani che costavano meno, erano più semplici e non ci volevano i frigoriferi della Jakuzia? No, questa no, questa è una domanda troppo scema. Conosciamo già tutti la risposta.
Fonte: it.sputniknews.com
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