L’immunologa Loredana Frasca racconta il suo studio per l’ISS approfondendo la questione dei “fragili” e dei “giovani”. Racconta anche la sua esperienza personale e la paura delle reazioni avverse avute.
Art. di https://www.wired.it/article/vaccini-eventi-avversi-iss-review-polemica/
Vaccini ed eventi avversi, l’Iss prende le distanze dai suoi ricercatori
In una nota l’istituto ha criticato aspramente una review pubblicata da tre ricercatori del Centro per la ricerca e la valutazione dei farmaci, da cui emergeva più di un dubbio sul profilo rischi/benefici dei vaccini a mRna
C’è aria di tempesta all’Istituto superiore di sanità, in seguito all’uscita di una discussa review sui vaccini anti Covid-19 firmata da tre ricercatori del Centro per la ricerca e la valutazione dei farmaci dell’istituto. L’articolo, pubblicato sulla rivista Pathogen, è una disamina della letteratura scientifica disponibile sugli eventi avversi associati ai vaccini a mRna. E conclude che con l’arrivo della variante omicron, il rapporto rischi/benefici di questi farmaci andrebbe rivisto, e considerato probabilmente negativo per una fetta maggioritaria della popolazione. Un’opinione non condivisa ai piani alti dell’istituto, evidentemente, visto che a due giorni dalla pubblicazione del paper l’Iss ha diramato un comunicato stampa in cui prende nettamente le distanze dal lavoro dei suoi ricercatori, accusati di aver distorto i dati di letteratura e di aver violato il codice di integrità interno. Vediamo cosa è successo?
La review
La review si concentra sulla sicurezza dei cosiddetti vaccini genetici, e più in particolare quelli a mRna che hanno monopolizzato le campagne di immunizzazione degli scorsi anni, almeno nei paesi ad alto reddito. La domanda a cui si cerca risposta nel paper è la seguente: con l’arrivo di omicron, una variante meno pericolosa che si diffonde in una popolazione che ormai è stata per la stragrande maggioranza esposta al virus o al vaccino, i rischi che pone l’inoculazione continuano a essere inferiori a quelli della malattia che vuole evitare? E per chi?
Il lavoro è una cosiddetta revisione narrativa, un punto della situazione fatto da esperti che vagliano le fonti disponibili, ma senza seguire una procedura standardizzata, e senza pretese di sistematicità. In altre parole, si tratta di un parere offerto dagli esperti su un dato argomento. E in quanto tale, è intrinsecamente destinato ad essere soggettivo, per quanto (si spera, se non altro), autorevole. Con questa premessa, nelle conclusioni della review i tre autori precisano che il loro obbiettivo non è quello di mettere in dubbio l’efficacia dei vaccini a mRna nei confronti del ceppo originale di Sars-Cov-2 e delle varianti circolanti nelle fasi iniziali della pandemia, ben dimostrata dalle pubblicazioni scientifiche che hanno accompagnato il lancio dei vaccini.
“Ora – scrivono però– c’è un fattore nuovo, che mancava quando vennero fatti i primi studi di efficacia, e cioè un numero molto maggiore di persone che stanno acquisendo un’immunità naturale anche attraverso le infezioni, incluse quelle paucisintomatiche. Per questo motivo, al momento è possibile, e utile, riflettere sugli eventi avversi noti di questi vaccini genetici”.
Di quali effetti parliamo? Innanzitutto, ovviamente, di quelli ai danni del cuore (i più documentati), miocarditi e pericarditi, un problema che riguarderebbe i più giovani (in particolare i maschi, tra cui sembrano più comuni), ma anche anziani e pazienti che soffrono di patologie autoimmuni, che hanno un rischio aumentato per i disturbi cardiovascolari. Parlando di patologie autoimmuni la review cita anche un altro pericolo da tenere a mente: quello delle riacutizzazioni di patologia, osservate – scrivono gli autori del paper – in pazienti con malattie come artrite reumatoide e sclerosi multipla.
Nel testo, gli autori passano quindi ad analizzare una lunga lista di temi: i possibili meccanismi con cui i vaccini a mRna danneggerebbero l’organismo (dalla diffusione dell’mRna al di fuori del sito di iniezione, fino ad un’innata tossicità e una lunga persistenza della proteina spike prodotta in seguito alla vaccinazione); quelli che rendono meno efficaci i vaccini col passare del tempo e col ripetersi delle inoculazioni (come l’ormai noto “peccato originale antigenico”), o che potrebbero creare un effetto paradosso per cui la vaccinazione aumenta il rischio di infezione, come il cosiddetto Ade (antibody-dependent enhancement); la possibilità che i vaccini a mRna inducano l’insorgenza di episodi di autoimmunità, se non arrivare a scatenare vere e proprie patologie autoimmuni.
Tutto sommato, sono quasi tutte questioni emerse già negli scorsi anni, e ritenute marginali da una buona maggioranza della comunità scientifica. Secondo gli autori della review, però, la situazione epidemiologica odierna, e la minore virulenza delle varianti attualmente circolanti, rendono probabilmente sempre meno favorevole il profilo di rischi/benefici dei vaccini a mRna. “È altamente desiderabile – scrivono infatti nelle loro conclusioni – lo sviluppo di vaccini più tradizionali, basati su antigeni molto meno variabili e privi di effetti tossici intrinsechi, per proteggere anziani e persone a rischio, comprese quelle con problemi autoimmuni”.
La risposta dell’Iss
Come dicevamo, a due giorni dalla pubblicazione dell’articolo l’Istituto superiore di sanità ha ritenuto necessario diffondere un comunicato per prendere le distanze dalle conclusioni dei suoi ricercatori. Non solo la nota dell’Iss sottolinea come le opinioni espresse dagli autori non rappresentino in alcun modo la posizione dell’istituto, ma sottolinea anche che questi non avrebbero seguito le procedure di valutazione scientifica richieste dalle linee guida interne sull’integrità della ricerca, ed entra nel merito delle loro argomentazioni sulla sicurezza dei vaccini: “Nell’articolo – leggiamo – si fa una rassegna parziale e arbitraria della letteratura, omettendo tra l’altro di citare i numerosi lavori pubblicati sull’argomento da parte di altri ricercatori dell’Iss e anche del loro stesso Centro. L’interpretazione dei dati presi in esame, inoltre, è del tutto personale, tanto che in alcuni casi gli autori citano studi arrivando a conclusioni opposte rispetto a quelle di chi li ha condotti”.
Ormai è noto che non possono ammettere le loro porcherie, ma a poco a poco si stanno chiudendo nell’angolo
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