E’ una questione che a nostro giudizio è stata trattata soltanto superficialmente, almeno qui in Italia, e che merita un’analisi molto seria e approfondita.
Si tratta di quei codici alfa numeri che i vaccinati sembrano emettere quando si accende la funzionalità del Bluetooth sul proprio telefono e iniziano a spuntare queste strane sigle.
A voler dare retta ai soliti sedicenti e famigerati “revisori” dei fatti si tratterebbe di comuni codici emessi da apparecchi telefonici e simili, ma diverse prove e test fatti in completa assenza di cellulari nei paraggi hanno dimostrato, ancora una volta, come tali “revisori” altro non siano che i soliti veicoli di false narrazioni.
A fare questi test sono stati diversi ricercatori in diverse parti del mondo che hanno costatato come effettivamente i vaccinati trasmettano questi segnali.
Ad esempio, il gruppo di medici e ricercatori messicani di COMUSAV ha condotto un test in aperta campagna dove sono stati portati dei gruppi di vaccinati e non vaccinati, entrambi sprovvisti di cellulari con sé.
Quando le persone di entrambi i gruppi si avvicinavano ad un apparecchio collegato al computer portatile per rilevare segnali attraverso la funzionalità del Bluetooth, la risposta era sempre la stessa.
I vaccinati trasmettono questo codice alfanumerico composto da 12 cifre mentre i non vaccinati non trasmettono assolutamente nulla.
Sono stati condotti ulteriori test persino nei cimiteri in piena notte, come hanno fatto due australiani che si sono recati in un cimitero ebraico nel cuore della notte con il loro telefono Android, e con la modalità Bluetooth attiva.
Il risultato è stato, a dir poco, inquietante. Nessuno era intorno ai due uomini eppure dalle tombe delle persone decedute dal 2021 in poi venivano emanati quei segnali di trasmissione intercettati dal Bluetooth e sempre con quello strano codice alfanumerico.
Ora se guardiamo un attimo più da vicino questi codici ci accorgiamo che, a differenza ad esempio di cuffie, cellulari, televisori e altri apparecchi elettronici, vediamo che questi sono sempre anonimi.
Non riusciamo a vedere, in altre parole, qual è il produttore, o la sorgente se si vuole, che emana questi codici ma abbiamo la certezza che questi siano effettivamente trasmessi dal corpo dei vaccinati.
Alcuni segnali anonimi emessi dai vaccinati
Alcuni analisti informatici ed esperti del settore hanno analizzato la struttura di questi codici e hanno rilevato che essi sono dei codici MAC, un acronimo che sta per Media Access Control, che potremmo definire come una sorta di targa del dispositivo in questione e che consente di avere le informazioni di produzione relative ad esso.
Se si prova, ad esempio, ad inserire il codice MAC del proprio apparecchio telefonico o del televisore sul sito macaddress.io si vedrà che uscirà una scheda che indica le caratteristiche del dispositivo e i dati del produttore.
Ciò non avviene per i vaccinati. Quando proviamo ad inserire i loro codici MAC in questo sito nulla viene fuori.
E’ come se questi codici alfanumerici avessero una chiave d’accesso riservata e fossero registrati e controllati in una rete protetta non accessibile dall’esterno.
Alcuni esperti stanno ancora indagando sulla “sorgente” di tali codici come vedremo in seguito ma intanto quello che occorre comprendere è cosa provoca la trasmissione di questi codici.
A nostro giudizio, le ricerche migliori su questa inquietante e ancora irrisolta questione sono state condotte dal blogger che utilizza lo pseudonimo Mik Andersen che pubblicava i suoi esaustivi e documentati lavori sul blog corona2inspect e dal gruppo di ricercatori spagnoli de La Quinta Columna che furono tra i primi a pubblicare i risultati delle analisi del biologo spagnolo Pablo Campra, ricercatore dell’Università di Almeria.
E per poter comprendere cosa emette questi codici MAC e la loro funzionalità è proprio dalle analisi del ricercatore iberico che occorre ripartire, altrimenti risulta poi impossibile comprendere cosa è davvero il vaccino e qual è la sua finalità ultima.
Il contenuto dei sieri: grafene e nanobot
Le case farmaceutiche ufficialmente hanno dichiarato il contenuto dei vaccini nei cosiddetti bugiardini.
Soltanto in Europa Occidentale sono state distribuite complessivamente 941 milioni di dosi di vaccini Covid prodotti principalmente da quattro case farmaceutiche quali la Pfizer, Moderna, Astrazeneca e Johnson & Johnson.
E’ stato detto che la composizione dei vaccini differisce a seconda delle tipologie di siero somministrate con i vaccini Pfizer e Moderna fondati sulla tecnologia mRNA, mentre gli altri due, Astrazeneca e Johnson & Johnson sono fondati sul principio attivo dell’adenovirus di scimpanzé.
A “spiegare” la differenza tra le due tipologie di sieri è stato, tra gli altri, Amesh Adalja, medico e ricercatore del Johns Hopkins Center, l’istituto di ricerca finanziato da Bill Gates, e che, casualmente, elaborò la simulazione di una “pandemia” prima del 2020, in maniera non molto dissimile da quanto fece la fondazione della famiglia Rockefeller che nel 2010 pubblicò uno scenario “pandemico” intitolato “Operazione Lockstep”, dove lockstep sta per “tappe serrate” poiché nell’articolo in questione si “prevedeva” tutto ciò che poi è accaduto nel 2020 fino alla definitiva ascesa di una governance mondiale per risolvere quella che ormai dovrebbe essere chiaro a tutti è stata una crisi “artificiale”.
Non può certo essere un caso se ancora prima, nel 1994, David Rockefeller, esponente di primo piano della famiglia, affermava in un consesso delle Nazioni Unite come il mondo fosse “sull’orlo di una trasformazione globale” e il passo ultimo “per giungere al Nuovo Ordine Mondiale” era quello di provocare una crisi su scala mondiale.
La “pandemia” è certamente quel tipo di crisi che tali ambienti mondialisti avevano accuratamente preparato nel corso degli anni per instaurare un regime totalitario internazionale nel quale ci sarebbe stato un massiccio depopolamento.
David Rockefeller espresse lo stesso desiderio di ridurre la popolazione nel 2008 e Bill Gates gli fece eco nel 2010 quando disse che se si fosse fatto un “buon lavoro con i vaccini” tale obiettivo sarebbe stato certamente a portata di mano.
Non è certamente un caso che questi magnati di primissimo piano sono stati i principali finanziatori della iniziativa ID2020 per stabilire una identità digitale dell’individuo attraverso la vaccinazione e come vedremo a breve questo proposito è strettamente legato al fenomeno dei codici MAC presenti nei vaccinati.
Come si diceva in precedenza, le case farmaceutiche hanno dichiarato che Pfizer e Moderna si sarebbero servite della tecnologia mRNA, ovvero una molecola che conterrebbe materiale genetico del virus e che, una volta entrata nelle nostre cellule, darebbe a queste le indicazioni necessarie per convertire l’mRNA nella “celebre” proteina spike, necessaria per prevenire il cosiddetto contagio contro il coronavirus.
I lettori tengano presente un fatto. Ad oggi, non c’è ancora nessun isolamento dell’agente patogeno chiamato Sars-Cov2.
Non c’è nessuno al mondo che sia stato in grado di fornire un campione isolato del virus, e le prove di tale evidenza sono persino scritte nei documenti della Commissione europea e del Centro per le malattie degli Stati Uniti, il CDC.
Ciò che gli istituti sanitari internazionali hanno è soltanto una elaborazione di un virus al computer, ma il virus reale, estratto da un paziente e isolato secondo i postulati di Koch, ad oggi ancora non c’è.
Quando la Pfizer afferma dunque di aver sviluppato il suo siero attraverso materiale genetico del virus è del tutto evidente che sta già mentendo in partenza poiché il virus isolato semplicemente non c’è.
La situazione non è affatto differente per ciò che riguarda Johnson & Johnson e Astrazeneca.
Queste due case farmaceutiche affermano che il loro vaccino è stato sviluppato attraverso l’adenovirus di scimpanzé, il quale una volta entrato in contatto con le nostre cellule darebbe ad esse l’indicazione di creare la proteina spike necessaria per l’immunizzazione.
Quando Pablo Campra ha ricevuto i campioni di vaccino delle quattro case farmaceutiche in questione ha proceduto ad analizzare in laboratorio il loro contenuto.
Nella sua pubblicazione scientifica il ricercatore spagnolo specifica che si è servito della spettroscopia RAMAN per eseguire le sue analisi e, come prova che i vaccini analizzati siano effettivamente quelli delle quattro marche citate, cita il lotto di provenienza di ognuno di esse.
I risultati di Campra, ad oggi, ancora non sono stati smentiti da un punto di vista scientifico.
Nessuno ha preso le provette dei sieri da lui messe a disposizione per effettuare delle controanalisi e confermare o smentire quanto da lui riscontrato.
Quanto da lui trovato smentisce categoricamente quanto dichiarato dalle quattro case farmaceutiche in questione sul contenuto dei sieri.
Nei vaccini non c’è nulla di quello indicato nei bugiardini. Non c’è mRNA e non c’è tantomeno nessun adenovirus di scimpanzé.
Campra in questi farmaci ha trovato soltanto grafene assieme a dei nanobots dello stesso materiale.
Le immagini al microscopio del grafene trovato nei vaccini Covid
Il grafene deriva dalla grafite, ed è un materiale con delle caratteristiche molto particolari, molto più resistente dell’acciaio, ad esempio, ma al tempo stesso più sottile di un foglio di carta.
Qualche anno fa, nel 2017, un gruppo di ricercatori dell’università di Cambridge annunciò che era riuscito a rendere il grafene un superconduttore, una caratteristica che consente alla energia elettrica di restare attiva senza avere una fonte diretta di alimentazione.
Il grafene era già da tempo sotto l’attento studio di diverse università europee, e proprio la stessa Unione europea aveva dato vita nel 2013 ad un progetto chiamato Graphene Flagship nel quale sono stati investiti almeno 1 miliardo di euro dei fondi degli Stati europei, soprattutto l’Italia, che ogni anno versano nelle casse europee i famosi, o famigerati, fondi strutturali.
Se il grafene però ha delle qualità che lo rendono ideale, sotto certi aspetti, per essere integrato con i dispositivi elettronici, questo materiale non è certo ciò che va messo in un corpo umano.
La sua sola presenza rappresenta un rischio di tossicità per il nostro corpo ed appare del tutto evidente che le case farmaceutiche che hanno messo questo materiale nei sieri non avevano altro scopo che quello di provocare dei gravi danni alla salute delle persone.
Suggeriamo a questo riguardo di dare uno sguardo alla letteratura scientifica, persino quella del mainstream, come il caso di questa pubblicazione del 2018 opera di ricercatori e medici dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, purtroppo non più cattolica nel senso autentico del termine, ma piuttosto vicina a quel mondo che voleva inaugurare la società di Davos.
In questa ricerca si afferma chiaramente che il grafene porta ad un elevato rischio di trombogenicità e ciò appare essere la spiegazione più plausibile per la moltitudine di morti improvvise di cui purtroppo si legge quotidianamente, e che colpiscono persino atleti e giovani perfettamente sani.
Il fatto che le federazioni sportive e i medici più vicini all’establishment non dicano nulla su un fenomeno così allarmante non fa che mettere in rilievo la corruzione e la contiguità di queste istituzioni con le case farmaceutiche, tanto che gli interessi dei primi non sono nemmeno più distinguibili dalle seconde poiché è il cartello farmaceutico a finanziare moltissimi ospedali e istituti di ricerca senza che nessuno dica alcunché, e ciò dà l’idea, ancora una volta, di come lo Stato liberale in mano agli oligarchi sia poco più che uno spettatore passivo che si limita a lasciare le leve dell’economia alla finanza internazionale e alle corporation a tali gruppi di potere.
Ciò che occorre comprendere ora è che tipo di farmaco hanno sviluppato le case farmaceutiche che non è assolutamente di natura biologica, ma sintetica poiché gli ingredienti presenti non hanno nulla che venga da frammenti di virus o dalla molecola dell’Mrna.
I nanobot al grafene: dispositivi elettronici che emettono segnali
Mik Andersen in questa pubblicazione che suggeriamo di leggere per intero ci aiuta a comprenderlo meglio.
Sotto vediamo quello che è stato trovato nelle analisi di Campra che, assieme al grafene, sono i citati nanobot.
Le immagini dei nanobot trovate da Campra nelle sue analisi
I nanobot sono dei micro dispositivi elettronici visibili solamente al microscopio, e quindi se qualche lettore sta pensando che non è possibile inserire dentro una siringa dei microchip, ci dispiace deluderlo perché tale tecnologia è disponibile da anni.
I nanobot hanno delle attuazioni che a prima vista possono sembrare fantascientifiche ma che purtroppo non lo sono.
Se consultiamo ancora una volta la letteratura medica ufficiale in modo da respingere al mittente la pretestuosa accusa di “complottismo”, anche se tale parola non ha un senso logico, apprendiamo che questi micro dispositivi sono in grado di interagire con il nostro organismo.
Veniamo introdotti ad un ramo della scienza chiamato neuroscienza poiché i nanobot hanno la possibilità di modificare il comportamento di una persona oltre che di influire sul funzionamento dei suoi organi vitali.
Per poter dare una idea ancora più esaustiva della questione, riportiamo questo passaggio del documento di Mik Andersen.
“Non è necessario evidenziare cosa significa che un segnale esterno, non controllato dalla persona inoculata, è quello che governa la secrezione dei neurotrasmettitori. Ad esempio, si consideri la questione dell’aumento della consapevolezza: dei nano tubi in carbonio all’interno dei tessuti neuronali potrebbero interferire con il naturale funzionamento della secrezione dei neurotrasmettitori come la dopamina, che è parzialmente responsabile per i processi cognitivi, la socializzazione, il sistema di appagamento, il desiderio, il piacere, l’apprendimento condizionato e i freni inibitori. Ciò significa che questo segnale potrebbe essere impiantato nei normali processi comportamentali delle persone, nelle loro sensazioni e pensieri, e persino forzare un apprendimento subliminale condizionato, senza che l’individuo sia consapevole di ciò che sta accadendo. Oltre alle proprietà già citate, i nano tubi in carbonio non solo aprono le porte alla interazione senza fili del cervello umano, ma possono ricevere segnali elettrici dai neuroni e trasmetterli ai nanorouters, dal momento che questi hanno le stesse proprietà dei punti quantici di grafene. ”
Le implicazioni vanno al di là di qualsiasi pellicola fantascientifica del passato. Siamo in un campo nel quale l’uomo diventa una sorta di trasmettitore portatile e diventa egli stesso un mezzo per comunicare con la rete.
Non è altro che l’attuazione concreta della cosiddetta Internet delle cose. Non è più soltanto il router fisico a permettere la connessione ad Internet, ma paradossalmente l’uomo stesso diventa il mezzo per aprire alla comunicazione con la rete.
Entriamo in un territorio non molto distante da quello anticipato negli anni’90 dal celebre film Johnny Mnemonic, nel quale il protagonista, Keanu Reeves, era una memoria portatile di dati ed era egli stesso un computer umanizzato.
Il codice MAC del vaccinato serve sostanzialmente a questo. Serve a tenerlo connesso ad una rete nascosta controllata da remoto da coloro che hanno lavorato a queste ricerche e speso centinaia di milioni di euro in esse.
Lo scopo era certamente quello di attuare un massiccio depopolamento ma al tempo stesso era quello di entrare nel campo del transumanesimo attraverso degli innesti di nanobot in grado di cambiare potenzialmente il comportamento di una persona e di provocare, al tempo stesso, una degenerazione dei suoi organi vitali.
Il grafene è quel materiale, in quanto superconduttore, che consente a questi piccolissimi dispositivi elettronici di operare e di trasmettere in tempo reale le attività neuronali dei vaccinati a coloro che gestiscono questa rete.
Questa tecnologia non è certo stata evidentemente sviluppata in un giorno. E’ il “frutto” di anni, se non decenni, di lavoro finanziato con una pioggia di milioni di dollari in quanto i signori del mondialismo, dell’alta finanza e delle corporation globali avevano stabilito da tempo nella loro agenda neomalthusiana che avrebbe dovuto esserci un depopolamento.
Ancora prima che iniziasse la farsa pandemica, l’iniziativa ID2020 di Bill Gates e di Rockefeller conduceva infatti degli esperimenti per attuare delle vaccinazioni digitali in Texas, dove i senzatetto hanno ricevuto nei propri corpi questi vaccini digitali che consentivano al “gestore”, per così dire, di tracciare la persona in tempo reale, ma anche, viste le implicazioni dei punti quantici di grafene, di iniziare a modificare la sua personalità in una branca della scienza che potrebbe essere definita come ingegneria biocomportamentale.
Questo è il territorio nel quale si è approdati con la farsa pandemica che se fosse arrivata al suo ultimo stadio avrebbe visto una definiva vaccinazione obbligatoria di massa su scala globale, pena l’espulsione definitiva dalla società e la deportazione in campi per i “positivi” che erano già in costruzione tra il 2020 e il 2021.
Le questioni tecniche, etiche e morali che presentano i vaccini digitali
I problemi che si sollevano per i vaccinati però sono gravi e molteplici. Il primo, e quello più ovvio, è quello di cercare di capire a quale rete essi sono collegati e provare a denunciare pubblicamente la questione sul fatto che girino delle persone con dispositivi elettronici all’interno dei loro corpi che emanano segnali anonimi accessibili soltanto a chi dispone delle chiavi di accesso riservate.
Su questo auspichiamo che esperti informatici del settore di buona volontà si facciano avanti per provare a comprendere qual è la “fonte”, per così dire, che controlla questa rete segreta.
Non si possono poi non chiamare in causa i governi Conte e Draghi che hanno promosso la campagna vaccinale e hanno, in molti casi, obbligato la somministrazione di questi sieri sulla falsa premessa che questi servissero ad evitare il “contagio” di un virus mai isolato, e che, nell’attuazione pratica non è stato altro che la vecchia influenza stagionale ribattezzata sotto altro nome.
Sarebbe tutto questo una materia di diretta competenza della magistratura, ma abbiamo visto che i togati sono sempre all’opera non per portare alla luce tali gravissimi illeciti ma piuttosto per stenderci sopra una coltre di omertà.
Il secondo problema che si pone è quello della salute delle persone. Le case farmaceutiche avevano dichiarato nei loro bugiardini che i vaccini contenevano determinati ingredienti, quando invece queste, stando a quanto emerso dalle analisi dei sieri, non hanno fatto altro che costruire una sofisticata arma sintetica che compromette il sistema immunitario della persona, oltre a rendere quest’ultima potenzialmente manipolabile attraverso l’uso dei citati punti quantici di grafene.
Occorrerebbero a questo riguardo degli studi e delle ricerche sui corpi dei vaccinati per comprendere come agisce il materiale presente nei loro corpi, e capire se c’è qualche possibilità di aiutare coloro che stanno soffrendo le conseguenze della vaccinazione del biennio 2021-2022.
Il terzo e ultimo problema che si pone è probabilmente quello più importante e attiene alla sfera teologica, e qui ci sentiamo di chiedere l’aiuto di buoni sacerdoti e vescovi che possano aiutarci a comprendere esattamente in quali condizioni si trovino coloro che hanno ricevuto il siero, e se possono ancora considerarsi del tutto uomini fatti a immagine e somiglianza di Dio, oppure se la loro natura e libertà sia stata in qualche modo compromessa dall’inserimento nei loro corpi di dispositivi elettronici che li rendono una sorta di ibrido tra uomo e macchina.
Quattro anni addietro abbiamo visto veramente l’orlo dell’abisso e il minimo che ci sembra giusto fare è comprendere davvero cosa è accaduto ai vaccinati, rendere nota a tutti tale verità e chiedere conto di queste nefandezze ai vari Mengele delle case farmaceutiche.
Appare certo un fatto. La vaccinazione sin dal primo istante non serviva altro che a distruggere la creazione di Dio per trasformarla da gregge della Provvidenza a bestiame di Satana.
Se ci limita soltanto alla lettura meramente politica o scientifica, difficilmente si potrà comprendere la vera e reale natura della posta in gioco.
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