Il racconto di Salvatore Bongiovanni, barista e presidente regionale Movimento Imprese Ospitalità
Il debutto dell’obbligo del green pass per mangiare seduti al tavolo all’interno dei locali non è stato dei migliori: telefonate nei giorni precedenti per chiedere a baristi e ristoratori se avrebbero all’ingresso il passaporto verde, risposte cariche di insulti e l’augurio di fallimento sia da parte dei sostenitori, sia da parte dei detrattori del provvedimento.
A raccontarci le prime ore dall’entrata in vigore del green pass è Salvatore Bongiovanni, ristoratore di Seregno oltre che presidente regionale di MIO Italia (Movimento Imprese Ospitalità). Il Movimento, proprio il 5 agosto, aveva chiesto di rivedere la regola del green pass per i ristoratori, optando per la presentazione dell’autocertificazione.
“O lavoriamo o facciamo i controllori”
“Basta discriminazioni di mestiere – spiega Bongiovanni -. Vogliamo l’autocertificazione per evitare di fare i ‘controllori’. Non è possibile che nelle strutture di ristorazione lungo le autostrade e in altre strutture commerciali tutto ciò sia fantascienza, mentre nei bar e nei ristoranti di quartiere sia obbligatorio il green pass. O tutti o nessuno, perché questo sistema di controllo a metà non può andarci bene, sia come associazione di categoria, sia come uomini liberi”.
E la prima mattina di lavoro con il green pass ha confermato le numerose perplessità che fin da subito i baristi e i ristoratori avevano avanzato.
“Riceviamo email di clienti che ci augurano di fallire”
“Non è facile lavorare con queste regole quando si gestisce un piccolo bar o locale di quartiere – prosegue -. Sto raccogliendo numerose segnalazioni, anche in Brianza, di baristi che questa mattina hanno avuto non pochi problemi con la gestione del green pass e dei clienti. Impossibile per molti avere una persona dedicata al controllo. Se un cliente si avvicina al bancone e poi, giusto il tempo di voltarmi per preparagli il cappuccino, si va a sedere al tavolo e non mi mostra il green pass che cosa posso fare?”.
Spesso il problema è proprio la gestione del cliente. “Non tutti sono educati e collaboratavi. Abbiamo poi anche clienti che bacchettano i piccoli gestori perché non assumono personale per il controllo del green pass”, aggiunge.
“Se fate mangiare (fuori) i non vaccinati non vengo più”
Poi ci sono episodi che rasentano la follia. “Se chiediamo il green pass ci augurano il fallimento, se accogliamo all’esterno, come prevede la norma, persone che non si sono vaccinate ci augurano di chiudere. Lavorare in questo modo è diventato impossibile: è stato innescato uno scontro sociale dove c’è una guerra di tutti contro tutti. Lavorare dietro un bancone in queste condizioni, e dopo un anno e mezzo di emergenza sanitaria, diventa insostenibile”.
“Siamo allo scontro sociale: autorizzate l’autocertificazione”
Da qui la richiesta di poter permettere ai gestori di bar e di ristoranti di accettare le autocertificazioni. “Ribadiamo per l’ennesima volta – si legge nel comunicato del MIO – che non è una questione di vaccino. Crediamo nella medicina e nella scienza. Per noi è una limitazione alle imprese, che per quindici mesi hanno subito danni economici a causa delle scelte sbagliate del Governo Conte e a quanto pare anche del Governo dei migliori. Preparate nuovi sostegni a fondo perduto, perché le nostre attività hanno superato uno tsunami economico. Ora basta”.
Fonte: Monza Today
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