Possiamo fidarci del caffè che acquistiamo al supermercato? Contiene sostanze controverse? Per capirlo un nuovo test francese ha analizzato 51 referenze di caffè in capsule, macinato, in chicchi e decaffeinato
Nel suo ultimo numero, la rivista dei consumatori francesi 60 Millions de Consommateurs ha pubblicato un nuovo test che riguarda il caffè, una bevanda tra le più amate al mondo.
Nonostante i 51 prodotti analizzati siano venduti principalmente in Francia, ci sono alcune marche presenti anche in Italia e dall’indagine emergono alcuni particolari su cui riflettere, indipendentemente dal Paese in cui ci troviamo.
Ma partiamo dall’inizio, il test sul caffè ha riguardato queste 4 tipologie di prodotto:
- Capsule e cialde
- Macinato
- In chicchi
- Decaffeinato
Sono state prese a campione sia marche note come Lavazza e Nespresso che private label (Lidl, Carrefour, ecc.).
Caffè macinato: i risultati
Partiamo dalla buona notizia: in nessun caffè sono state trovate tracce di pesticidi, cosa che invece ci si aspettava, dato che la pianta da cui si ricava è soggetta a varie malattie come la ruggine del caffè, causata dal fungo Hemileia vastatrix. Per evitarla, i coltivatori usano sostanze fitosanitarie, di cui però non sono state trovate tracce nel prodotto finito.
Da cosa dipende? Come si legge su 60 Millions de Consommateurs:
Non sono stati trovati residui di pesticidi tra le 51 referenze analizzate. Una spiegazione è la tostatura: richiede una temperatura elevata (circa 200°C), che distrugge o volatilizza la maggior parte delle molecole di pesticidi. A monte, non si può escludere il loro utilizzo, se non in agricoltura biologica. Ma alla fine della catena, l’amante del caffè sfugge a questo inquinamento.
La tostatura fortunatamente elimina i pesticidi ma, in compenso, ha lo svantaggio di formare idrocarburi policiclici aromatici (IPA). 60 Millions ricorda che:
Alcuni di questi composti sono riconosciuti come cancerogeni dalle autorità sanitarie. Ma non ci sono normative per i residui di IPA nel caffè, a differenza degli oli e dei grassi utilizzati per il consumo umano (10 µg/kg).
Fortunatamente, la maggior parte dei caffè testati aveva livelli molto bassi di IPA, considerati innocui per la salute.
Tutti i caffè sono risultati leggermente contaminati da acrilammide che si forma durante la tostatura. Pochi sanno che, dopo le patatine fritte, è proprio il caffè a contribuire di più all’esposizione all’acrilammide negli adulti. Si tratta di un sospetto cancerogeno il cui limite non deve superare la soglia di 400 µg/kg nel caffè tostato.
Altra “sorpresa” sgradita è stata la presenza di insetti nel caffè. Il laboratorio che ha condotto il test è andato infatti alla ricerca di corpi estranei e il risultato è stato abbastanza scioccante, considerando che sono stati trovati numerosi frammenti di insetti, in particolare in alcuni prodotti:
fino a 80 nel caffè macinato Bellarom di Lidl e addirittura 83 nei chicchi di caffè Alter Eco! Anche se questi “intrusi” non rappresentano un pericolo per il consumatore, la loro presenza risulta poco appetibile…
I caffè migliori e peggiori
Oggi ci concentriamo in particolare sui risultati del caffè macinato. Delle 15 referenze analizzate, tutte hanno ricevuto punteggi buoni o comunque sufficienti.
Tra i migliori, al secondo posto, troviamo il caffè Illy e al terzo posto L’Or.
Punteggi buoni ottengono anche:
- Segafredo Intermezzo
- Lavazza qualità oro
- Bellarom Bio
E questo nonostante Segafredo e Lidl siano stati penalizzati per la presenza di insetti nel caffè (segnalata in rosso nella seguente infografica).
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