Ci viene fame a intervalli regolari e, mediamente ogni tre ore, sentiamo la necessità di mettere qualcosa sotto i denti.
A prescindere da quanto e da cosa mangiamo.
Gli specialisti della psiche spiegano che l’inconscio ama i rituali e che la mente, per avere il controllo della realtà, ha bisogno di stabilità e di ripetitività.
Ma proprio la ritualità e la ripetitività sono gli ingredienti psicologici che cementano le dipendenze.
Impariamo presto ad associare la sensazione di avere lo stomaco pieno con il rilassamento che deriva dal potersi concedere un break.
Nella nostra società il tempo dedicato a mangiare è quasi sempre l’unico momento di pausa durante la giornata, il pretesto che consente di fermarsi a riprendere fiato.
Questo fa sì che il cibo si carichi di significati che hanno poco a che vedere con la nutrizione e riguardano invece il desiderio di dedicarsi a se stessi.
Un desiderio negato dalle esigenze incalzanti della civiltà del benessere.
Tuttavia, quando il nutrimento serve a compensare i bisogni affettivi si trasforma in qualcosa di molto diverso dalla necessità di preservare la vita.
Sentirsi amati, riconosciuti e valorizzati sono aspetti imprescindibili della salute mentale e, delegarne l’assolvimento all’alimentazione significa trasformare l’oralità in una fonte di appagamento psicologico.
È in questo modo che la pienezza dello stomaco ruba il posto alla pienezza dell’amore, trasformando la nutrizione in una dipendenza da cui è (quasi) impossibile uscire.
La digestione e l’intorpidimento che consegue allo spostamento dell’energia dal cervello alla pancia… diventano segnali associati al benessere emotivo e perciò indispensabili per sentirsi bene.
Ma hanno poco a che fare con la fame e con l’alimentazione.
Quando l’atto di mangiare si trasforma nel canale privilegiato per ricevere affetto, nel mondo interiore si consolida una pericolosa dipendenza dal cibo.
E la scimmia, che colpisce chi decide di cambiare le proprie abitudini alimentari, si fa sentire immediatamente.
Basta pronunciare la parola dieta.
Soltanto il pensiero di ridurre le dosi scatena nella psiche e nel corpo terribili crisi di astinenza.
Nella nostra cultura l’idea di avere la pancia vuota è associata alla sensazione di avere il cuore vuoto e provoca un doloroso stato di angoscia.
Questo spiega come mai ciò che è facilmente digeribile genera spesso un malessere interiore, facendoci sentire abbandonati e soli.
La pesantezza che spesso accompagna la digestione prolunga la possibilità di avere lo stomaco pieno, amplificando la percezione affettiva legata al cibo (quel senso di completezza e benessere che appartiene all’amore).
È un piacere destinato a sparire rapidamente per cedere il posto alla sonnolenza, al torpore e allo stordimento e, tuttavia, conferma la dipendenza alimentare e la reitera.
Nel panorama delle scelte nutritive tante indicazioni salutiste consigliano una disintossicazione a base di liquidi, proprio perché ciò che è fluido attraversa rapidamente il canale digestivo senza appesantire gli organi interni, permettendo al fisico di riprendere immediatamente le proprie attività abituali.
Scegliere esclusivamente cibi liquidi può essere un passaggio importante per liberare i pasti dalla dipendenza affettiva, permettendo al corpo di ricevere il nutrimento in modi salutari.
Eppure…
Chiunque abbia seguito una dieta liquida, anche solo per poco tempo, riferisce di aver provato una forte insoddisfazione insieme all’esigenza di tornare rapidamente a nutrirsi nei modi consueti, certamente più impegnativi per la digestione ma psicologicamente più gratificanti.
Ecco perché le diete sane e corroboranti sono difficili da seguire: non soddisfano i bisogni emotivi nascosti dietro il pretesto dell’alimentazione e scatenano dolorose crisi di astinenza.
Per cambiare le proprie abitudini alimentari è necessario slegare il piacere dell’affettività dal desiderio del cibo.
Finché l’alimentazione rappresenta un surrogato delle esigenze emotive non è possibile modificare la propria dieta senza incappare nello scoraggiamento.
La salute è prima di tutto libertà dalle dipendenze che ammalano il corpo e la psiche.
Un mondo nuovo prende forma grazie alla responsabilità di ciascuno.
Nutrire in modi appropriati il riconoscimento dei sentimenti e la soddisfazione delle necessità affettive è il primo passo verso una società capace di prendersi cura del benessere di tutti.
Non riempiendo la pancia ma colmando adeguatamente il bisogno d’amore.
Carla Sale Musio
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