A distanza di una settimana dall’incredibile ordinanza del giudice Bernardino, che ci ha visto soccombere nel ricorso con procedura di urgenza (ex art 700) contro Prefettura di SS, RAS e Delcomar, ancora ci chiediamo come possa essere successa una cosa simile, in un paese come l’Italia, retto da una poderosa Costituzione e da un efficace sistema di leggi e contrappesi, a tutela proprio di quei diritti sacrosanti ed inalienabili, che dal dopoguerra ci vedono come una delle democrazie occidentali più garantiste.
Alla fine, chiedevamo, nell’interesse della collettività e non certamente per noi stessi, soltanto di poterci spostare dalla Maddalena verso l’isola madre e viceversa, ben disposti anche ad accettare delle limitazioni, quali, ad esempio, rimanere nelle nostre autovetture durante la tratta o stazionare sui ponti superiori all’aperto, ma, improvvisamente, dopo 40 anni che di fatto abbiamo stazionato nelle nostre autovetture o sui ponti superiori all’aperto, con buona pace della compagnia di navigazione, si è deciso da parte di questi ultimi di adottare un fiscalismo esasperato e puntuale delle norme, per cui si è passati dal 5 dicembre con le auto persino nelle rampe laterali superiori e con i passeggeri letteralmente imprigionati all’interno per via degli spazi ridotti per uscire dal mezzo (alla faccia della sicurezza, in caso di incendio o di affondamento del traghetto), all’applicazione alla virgola delle norme della navigazione, ma solo teoricamente, perché di fatto sui traghetti si continua a viaggiare all’interno delle proprie autovetture. Incredibilmente, un movimento nato per la libera circolazione e la continuità territoriale, che annovera tra le sue fila chiunque voglia lottare per la legalità, senza discriminazione di sorta e meno che mai distinguendo tra vaccinati e non, possa essere definito pretestuosamente e spregiativamente novax.
Eppure, non solo il giudice ha contestato che la norma del governo sull’uso del green pass fosse incompatibile con gli articoli della Costituzione e le leggi vigenti, sancendo che invece fosse allineata e in linea con questi, ma addirittura è arrivato a dire che non esiste nessun impedimento oggettivo al libero spostamento o alla continuità territoriale, proprio grazie al green pass e che, di contro, fossimo proprio noi, col nostro comportamento di rifiuto verso questo tipo di vaccinazione, ad esserci creati una sorta di auto reclusione domiciliare. Il vaccino come espiazione della colpa non lo avevamo ancora sentito.
Non bastandogli nemmeno questa ulteriore punizione, ci ha condannati al pagamento delle spese legali delle parti avverse, che ammontano a € 15.759, che per un processo durato 3 ore, non sono male.
Con tutto il rispetto per la legge e per le sentenze, si poteva serenamente respingere il nostro ricorso in prima istanza, anche semplicemente osservando che le motivazioni addotte fossero inconsistenti o insufficienti, mentre in questo caso chiunque anche a digiuno di giurisprudenza, ravviserebbe un accanimento nei nostri confronti, che molto somiglia a un vecchio adagio di una certa fazione che sosteneva bisognasse “punirne uno per educarne cento” e di fatto, un’ordinanza di questo tenore, unita alla comunicazione mediatica che ne è seguita, porta a disincentivare chiunque dall’intraprendere azioni legali per tutelare il diritto a circolare liberamente. Nel nostro caso, vista la determinazione di tutti i componenti nel lottare per vedere salvaguardate ad ogni costo le garanzie di legge e i diritti costituzionali e la solidarietà di un incredibile numero di persone, gruppi e associazioni, che ci hanno contattato per offrire un supporto concreto alla causa, ritengo senza riserve che la nostra battaglia per la legalità ed i diritti continuerà senza soluzione di continuità, anche contro ogni barriera e ogni ingiustizia, anche fuori dai confini nazionali, se la nostra magistratura non dovesse riuscire a rendere giustizia a chi se la è vista sottrarre immotivatamente.
Per chi ci volesse sostenere può inviare un bonifico all’IBAN IT41W3608105138222539622546 o tramite ricarica alla POSTEPAY, la carta è intestata a Monia Doneddu, una delle ricorrenti! La CAUSALE È: “Quota per pagamento oneri legali della sentenza contro ricorso”. Chiediamo un aiuto a tutti coloro che hanno a cuore la giustizia e i nostri stessi obbiettivi. Anche perché se ci fosse stata una vittoria ne avremo gioito tutti! Crediamo nella solidarietà, nelle persone e nell’unione e ci sembra un atto dovuto lottare!
Grazie di cuore a chiunque possa e voglia contribuire!
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