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Sono partito già dal Marzo 2020 col denunciare che il presunto isolamento del SARS-Cov2, eseguito in primis dall’equipe dell Chinese Center for Disease Control (CCDC) sotto il nome Zhu N. et al., non era affatto un isolamento, perché non c’era nessuna purificazione del virus, ma solo la messa in coltura su cellule di rene di scimmia del liquido bronco-alveolare di alcuni pazienti affetti da polmonite. Come dissi allora, quel liquido bronco-alveolare, più o meno centrifugato, conteneva circa 30 miliardi di particelle simil-virali, la maggior parte dei quali di origine umana (esosomi, vescicole extra-cellulari, etc)., che veniva poi messo in coltura su cellule di rene di scimmia Vero E6.
Uno potrebbe obiettare: ma chi se ne frega se è stato isolato, il virus c’è e ammala. Ma è proprio qui il problema: per poter dire che la causa di una malattia è un virus, e non tanti altri possibili fattori, come quelli alimentari, ambientali e iatrogeni (causati dai farmaci e dalle terapie stesse), occorre prima identificare il virus, il che significa isolarlo/purificarlo estraendolo dalla enorme massa di miliardi di particelle simil-virali presenti nel liquido del paziente; e poi, una volta isolato, verificare che sia patogeno, che possa far ammalare, il che è possibile solo se io testo su una cavia un materiale composto quasi esclusivamente dal virus, perché se anche ci fosse un effetto patogeno, se il materiale da me testato è grandemente eterogeneo, cioè composto di un grande numero di altri possibili fattori, non si potrà mai sapere se quel virus che ipotizzo essere la causa della malattia (in questo caso, Covid) ne sia veramente la causa. In sintesi, questa è l’essenza di quei principi fondamentali della microbiologia che si chiamano i Postulati di Koch.
In miei precedenti scritti (e in maniera ancora più dettagliata nel libro che sto per pubblicare) ho mostrato come tali Postulati di Koch non siano stati minimamente soddisfatti dai ricercatori, e dunque non c’è nessuna possibilità di affermare, con nessun grado neppure di probabilità, che le polmoniti bilaterali interstiziali e le trombo-embolie polmonari, che costituiscono l’essenza della malattia Covid (e che sono sempre esistite, e prima del 2020 si chiamavano col loro nome proprio) siano causate da un virus, e tantomeno dallo specifico virus SARS-Cov2.
Sono stato attaccato anche duramente per questa mia posizione, tacciata come negazionista, ma i veri negazionisti sono coloro che negano la vera scienza, volendo far passare per certo e provato solo ciò che è una mera ipotesi. Oggi, la mia posizione è definitivamente confermata da uno dei più importanti organi della sanità mainstream mondiale, il Center for Disease Control, o CDC, americano.
Dopo la comparsa della discussione sul presunto virus, già nel 2020 sono iniziate ad accadere cose strane. Nell’Aprile 2020, la Commissione Europea rilascia la seguente dichiarazione:
“Since no virus isolates with a quantified amount of the SARS-CoV-2 are currently available…”.1
“Poiché nessun isolato con un ammontare quantificato di SARS-Cov2 è attualmente disponibile…”.
E qualche tempo dopo, nel Luglio 2020, la stessa cosa viene ripetuta dal CDC americano:
“Since no quantified virus isolates of the 2019-nCoV are currently available…”.2
“Poiché nessun isolato virale quantificato è attualmente disponibile”.
Utilizzai l’affermazione per mostrare come il non isolamento del virus fosse confermato anche dalle principali istituzioni. E tuttavia, la dichiarazione era strana, perché, anche se si affermava che non esisteva nessuna quantificazione del virus, si parlava comunque ancora di “isolati”.
La stranezza sta nel fatto che, a rigor di logica, un isolato è intrinsecamente quantificato: isolamento significa separazione di un qualsiasi materiale, molecola o organismo dall’intero complesso di cui fa parte; pertanto, idealmente l’isolato .
Costituisce il 100% del nuovo materiale isolato che si ottiene. Può darsi che non si possa raggiungere il 100% per la presenza di qualche impurità, ma comunque si parlerebbe di un isolato al +/- 95%. Questo non sarebbe ideale, perché se io devo essere certo che un certo batterio o “virus” sia patogeno, ne devo testare la patogenicità nel suo stato di isolato puro, o mi resta sempre il dubbio che l’eventuale effetto patogeno possa essere dovuto alle impurità presenti. Ma potrei almeno parlare di una probabilità molto elevata, al 95%.
La principale obiezione dei virologi a realizzare questi isolati purificati è che i virus non possono sussistere al di fuori delle cellule ospiti, e quindi non si possono “isolare” se non attraverso delle colture cellulari. Si tratta di un’obiezione infondata: il presunto virus non è un organismo vivente, quindi non può morire, è una molecola, e dunque se isolato, per quanto non proliferi, mantiene la sua struttura, è può dunque riattivarsi una volta messo su altre cellule. E questo consentirebbe di definire il virus, sequenziarne il genoma in modo corretto, e a quel punto ritrovarlo e quantificarlo nelle colture cellulari in cui lo si pone dopo averlo isolato. Senza nessun previo isolamento, la messa in coltura è messa in coltura di Dio solo sa cosa!
Anche volendo adeguarsi alla modifica dei postulati di Koch effettuata da Rivers nel 1937, si può anche ammettere che, per le prove di patogenicità, si utilizzino non il virus isolato ma le colture cellulari in cui si farebbe proliferare il virus, ma per poter avere la certezza che quelle sono colture cellulari di uno specifico virus, occorre prima conoscere il virus, che dunque deve essere preventivamente isolato/purificato.
Insomma, senza previo isolamento/purificazione del virus tutto ciò che ne ne consegue non ha alcun senso. Ecco perché affermare di aver prodotto un isolato non quantificato non ha alcun senso, è una contraddizione in termini. Contraddizione che esplode in tutta la sua gravità in un recente documento ufficiale dello stesso CDC.
Il CDC americano ha risposto a due richieste sull’isolamento del virus avanzate sulla base del Freedom of Information Act (FOIA). Questa è la risposta alla prima:
Qui, la frase chiave è:
“The SARS-Cov2 virus may be isolated from human clinical specimens by culturing in cells.”
“Il virus SARS-Cov2 può essere isolato da campioni umani clinici coltivandolo in coltura cellulare.”
Questo conferma quello che sospettavamo, e che sono andato ripetendo in questi ultimi mesi: laddove l’isolamento è un procedimento di sottrazione, ovvero tu sottrai ciò che vuoi isolare dal complesso di cui fa parte, qui l’isolamento viene identificato con un procedimento moltiplicativo, la messa in coltura, che è l’esatto opposto dell’isolamento.
In una seconda richiesta FOIA, questo elemento è stato ulteriormente specificato, perché chi ha sottoposto la richiesta ha addirittura riportato la definizione di isolamento del vocabolario proprio per evitare che si giocasse sulla terminologia:
richiesta è specifica, e si chiede se il virus è stato isolato secondo la definizione comune di “isolamento”, come riportata nel vocabolario: “to set apart from others” – “Separare dagli altri”;
“Select among others – to separate from another substance so as to obtain pure or in a free state” –
“Selezionare tra gli altri – separare da un’altra sostanza in modo da ottenere un elemento puro o in uno stato libero.”
A questo punto la richiesta è ineludibile, e questa è la sorprendente riposta del CDC (il documento completo è allegato in appendice):
“La definizione di “isolamento” fornita nella richiesta è al di fuori di ciò che è possibile in virologia, dato che i virus hanno bisogno delle cellule per replicarsi, e le cellule hanno bisogno di cibo liquido. Tuttavia, il virus SARS-Cov2 può essere isolato da un campione clinico umano mettendolo in coltura cellulare, che è la definizione di isolamento utilizzata in microbiologia…”
Quindi, quando i virologi dicono che hanno isolato un virus, non intendono dire che l’hanno purificato, separato dal resto del materiale organico in cui si trova. No, intendono l’opposto, ovvero per loro isolare significa moltiplicare, cercare di far proliferare, l’esatto contrario del significato del termine “isolamento”.
Ad esempio, questa è la risposta degli scienziati cinesi dell’equipe che, per la prima volta al mondo hanno detto di aver isolato il SARS_Cov2 , ad una 3 richiesta di chiarimento avanzata dal mio amico e giornalista tedesco Torsten Engelbrecht:
domanda se l’ultra-Alla domanda se l’ultra-centrifugazione del campione biologico dei pazienti effettuata dai ricercatori cinesi fosse stata fatta in gradiente di densità (una tecnica usata per la purificazione di materiale biologico), i ricercatori rispondono:
“Come detto sopra, i campioni sono stati arricchiti piuttosto che purificati…”
Questo conferma quello che ho detto sopra: il processo normalmente utilizzato in virologia non purifica, ovvero non sottrae, ma arricchisce, ovvero moltiplica il già super-complesso secreto del paziente in una coltura cellulare altrettanto complessa, dato che le stesse cellule di rene di scimmia hanno la stessa complessità genica e molecolare delle cellule umane del paziente.
La dichiarazione del CDC vista sopra rappresenta una conferma eclatante e a queso punto indiscutibile: i virus non possono essere isolati, non nel senso corretto del termine, perché ciò è “…al di fuori di ciò che è possibile in virologia”.
Abbiamo già risposto alla misera scusa con cui il CDC giustifica questa impossibilità a isolare, secondo cui i virus hanno bisogno delle cellule per replicarsi, ma ripetiamo : il CDC afferma che i virus hanno bisogno delle cellule per “replicarsi”, non per sopravvivere, proprio perché il virus, non essendo un organismo vivente, non può morire, è una molecola di acido nucleico in una capsula lipoproteica. In quanto tale, il presunto virus può essere isolato come qualsiasi altra molecola, e come per tutte le molecole la loro attività è data dalla loro struttura. Quindi, isolando un presunto virus integro, che mantiene la sua struttura, dopo averlo purificato e analizzato, lo si può mettere in coltura su cellule sane, e usare quella coltura per le prove di patogenicità.
La cosa sorprendente è che gli esosomi, che sono indistinguibili dai virus e hanno la stessa dimensione e struttura dei presunti virus , sono invece isolati in 4 modo corretto. E allora perché i virologi non fanno lo stesso? Forse perché 5 dovrebbero ammettere che cercando di isolare potenziali virus super-tossici in realtà non fanno che isolare innocui esosomi? Questo porterebbe a prove di patogenicità in cui la tossicità e l’effetto patogeno sarebbe del tutto assente, e questo porrebbe in una crisi esiziale le stesse fondazioni della virologia.
E così, i virologi si ostinano a generare colture indistinte, senza nessuna conoscenza preliminare del virus che si vuole testare, con prove di patogenicità del tutto manipolate e truccate.
I virologi affermano che c’è un virus patogeno nella coltura cellulare perché le cellule Vero (di rene di scimmia), su cui viene immesso l’estratto di secreto del paziente, dopo 3 o 5 gg iniziano a morire. Questa sarebbe la prova, senza nessun preliminare isolamento del virus, che nel secreto del paziente si ha un virus patogeno che uccide le cellule Vero. Ma soprattutto, tutte le volte che vien fatto questo esperimento di “isolamento virologico” attraverso la prova degli effetti citopatici (patogenicità cellulare) su cellule Vero, i virologi non si preoccupano mai di fare un test di controllo adeguato e corretto, per verificare cosa succederebbe alle stesse cellule Vero senza l’immissione di nessun liquido del paziente.
A volte il controllo viene fatto, ma in modo manipolatorio: come sottolineai in un articolo scritto sul presunto primo isolamento del virus da parte dell’equipe cinese di Zhu et al. , i ricercatori cinesi fecero la solita coltura cellulare e trovarono 6 che dopo 4 gg le cellule Vero iniziavano a morire; mentre nel controllo, ovvero senza nessuna immissione di materiale presuntivamente infetto, accadde la stessa cosa, ma in 6 gg. Questo fu interpretato come indice del fatto che nella coltura dove fu immesso materiale presuntivamente infetto c’era il virus! Ma a parte che una differenza di 2 gg non sembra sufficiente a trarre nessuna conclusione, gli autori nascosero il fatto che le due colture erano differenti: quelle col “virus” erano cellule di cancro al polmone, mentre quelle del controllo erano cellule Vero di rene di scimmia, che sono chiaramente più “robuste” e meno fragili di quelle tumorali. Era quindi chiaro che i dati non avevano nessun valore. Ma in generale, neppure un tale finto controllo viene eseguito.
Le cellule di rene di scimmia sono sottoposte al test di cito-patogenicità non in uno stato neutro, ma con l’aggiunta di antibiotici, ormoni e altri nutrienti sintetici; e dato che tali ingredienti sono anch’essi relativamente tossici, per confermare che la tossicità cellulare sia dovuta al virus e non ad altro, occorre verificare in parallelo che la mistura di cellule Vero non degradi e non produca effetti auto-tossici di per sé, senza l’intervento di nessun secreto di paziente. Questo, però, non viene mai fatto.
Lo ha fatto, recentemente, l’equipe del dr. Stefan Lanka, che non ha ancora completato lo studio, mancando le fasi del passaggio al microscopio elettronico, e del sequenziamento, ma ha diffuso i primi risultati, già estremamente significativi.
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