“Torneremo alle nostre radici e ci concentreremo sulla riduzione degli errori, sulla semplificazione delle nostre politiche e sul ripristino della libera espressione sulle nostre piattaforme“. Così il responsabile del gruppo Meta, Mark Zuckerberg, annuncia il cambio di rotta dei social da lui gestiti.
Già dai prossimi mesi, ci sarà quindi una radicale trasformazione per quanto riguarda la gestione della moderazione dei contenuti sulle piattaforme Facebook e Instagram, sulle quali il sistema di fact checking verrà gradualmente eliminato, in favore di una concezione diversa basata sulle cosiddette “community notes”, seguendo così l’esempio di Elon Musk che ha introdotto questa struttura dopo l’acquisto di Twitter, ora chiamato X. In pratica, invece dell’oscuramento censorio dei post come avviene adesso, sui contenuti controversi troveremo delle note che aggiungono contesto o chiarimenti; il tutto concordato da più persone con punti di vista differenti.
Ovviamente subito si sono aperte discussioni tra favorevoli e contrari; tra chi persegue la libertà di parola e chi invece vorrebbe zittire gli avversari; tra chi sostiene la linea Trump e chi invece sposa la narrazione Dem. Non a caso, questa decisione è stata definita dai detrattori come un “inchino a Trump” da parte di Zuckerberg e un assist all’ideologia “di destra” che privilegia la libertà di espressione verso la lotta alla disinformazione.
Viene da chiedersi cosa intendano esattamente con “lotta alla disinformazione”, perché a noi viene subito in mente l’assurda censura che ha subìto chiunque abbia provato ad opporsi alla narrazione ufficiale, fatta di propaganda e di odio contro chi la pensa diversamente – citiamo ad esempio i dubbi sui sieri sperimentali, quelli sulla glorificazione del dittatore ucraino e della demonizzazione di tutto ciò che è russo, oltre alla astiosa campagna contro lo stesso Trump. Chi vi scrive è stata vittima di censura più di una volta, così come questo giornale si è visto oscurare e bannare degli articoli, solo perché ci si è azzardati a mettere in dubbio, prove alla mano, i diktat del sistema.
Dall’altra parte, anche il Presidente Donald Trump ha espresso soddisfazione per questo nuovo corso affermando che “Meta ha fatto molta strada“; sulla stessa linea Elon Musk, che si esprime con una sola e significativa parola: “Cool!” (figo).
Il nuovo sistema partirà per il momento solo negli Stati Uniti, in quanto in Europa vige, ahinoi, il Digital Services Act approvato nel 2022, che regola il traffico web tramite controllo pubblico e rimozione dei contenuti ritenuti illegali; cosa che – ça va sans dire – limita di molto la libera espressione e di fatto mette dei grossi paletti alla nostra professione, soprattutto per noi giornalisti antisistema.
Non a caso lo stesso Zuckerberg, che fino a ieri collaborava volentieri con le istituzioni censorie, oggi si esprime contro la UE e le sue regole restrittive: “Lavoreremo col presidente Trump per respingere i governi di tutto il mondo che se la prendono con le società americane e premono per una censura maggiore“, ha dichiarato, accusando l’Europa di avere “un sempre crescente numero di leggi che istituzionalizzano la censura e rendono più difficile realizzare qualsiasi innovazione lì“.
Non è poi mancata anche una stoccata all’amministrazione Biden, rea per il CEO di Meta di aver “premuto per la censura“, causando danni anche alle piattaforme social: “i fact checker sono stati troppo politicamente di parte e hanno distrutto più fiducia di quanta ne abbiano creata. Quello che è iniziato come un movimento per essere più inclusivi è stato sempre più utilizzato per mettere a tacere le opinioni ed escludere le persone con idee diverse, ed è andato troppo oltre“.
Sembrerebbe di sentir parlare un complottista, ma invece sono davvero le parole di quel Mark Zuckerberg che con una facilità fuori misura ha messo il bavaglio a molta, troppa, gente… spesso in maniera inopportuna.
La società Meta ha comunque chiarito che, nonostante l’eliminazione del programma di fact checking, manterrà sistemi automatizzati per rilevare e affrontare violazioni gravi delle sue politiche, come contenuti legati al terrorismo, allo sfruttamento sessuale minorile, alle frodi e alle truffe.
Fonte art.: https://www.quotidianoweb.it/attualita/la-giravolta-di-zuckerberg-stop-al-fact-checking/
Fonte video: https://www.youtube.com/@VisioneTV
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