Il Direttore dell’AdE chiarisce che gli ispettori sono pronti a tornare a lavoro a partire dal 1 giugno
Pazzesco !!! la gente muore quasi di fame e loro fanno cassa, lo aveva anticipato anche il presidente dell’agenzia delle entrate su un precedente articolo, dove diceva apertamente e senza mezzi termini PAGHERETE TUTTO
Una cascata di accertamenti fiscali potrebbe abbattersi sui contribuenti italiani dopo il 31 maggio, data nella quale dovrebbe terminare la “sospensiva” che l’Agenzia delle Entrate si è auto-imposta in seguito all’emanazione del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri dello scorso 11 marzo 2020 (quello che disponeva la chiusura delle attività economico-produttive, per intendersi).
A meno di nuove proroghe, infatti, dal 1 giugno 2020 l’amministrazione finanziaria ripartirà con la sua attività di accertamento e notifica di atti e cartelle fiscali. E, stando a quanto dichiarato dal Direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, gli accertamenti riprenderanno a pieno ritmo, come se nulla fosse accaduto. Stando alle parole di Ruffini, infatti, l’Agenzia non ha bisogno dei due anni supplementari che il Governo gli ha “riconosciuto”, estendendo da 5 a 7 anni i termini di accertamento e prescrizione. Anzi, a dirla tutta, nell’ottica dell’amministrazione finanziaria quella norma è pensata per favorire i contribuenti. Ma procediamo con ordine.
Accertamenti fiscali dal 1 giugno: in arrivo 8,5 milioni di cartelle
Lo scorso 22 aprile il Direttore dell’Agenzia delle Entrate è stato protagonista di una audizione in Commissione Finanze ed Attività produttive della Camera dei Deputati. Nel corso della sessione, Ruffini ha chiarito che, al netto di nuove disposizioni del Governo, l’amministrazione finanziaria è pronta a riprendere la propria attività ispettiva sin dal 1 giugno 2020. E, conti alla mano, è una notizia che non può far piacere ai contribuenti italiani.
Secondo le stime fatte dal Direttore dell’AdE, nel secondo semestre dell’anno gli ispettori saranno in grado di chiudere e recapitare ben 8,5 milioni di cartelle fiscali. Si ripartirà dai 3,7 milioni di atti messi in stand-by in questi tre mesi di emergenza, per poi proseguire con tutti gli altri casi che emergeranno nel corso dell’anno.
Prescrizione prolungata di due anni: misura pro-contribuenti
Serviranno a poco, dunque, i due anni di estensione della prescrizione presente nel decreto Cura Italia. Almeno agli ispettori dell’Agenzia. Secondo il Direttore Ruffini, infatti, si tratta di una norma inserita per andare incontro alle esigenze dei contribuenti, per diluire nel tempo controlli e accertamenti di eventuali situazioni di irregolarità. L’amministrazione finanziaria, però, non ha bisogno della proroga e riuscirà a completare il suo piano di lavoro entro la fine di questo anno.
Fonte: Qui finanza
Rifiutarsi di pagare le tasse è uno dei metodi più rapidi per sconfiggere un governo», diceva Mahatma Gandhi.
In questo periodo, in cui il distacco tra governo e contribuenti è sempre più evidente, caratterizzato anche da una pressione tributaria abnorme (che ovviamente colpisce chi paga le imposte), da una spesa per la gestione pubblica senza freni e da una spending review inesistente, sempre più spesso si sente parlare di una possibile resistenza fiscale.
La resistenza fiscale consiste nel rifiuto di pagare le tasse allo Stato. La motivazione può essere dovuta a una forte opposizione a determinate politiche del governo, sia da un punto di vista civile sia economico, oppure anche a una contrapposizione allo Stato in quanto istituzione in sé (è il caso dei movimenti anarchici).
Questa ‘tecnica’ è stata spesso utilizzata da movimenti e personaggi non violenti, come ad esempio Mahatma Gandhi e Martin Luther King, e anche dai pacifisti o da particolari movimenti religiosi (i quaccheri).
Inserisci la tua Email per essere sempre aggiornato su questo argomento
[mailpoet_form id=”1″]