Stavolta la canna del fucile diretto contro Trump non si trovava sopra un tetto, e a tenerla in mano non c’era Thomas Crooks, l’aspirante assassino del presidente americano che cercò di uccidere Trump lo scorso luglio.
Stavolta la canna di un fucile era tenuta in mano da Ryan Reuth che si nascondeva in un cespuglio nel campo da golf nel quale il presidente avrebbe dovuto giocare una partita con due personaggi quali il miliardario di origini ebraiche Steve Witkoff e il commissario di polizia di New York, Bernard Kerik, che fu uno degli ufficiali del dipartimento newyorchese a ritrovare miracolosamente intatti i passaporti dei terroristi che si sarebbero schiantati con gli aerei sulle Torri Gemelle.
Trump avrebbe dovuto passare il pomeriggio della scorsa domenica con questi due personaggi e oggi ci si chiede da dove sia partita la soffiata che ha informato l’aspirante assassino Reuth sugli spostamenti del presidente e come abbia fatto a violare i protocolli di sicurezza che avrebbero dovuto impedire l’accesso al campo da golf ad estranei, e che, soprattutto, avrebbero dovuto impedire che una qualsiasi arma superasse quelle protezioni che avrebbero dovuto sulla carta esserci.
Soltanto dall’interno può essere partita questa informazione, e i diretti interessati sono o il servizio segreto che scortava Trump oppure, forse, quei due uomini in sua compagnia che non sembrano avere molto in comune con lui e i suoi propositi di restituire la sovranità perduta agli Stati Uniti d’America, ma invece sembrano appartenere a quei circoli che hanno dichiarato guerra a Trump.
Anche l’emittente MSNBC di proprietà di Vanguard e BlackRock, sempre presenti anche in questo secondo tentativo di omicidio come vedremo a breve, dovrebbe forse dare qualche spiegazione dato che loro erano lì a filmare Trump mentre giocava a golf, e non si comprende perché loro fossero proprio lì in quel momento.
I media, per qualche incredibile “coincidenza”, accorrono sempre quando qualcosa di grave potrebbe accadere a Trump, come accaduto a luglio quando la CNN si precipitò a riprendere il raduno del presidente nonostante prima non avesse mai mostrato particolare interesse a coprire questi eventi.
Stavolta, l’epilogo però è stato diverso da quello che abbiamo visto a Butler, in Pennsylvania. Il cecchino che si trovava ad una distanza di circa 300 metri da Trump non avrebbe nemmeno fatto in tempo a sparare con la sua arma, apparentemente un AK47, poiché gli agenti del servizio segreto hanno visto immediatamente la canna da fucile che usciva da un cespuglio e hanno fatto fuoco contro di essa.
Reuth, resosi conto, di essere stato scoperto si è dato alla fuga ma è stato arrestato subito dopo dalla polizia locale, e ora le autorità hanno in mano l’aspirante omicida che potrebbe aiutare a risalire alle vere trame del complotto che, come al solito, sembrano andare molto al di là di quelle che invece piacciano molto ai media che sono già impegnati a suonare lo spartito del pazzo solitario.
E’ un mondo di pazzi solitari e, casualmente, ognuno di questi ha un fucile e vuole fare fuoco contro Trump e mai, stranamente, contro Barack Obama, George Soros o uno dei vari esponenti dei club mondialisti che non fanno altro che gridare contro i presunti “odiatori”, quando costoro poi sono i primi ad allestire delle vere e proprie campagne di odio contro i loro avversari che non di rado sfociano nel terreno dell’apologia del regicidio, poiché chi è contro la governance mondiale agli occhi di questi ipocriti è un “tiranno”-
Siamo al solito capovolgimento della realtà e non dobbiamo stupirci se anche in questa occasione i media stanno provando a smorzare la portata dei gravissimi fatti di domenica.
Reuth: uomo della CIA e del Mossad?
L’uomo che voleva sparare a Trump non era infatti proprio un personaggio qualunque. Sui suoi profili social era molto attivo nel reclutamento di mercenari da trasportare in Ucraina, ed era stato persino citato e intervistato dai media mainstream americani come un punto di contatto per coloro che volevano andare a combattere al fianco dei nazisti
Ryan Reuth intervistato da Newsweek nel 2022
Non è questa un’attività che può fare un civile qualunque. Occorre l’assistenza della CIA, del MI6 e del Mossad, ovvero di quegli apparati di intelligence che si sono incaricati di aiutare Zelensky nei combattimenti contro la Russia, nel fornirgli quei mercenari che sono stati uccisi in gran quantità dalla Russia, come visto nell’ultimo bombardamento di Poltava, e nel dare a Zelensky anche quei consulenti militari sul campo che assistono il “presidente” ucraino nel conflitto contro Mosca.
C’è poi un fatto estremamente interessante che lega Reuth a Crooks e che sembra indicare come la matrice dei due attentati sia la stessa. Nelle movimentazioni dei conti correnti di Crooks, studente di BlackRock, è emerso che quest’ultimo aveva fatto dei pagamenti a favore di Reuth, e questo dimostra che probabilmente i due si conoscevano ed erano stati addestrati a sparare con ogni probabilità dalle stesse persone, legate anche queste presumibilmente a BlackRock.
Ci troviamo di fronte con ogni probabilità a degli assassini addestrati che vengono utilizzati da questo conglomerato finanziario globale per portare avanti le sue operazioni.
Non sono soltanto questi gli elementi, già molto significativi, che riconducono a BlackRock.
A luglio c’erano state già altre vistose anomalie prima dell’attentato a Trump.
I giorni precedenti l’attentato dal quale Trump è scampato per puro miracolo, c’erano stati dei movimenti molto inconsueti sui mercati, nei quali un fondo di investimenti, l’Austin Private Wealth, aveva piazzato delle scommesse al ribasso contro il titolo mediatico di Trump in borsa.
Sono le famigerate “put options” che erano state piazzate anche, sempre per una fortuita coincidenza, anche prima dell’11 settembre contro le compagnie aeree americane che poi saranno protagoniste degli eventi di quel giorno, a dimostrazione che la verità su quel colpo di Stato e su questi attentati non va cercata in qualche remota grotta dell’Afghanistan o a Teheran, come affermano ridicolmente i media nelle mani del movimento sionista, ma a New York, laddove sono concentrate le banche e gli istituti finanziari nelle mani di potenti famiglie di origini askenazite.
L’Austin Wealth non è anch’esso immune alla regola che riguarda gli altri importanti fondi di investimento internazionali, ed è la regola che ognuno di questi ha nel proprio azionariato BlackRock assieme ad un altro fondo,Vanguard, e i proprietari delle due società non sono rivelati.
Per risalire ad essi occorre infatti risalire a tutto il reticolato di corporation da queste possedute, nelle quali si trovano sempre gli stessi nomi dei Rothschild, dei Rockefeller, dei Warburg e dei DuPont.
La guerra che è in corso è questa. E’ una guerra per far sì che gli Stati Uniti tornino sotto il controllo di quei poteri finanziari che hanno sempre fermamente detenuto il potere in America assieme a quelle lobby sioniste quali l’AIPAC, che ha in mano il Congresso degli Stati Uniti, e l’altro pericoloso gruppo sionista messianico di Chabad che entrava nell’ufficio Ovale del presidente come se fosse casa sua, talmente è tanta l’arroganza di questi personaggi.
Esiste un filone disinformativo, in via di esaurimento ci pare, che ancora oggi, incredibilmente prova ad associare Trump a questi gruppi nonostante è del tutto evidente che sono questi ambienti a volere che Donald Trump non metta piede alla Casa Bianca.
La campagna disinformativa non fa altro che riproporre alla nausea la stessa immagine di Trump di fronte al muro del pianto a Gerusalemme e mostra poi le onorificenze sioniste che sono state date allo stesso Trump da alcuni gruppi sionisti oppure il riconoscimento di Gerusalemme come capitale d’Israele.
Non si premurano però i disinformatori di spiegare che il presidente oltre alle dichiarazioni di stima formale nei riguardi dello stato ebraico non va, tanto da aver ordinato il ritiro delle truppe in Medio Oriente, oppure di spiegare che parte dell’ambasciata americana risulta essere ancora a Tel Aviv e il trasferimento non è mai stato completato come avrebbe dovuto.
Donald Trump non è chiaramente un altro George W. Bush, membro della società occulta Skulls & Bones, che mise a ferro e fuoco il Medio Oriente per compiacere i desiderata di una delle varie derivazioni della lobby sionista, i neocon, che avevano già nel 1997 partorito una strategia per rovesciare tutti quei Paesi considerati un pericolo per l’espansione dello stato ebraico, tra i quali c’erano, l’Iraq di Saddam, la Siria di Assad, attaccata dall’ISIS, legata a CIA e Mossad, e l’Iran, la grande ossessione del sionismo mondiale che vorrebbe scatenare una guerra a Teheran e trascinare il mondo in un conflitto mondiale che ricorda la nefasta “profezia” del massone Albert Pike a Mazzini.
Trump vanta un primato unico sotto la sua presidenza. Nessuna guerra in giro per il mondo. La dimensione guerrafondaia di Washington si è chiaramente esaurita sotto il suo mandato ma il presidente utilizza una strategia comunicativa per sottrarsi agli attacchi multipli del mondo ebraico.
Il magnate ha passato una vita a New York, una delle città più influenzate dall’ebraismo e conosce bene le differenti anime di questo mondo.
Astutamente si dichiara amico di una parte di esso, quello sionista messianico, per poi lanciare strali alla parte progressista sorosiana dall’anima più internazionalista, ma il presidente non è al servizio né dell’una, né dell’altra parte e se non lo si è compreso ora, dubitiamo che qualcuno possa farlo ancora in futuro.
Siamo evidentemente di fronte ad una sorta di eterno ritorno dell’uguale. Il presidente americano si trova nelle stesse condizioni nelle quali si trovavano i suoi illustri predecessori quali Abraham Lincoln e John Kennedy.
Lincoln attraverso la sua decisione di stampare direttamente moneta attraverso il Tesoro americano senza passare dalle banche private aveva sfidato il potere degli onnipresenti Rothschild che già nel 1861 erano diventati i veri signori della politica europea, seduti sulle loro ricchezze e sotto il fiume di sangue delle guerre da essi scatenate.
Kennedy, da par suo, aveva toccato la stessa sfera di interessi quando decise di sfidare la creatura dei Rothschild, lo stato ebraico, e chiedendo conto del programma nucleare israeliano che stava procedendo senza il consenso degli Stati Uniti e, che, ancora oggi, rappresenta una grava minaccia per l’intero Medio Oriente, dal momento che la leadership israeliana è composta da un manipolo di pericolosi esaltati sanguinari che vedono chiunque non sia ebreo come un insetto da schiacciare, in omaggio alle loro credenze talmudiche.
Kennedy e Ben Gurion che disprezzava fortemente il presidente americano
Trump sta approdando nel territorio dove i suoi predecessori non erano mai riusciti ad approdare. Trump sta chiudendo il cerchio e sta trascinando l’America fuori da tale morsa, ma questo suo intento ha delle conseguenze devastanti per i signori del caos.
Non siamo nel 1861, quando gli Stati Uniti erano ancora una giovane nazione che si stava costruendo e nella quale c’era ancora l’epopea del vecchio West dove il confine si spostava di giorno in giorno sempre più a Occidente.
L’America oggi è una nazione matura. E’ l’architrave di tutta l’ordine liberale internazionale, o almeno lo era fino all’avvento di Trump nel 2016, anno nel quale è iniziata la separazione degli Stati Uniti dalla globalizzazione e dalla NATO.
Il Nuovo Ordine Mondiale aveva scelto l’America e la sua potenza per instaurare il governo unico mondiale che avrebbe dovuto esserci dopo la farsa pandemica, ma, come si è visto, sono troppe le potenze che si sono opposte a quel piano, provocandone l’inevitabile fallimento.
Siamo però alla fase finale. Siamo vicini alla chiusura del cerchio e coloro che hanno dominato il’900 e creato il culto olocaustico, che di fatto ha sostituito la fede in Cristo, non vogliono rassegnarsi alla fine del loro potere, e si giocano tutte le carte che hanno a disposizione.
I segnali poi che quella in corso è una battaglia spirituale appaiono sempre più evidenti.
Il 13 luglio, giorno del primo attentato del 2024, era il giorno nel quale la Madonna di Fatima comparve per la terza volta di fronte ai tre pastorelli.
Il 15 settembre era invece il giorno nel quale si ricordano i dolori patiti da Maria. A noi sembra di vedere in queste ricorrenze una mano mariana che accompagna Trump nel suo percorso e continua ad assisterlo in quanto lui rappresenta uno strumento per mettere fine una volta per tutte ad un potere massonico e nemico della cristianità che per troppo tempo ha oppresso l’Europa e gli Stati Uniti.
Sarà per questo che il presidente per la prima volta ha fatto gli auguri di compleanno alla Vergine nel giorno della sua Natività, l’8 settembre, fatto irrituale per un protestante che sulla carta non osserva il culto di Maria, ma che forse si sta avvicinando sempre di più al cattolicesimo.
I cospiratori hanno comunque, come si è visto, ancora una volta fallito e ora manca soltanto un mese e mezzo all’appuntamento elettorale del 4 novembre.
Le finestre per provare nuovi attentati sono sempre più ristrette e Trump sarà sempre più accorto nell’individuare coloro che lo hanno tradito.
Siamo alle battute finali. Il tempo è ormai agli sgoccioli e la paura di chi sta per perdere tutto sembra ormai avere esondato ogni fragile diga.
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