I media si sono esibiti ancora una volta nel loro consueto esercizio, ovvero quello di provare a far finta di nulla quando stanno per scoppiare le conseguenze di enormi scandali.
Stavolta lo scandalo è quello che riguarda il famigerato pedofilo al servizio del Mossad, Jeffrey Epstein, morto in circostanze misteriose nel 2019, anche se alcuni sostengono che si sia trattato di una finta morte, per impedire proprio agli uomini coinvolti nel suo giro di pedofilia di toglierlo dalla scena.
Il ministro della Giustizia nominato da Trump, Pam Bondi, già avvocato dello stesso Trump durante la farsa della prima messa in stato di accusa contro il presidente americano, ha fatto sapere nei giorni scorsi che dopo il 20 gennaio non sussiste più alcuna ragione di continuare a tenere segreti i nomi del caso Epstein.
Da Epstein andavano un po’ tutti i personaggi in vista dell’alta società di New York senza dimenticare i vip di quel mondo hollywoodiano che oggi stanno facendo a gara per lasciare gli Stati Uniti, forse ben consci che la terra sotto i loro piedi adesso scotta troppo.
Le origini di Epstein e della sua misteriosa ricchezza
Epstein nasce come insegnante di matematica e poi riesce, ancora oggi non è chiaro come, ad accumulare una enorme ricchezza superiore al miliardo di dollari.
Sono diverse le teorie che hanno provato a spiegare come ad un certo punto l’insegnante divenuto finanziere sia riuscito ad accumulare tale somma, e una delle più accreditate è quella secondo la quale sia stato un altro miliardario di origini ebraiche, Lesley Wexner, ad aiutarlo a salire i gradini della finanza di New York, dopo che nel 1981 Epstein aveva fondato il suo fondo di investimenti e Wexner gli aveva messo a disposizione le sue ricchezze nonostante all’epoca il pedofilo fosse un emerito signor nessuno in quel mondo.
Leslie Wexner, a sinistra, Jeffrey Epstein, a destra
Wexner evidentemente sapeva su Epstein qualcosa che gli altri in quegli anni non sapevano e decide di mettergli in mano tutti quei milioni, sicuro che non sarebbero andati perduti, come è effettivamente stato, perché presto il giovane Epstein inizia a diventare un nome in quell’ambiente e diviene al tempo stesso uno dei volti più in vista della élite newyorchese.
New York è il posto dove la finanza ebraica è profondamente radicata, persino più di Londra, tanto che questa città si è guadagnata anche il soprannome di “Jew (ebreo in inglese ndr) York” talmente è alto il numero di ebrei che vivono nella Grande Mela.
In quegli anni però si sono aperte porte probabilmente ancora più grandi e segrete per l’astro nascente della finanza newyorchese, poiché, secondo diverse fonti, tra le quali l’ex agente del Mossad Ari Ben-Menashe, Epstein viene reclutato dal Mossad stesso per allestire una potente e criminale macchina dei ricatti ai danni di tutti i personaggi più in vista della società americana.
Ad Epstein viene affidato il compito di costruire una trappola per topi, dove il “formaggio” è qualche minorenne o bambino che dev’essere dato in pasto al predatore di turno, e Israele in ciò non ha alcuna difficoltà a trovare le sue vittime, poiché in questo Paese il traffico di esseri umani è uno dei più vasti al mondo, anche se i media non lo dicono per timore di non macchiare l’immagine della “unica democrazia del Medio Oriente”.
Iniziano così dagli anni’90 i viaggi a bordo del cosiddetto Lolita Express, l’aereo privato di Epstein sul quale salgono a bordo persino ex presidenti americani, quali Bill Clinton, molto intimo del pedofilo e con una spiccata passione non solo per le donne, ma soprattutto per le minorenni.
Il miliardario di New York era già di casa alla Casa Bianca anche durante gli anni della presidenza Clinton, tanto che il presidente nel 1993 lo riceveva con tutti gli onori a Washington assieme alla immancabile Ghislaine Maxwell, figlia del miliardario inglese di origini ebraiche, Robert Maxwell, anch’egli spia del Mossad, morto nel 1991 in circostanze mai chiarite al largo del suo yacht sulle sue Canarie.
Ghislaine Maswell, Jeffrey Epstein, al centro, e Bill Clinton
Robert era pieno di debiti ed era noto anche per essere un imbroglione, circostanza che gli aveva consentito di costruire un impero mediatico nel Regno Unito, nel quale c’era anche il quotidiano Daily Mirror.
I suoi intrallazzi però erano andati evidentemente troppo oltre e verso la fine degli anni’80, il faccendiere aveva così tanti debiti che non poteva uscirne senza prima ricevere un grosso versamento di denaro, e allora Robert partorisce l’idea più pericolosa che potesse venirgli in mente; quella di iniziare a ricattare il Mossad per avere quei denari, pena la rivelazione di tutti gli affari sporchi dei servizi israeliani.
Nel quartier generale del Mossad non l’hanno presa probabilmente troppo bene, e allora Robert Maxwell fa la misteriosa fine che fa, ma la figlia Ghislaine sembra comunque intenzionata a seguire le orme del padre e aiutare Jeffrey Epstein nel ricattare le sue vittime.
A Little Saint James, l’isola privata di Epstein, c’è un vero e proprio museo degli orrori. E’ qui che i pedofili dell’alta società americana andavano per “svernare” e tra loro, oltre il già citato Bill Clinton, c’erano anche il principe Andrea di Windsor, una famiglia altrettanto coinvolta nel giro pedofilo, e anche attori del calibro di Kevin Spacey, che, secondo alcune testimonianze, era così sadico nei confronti delle sue vittime che metteva a disagio persino gli altri frequentatori dell’isola.
In questo paradiso dei Caraibi circondato da acque cristalline e una vegetazione lussureggiante però sembrano andati in scena atti persino più ripugnanti di quelli che praticavano i vari orchi contro i e le minorenni che Epstein gli procurava.
La tortura e l’omicidio di una bambina per mano di Hillary Clinton
A Little Saint James si è superata la soglia di ogni immaginabile disumanità quando nella villa di Epstein è giunto un altro personaggio, Hillary Clinton, forse più potente del marito stesso, e Huma Abedin, la sua assistente, che hanno inflitto le più orrende possibili torture contro una bambina inerme.
Hillary Clinton accompagnata sempre dalla “fedele” Huma Abedin
Hillary Clinton e Huma avrebbero tolto la pelle del viso ad una bambina per poi indossare macabramente la maschera di sangue di questa povera innocente in un rito che ricorda non poco quelli che venivano consumati nei secoli scorsi da alcuni esponenti delle comunità ebraica in Europa il giorno della festa ebraica del Purim.
In quei giorni, degli ebrei uscivano e rapivano dei fanciulli i quali poi venivano brutalmente dissanguati in questi orrendi sacrifici umani, dei quali ha persino narrato un esponente stesso della comunità ebraica di Roma, Ariel Toaff, nel suo celebre “Pasque di Sangue” prima che ovviamente si scatenasse la canea contro il figlio del celebre rabbino, Elio Toaff, per costringerlo quasi a ritrattare quanto scritto nel suo saggio.
La storia però, sepolta dagli storici liberali, è quella e ci sono svariati casi di questi sacrifici di bambini che si sono consumati, e si consumano tuttora, nei luoghi del potere e il caso di San Simonino di Trento, ucciso dagli ebrei del posto nel marzo del 1475 è forse il più famigerato.
Si celebrò anche un processo e ben 15 ebrei furono bruciati vivi per aver torturato e ucciso il povero Simonino.
A Little Saint James e in altri luoghi frequentati da questi potenti, queste “tradizioni” non si sono mai interrotte ed è quello che è toccato a quella bambina uccisa da Hillary Clinton e Huma Abedin.
Il video è stato trovato sul computer dell’ex marito di Huma, Anthony Weiner, politico democratico anch’egli di origini ebraiche, e salvato in una cartella dal nome molto esplicativo quale “polizza assicurativa”.
Weiner aveva scelto quel nome per una ragione molto precisa in quanto quel video avrebbe dovuto metterlo al riparo da qualsiasi tentativo di incriminazione nei suoi confronti per i suoi stessi scandali sessuali nei quali il marito di Huma scambiava messaggi erotici con delle minorenni.
Se si pensa che Weiner ha scontato soltanto due anni di carcere per questi casi, si può pensare che effettivamente quella polizza gli abbia garantito una certa protezione, e ovviamente i media si sono premurati di non dare mai alcuna visibilità a quello che l’ex marito della Abedin aveva sul suo computer.
Il video era, e risulta ancora esserlo, nel possesso del dipartimento di polizia di New York, i cui agenti di polizia erano stati incaricati di sequestrare il computer dell’uomo nel corso dell’inchiesta contro di lui per i messaggi sessuali mandati a delle minorenni.
Dopo che lo hanno visto, non pochi poliziotti si sono sentiti male e hanno dovuto ricorrere ad un supporto psicologico per provare non tanto a cancellare, ma almeno a rendere più sopportabile il dolore inferto da quelle immagini.
Nessuno dei diretti interessati dal 2019 ad oggi, anno nel quale il video fu pubblicato sulla bacheca di 8chan, ha mai smentito l’autenticità delle immagini, e oggi il video circola ancora in alcuni luoghi del dark web.
Gli snuff movie sono parte di questo giro di pedofilia e costituiscono il cuore centrale di questa rete di assassini e satanisti internazionali.
Ovunque si inizi a indagare sui pedofili di alto bordo, si incappa in questi film dell’orrore, come si è potuto vedere per il caso Dutroux del quale si è parlato in precedenza.
Anche in quel caso esisteva un giro di alto bordo della società belga ed europea, del quale facevano parte, secondo i testimoni vittime di questi aguzzini, gli stessi reali belgi e persino un presidente della Commissione europea, quale Herman Van Rompuy.
Il segreto che lega questi orchi è proprio questo degli snuff movie. Ognuno, come sapeva molto bene Stanley Kubrick, è legato all’altro dagli inconfessabili orrori commessi da tutti loro e chi vuole rompere la catena del segreto va inevitabilmente incontro alla morte.
I testimoni scomodi morti misteriosamente
E’ la sorte toccata alle decine di testimoni e aguzzini del caso Dutroux, morti in circostanze misteriose prima che potessero rivelare ciò che sapevano, ed è la stessa sorte toccata a molti personaggi in passato che avrebbero potuto recare danno ai coniugi Bill e Hillary Clinton.
Addirittura il conto delle morti sospette risale al 1977, quando Susan Coleman, amante di Bill e incinta del prossimo governatore dell’Arkansas, viene trovata morta con un colpo di pistola dietro la testa e la polizia locale riesce ad archiviare il tutto come “suicidio”.
Suzanne Coleman
Sorte simile è toccata ad un giornalista investigativo come Danny Casolaro che stava indagando sulla corruzione della coppia Clinton prima di essere ritrovato morto in una vasca di bagno dello Sheraton Hotel a Martinsburg, nella Virginia Occidentale, nel 1991, esattamente un anno prima che Bill Clinton vincesse le elezioni presidenziali.
E la scia di strane morti è proseguita per tutti gli anni’90 e 2000 fino ad arrivare a quella di Seth Rich, membro del partito democratico, e da tempo sotto osservazione, che aveva fatto trapelare le email di Hillary Clinton a Wikileaks, probabilmente perché ormai saturo del puzzo del malaffare che si respirava in quel partito.
Seth è stato ucciso nel luglio del 2016 a Washington in una rapina “andata a monte”, un motivo a dir poco pretestuoso, e ad oggi ancora si ignorano le identità dei suoi assassini.
Epstein negli anni intanto continuava ad espandere la sua rete di ricatti fino a quando non fu accusato di numerosi casi di prostituzione minorile nel 2008, ma fu salvato da un accordo segreto stretto tra l’allora procuratore della Florida, Alexander Acosta, e lo stesso Epstein.
Al pedofilo vennero dati soltanto due anni di carcere dopo che ad Acosta era stato detto di andarci con la mano leggera nei suoi confronti in quanto il miliardario era uomo dei servizi.
In quel momento, tutti si sarebbero aspettati che Epstein fosse abbandonato dai suoi vecchi amici.
Soltanto Donald Trump aveva avuto il coraggio anni prima di buttarlo fuori da uno dei suoi locali in Florida, mentre lo sorprese a molestare una minorenne e soltanto Trump si rivelò disposto ad aiutare la giustizia a mettere dietro le sbarre l’uomo del Mossad.
Gli altri invece nemmeno dopo la condanna al carcere tagliarono i ponti con lui. Epstein aveva un’agenda fitta di appuntamenti con personaggi appartenenti alla famiglia Rothschild, Woody Allen e il famoso linguista Noam Chomsky.
A metterlo dietro le sbarre una volta per tutte è stata l’amministrazione di Trump durante il suo primo mandato nel 2019, e l’anno successivo, nel 2020, lo stesso governo di Trump è riuscito ad assicurare alla giustizia anche la sodale di Epstein, Ghislaine Maxwell, che oggi sconta una condanna a 20 anni per sfruttamento della prostituzione minorile.
Oggi forse si è vicini alla chiusura del cerchio di questa lunga catena di abusi e orrori pedofili.
Il prossimo anno potrebbe essere rilasciata la lista di tutti i nomi associati a Epstein, e alcuni forse sono proprio quelli con i quali il miliardario si incontrava negli anni precedenti il suo arresto.
Tra questi, c’era, tra gli altri, anche Bill Gates, il quale non poteva non sapere che Epstein era un pedofilo condannato dai tribunali della Florida.
Sarà forse questa la ragione per la quale, come si diceva al principio, molti personaggi di alto profilo stanno iniziando a lasciare il Paese.
Richard Gere ha già fatto le valige per trasferirsi in Spagna. La conduttrice televisiva, Ellen DeGeneres, ha scelto invece Londra come “rifugio”, e pare che altri presto sceglieranno la stessa strada ufficialmente per non vivere sotto un altro mandato di Trump, ma ufficiosamente sembra che diversi di questi altisonanti nomi del mondo dello spettacolo siano coinvolti sia nello scandalo di Epstein sia in quello di Puff Diddy.
I personaggi che per anni hanno fatto parte indisturbati di questi enormi giri di pedofilia non hanno mai avuto così paura come la hanno ora.