«Perché Conte non è venuto in Parlamento?»: il centrodestra occupa l’Aula della Camera
Il centrodestra ha occupato l’Aula della Camera per protestare contro il fatto che il premier Giuseppe Conte ha illustrato il nuovo Dpcm senza prima recarsi a Montecitorio per un confronto. La seduta della Camera è stata ufficialmente “tolta” in serata e aggiornata alla mattina di domani, 4 dicembre. All’interno dell’Aula però, riferiscono deputati sia della maggioranza che dell’opposizione, ci sono tuttora capannelli di parlamentari del centrodestra. Secondo quanto hanno riferito dei deputati di vari gruppi, subito dopo l”inizio dell’occupazione ci sono stati scontri verbali tra parlamentari di Fratelli d’Italia e di M5s, con i commessi che sono intervenuti per evitare contatti fisici.
ll Dpcm illustrato dal premier Conte, ha detto invece Mariastella Gelmini, capogruppo di Forza Italia alla Camera, «va oltre gli indirizzi dati dal Parlamento e supera quanto comunicato dal ministro Speranza alla Camera nella giornata di ieri. Non sono accettabili limitazioni così oppressive degli spostamenti degli italiani. Siamo di fronte ad una palese violazione del Titolo V. L’esecutivo faccia subito marcia indietro e il presidente del Consiglio venga in Parlamento anziché presenziare sui social e in tv».
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La storia ci insegna
IL DECRETO DEI PIENI POTERI
E’ il termine con cui venne indicato il provvedimento approvato dal parlamento tedesco (Reichstag) il 24 marzo 1933. Questo decreto rappresentò il secondo passo – il primo fu il Decreto dell’incendio del Reichstag – compiuto dal Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori (e controfirmato dal Presidente Paul von Hindenburg) per dichiarare lo stato di emergenza e nei fatti instaurare una dittatura utilizzando gli strumenti legali messi a disposizione dalla Repubblica di Weimar.
Quando il neocancelliere Adolf Hitler presentò il Decreto dei pieni poteri al Parlamento, egli non possedeva la maggioranza assoluta dei voti (non aveva quindi, neanche la possibilità di formare un governo); per assicurarsi l’approvazione del piano, fece arrestare o comunque impedì con la forza di partecipare alla seduta a tutti i deputati comunisti e ad alcuni socialdemocratici, minacciò fisicamente ministri ed esponenti del Centro Cattolico e fece disporre le SA, squadre paramilitari del Partito nazionalsocialista, attorno e all’interno del Reichstag durante la votazione.[1]
Secondo alcuni storici, il consenso dato dal Partito del Centro all’approvazione della legge dei pieni poteri fu concesso in cambio della promessa di Hitler di stipulare un concordato con la Santa Sede; tuttavia, dai documenti dell’archivio vaticano non risulta che la Santa Sede fosse stata preventivamente informata sulle trattative intercorse tra Hitler e i parlamentari del Centro; sembra invece che questi agirono autonomamente senza il mandato del Vaticano. Inoltre, dal rapporto inviato dal nunzio Cesare Orsenigo in Vaticano il 24 marzo non risulta che durante tali trattative si fosse fatto cenno a un possibile concordato tra Santa Sede e Governo tedesco.[2]
Il primo atto preso nell’ambito del decreto dei pieni poteri fu l’ordine di scioglimento del Partito Socialdemocratico di Germania, che aveva votato contro il decreto stesso
Il ratto pugliese
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