Finora l’effetto più evidente delle sanzioni alla Russia è stato il boomerang: i maggiori danni sembra infatti averli patiti chi ha comminato i provvedimenti, piuttosto che la vittima. C’è stato per esempio il caso della multinazionale svedese Electrolux che ha dovuto licenziare oltre 4.000 dipendenti proprio perché costretta ad interrompere i rapporti commerciali con la Russia.
Nel frattempo l’impatto delle sanzioni contro Mosca è stato decisamente limitato rispetto alle previsioni: la salute economica del Paese non è compromessa e il conflitto in Ucraina procede senza interruzioni. Se il valore pratico di questi provvedimenti è insufficiente, anche quello morale potrebbe essere compromesso.
L’inchiesta del Wall Street Journal
Perché c’è chi più di tutti ha soffiato sul fuoco del conflitto e ora potrebbe essere scoperto con le mani nella marmellata: si tratta degli Stati Uniti. Secondo un’inchiesta fatta dal Wall Street Journal, giornale al di sopra di ogni sospetto, Washington avrebbe infatti trovato il modo di aggirare le sanzioni contro la Russia, in particolare quelle riguardo il petrolio.
Secondo il pacchetto sanzionatorio disposto dal Governo americano, è infatti vietata l’importazione diretta di greggio russo, esiste però una scappatoia a questa divieto e passa per l’Italia. È coinvolto il comune siciliano di Priolo Gargallo, in provincia di Siracusa, che ospita diversi impianti di raffineria petrolifera. Tra questi c’è quella in mano al gruppo Lukoil, la più grande compagnia petrolifera russa. Bene, secondo le ricostruzioni del quotidiano americano la petroliera SCF Baltica, di proprietà della Lukoil, avrebbe fatto la spola tra il porto russo di Primorsk e il porto di Priolo, nel periodo che va dalla primavera all’estate 2022.
Milioni di barili di petrolio russi direzione Stati Uniti
A quel punto il petrolio della Lukoil viene raffinato negli impianti italiani per poi ripartire, in che direzione? Stati Uniti. Ebbene sì, il Paese che più di tutti ha cercato di creare una divisione tra l’occidente e la Russia, con la scusa di non voler finanziare l’operazione militare di Mosca, importa petrolio russo, finanziando la più grande compagnia petrolifera del Paese. Questo è possibile perché le sanzioni americane prevedono un’eccezione: ossia che gli Stati Uniti possono importare il greggio russo che abbia avuto una trasformazione sostanziale in un altro Paese.
In questo caso l’Italia rappresenta la lavatrice del petrolio moscovita. Dall’inizio della nuova fase del conflitto tra Russia e Ucraina, quindi da fine febbraio 2022 ad oggi, la raffineria di Priolo ha esportato quasi 5 milioni di barili di prodotti petroliferi negli Stati Uniti, di cui 2,5 milioni di barili di benzina. In pratica oltre 7 milioni di automobili americane hanno potuto beneficiare del prodotto russo, nonostante le sanzioni.
La maggior parte del greggio è stato acquistato direttamente dalla Exxon Mobil, l’erede della Standard Oil di David Rockfeller, che ha potuto così distribuire il prodotto sul territorio nazionale. Ed è stupefacente il modo in cui questa notizia viene rilanciata dai media mainstream italiani: il colpevole è ovviamente la Russia, responsabile dell’elusione delle sanzioni, mentre gli Stati Uniti non vengono nemmeno citati, come se l’acquisto del petrolio fosse fatto in modo inconsapevole.
In realtà i primi a eludere le sanzioni sono proprio gli Stati Uniti che in questo modo certificano una verità già nota: non esiste una dimensione morale nel conflitto in Ucraina, ma solo la volontà di egoista di ricavare il massimo per se stessi da una situazione di crisi.
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