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Ci chiediamo ancora se tutto quello che ci hanno propinato sia vero? o è una manovra per impoverire il popolo e renderlo schiavo delle lobby?
Stop alla società che si occupa del business dell’ufficio, tegola sugli stabilimenti fabrianesi
Fabriano (Ancona), 3 ottobre 2024 – Un’altra tegola sull’occupazione nel (fu) distretto fabrianese dissanguato da anni di crisi e chiusure, dal ‘bianco’ fino alle cartiere. Fedrigoni annuncia l’uscita dal business dell’ufficio, pur confermando la volontà di continuare a investire nelle Marche e sulla crescita del brand Fabriano. Dal primo gennaio 2025 Giano, società che si occupa del business dell’ufficio, cesserà ogni attività commerciale e produttiva. A ore partiranno le lettere di licenziamento collettivo per 195 dipendenti: gli addetti alla produzione di carta per l’ufficio, manutenzione e gestione di materiali e spedizioni dello stabilimento di Fabriano (la macchina continua F3), l’unità di trasformazione del sito di Rocchetta (reparto di taglio) e gli impiegati di Giano. La comunicazione dell’ad Fedrigoni, Marco Nespolo, è arrivata nella riunione con i sindacati. “Ma non stiamo lasciando le Marche – ha detto Nespolo –. Continueremo a investire sullo sviluppo dei siti produttivi e nel brand Fabriano, simbolo del made in Italy e asset strategico per Fedrigoni. Faremo tutto il necessario per mitigare l’impatto sulle persone. Confronto e collaborazione con le parti sociali saranno fondamentali”.
Il gruppo Fedrigoni, di proprietà dei fondi Bain Capital e Bc Partners, è presente nelle Marche con gli stabilimenti di Fabriano e Rocchetta, poi a Castelraimondo, Pioraco e Sassoferrato. In tutto dà lavoro a 840 persone tra dipendenti e somministrati. “Abbiamo cercato a lungo, senza successo, partner che dessero le necessarie garanzie di sviluppo e rilancio del business dell’ufficio – ha ammesso Nespolo –. Abbiamo sondato tutti gli scenari, fino a valutare la vendita del business Fabriano, nonostante sia asset strategico. Neanche in questo caso, purtroppo, abbiamo individuato potenziali partner e siamo giunti alla difficile, ma necessaria, decisione di uscire dal business dell’ufficio, così da concentrare sforzi e investimenti sui prodotti distintivi dell’arte e disegno di Fabriano”.
La reazione dei sindacati è immediata: fermo impianti negli stabilimenti di Fabriano e Rocchetta, ieri, in concomitanza con l’assemblea dei lavoratori e proclamazione dello stato di agitazione per scongiurare gli esuberi. “La procedura per il licenziamento collettivo coinvolge non solo la produzione di carta per ufficio, ma anche i settori di manutenzione, gestione dei materiali e spedizioni nello stabilimento di Fabriano, nonché la cessazione del sito di Rocchetta”, scrivono Slc-Cgil, Fistel-Cisl, Uilcom-Uil, Ugl carta e stampa. I sindacati hanno chiesto un tavolo di confronto, fissando un incontro per l’8 e il 9 ottobre e promettono “tutte le azioni possibili per contestare la liquidazione di Giano”.
Intanto l’arcivescovo di Fabriano-Matelica, Francesco Massara, esprime solidarietà e vicinanza ai 195 dipendenti e alle famiglie, appellandosi “al gruppo Miliani affinché si apra una stagione di confronto”. “È eticamente necessario dare continuità all’azienda, il cui futuro è importante non solo per i lavoratori, ma per tutto il sistema economico e sociale di un territorio già duramente provato dalla de-industrializzazione – avverte –. Occorre l’impegno di tutti perché i posti di lavoro siano tutelati. Senza lavoro non c’è dignità”.
Anna Casini, capogruppo Pd in Consiglio regionale, chiede che “Regione e governo si mobilitino per evitare i licenziamenti”. “Mandare a casa 195 addetti è inaccettabile – tuona –. Nel Fabrianese ci sono circa 3.700 disoccupati, 2.400 over 45, e 900 di essi non percepiscono neanche l’indennità di disoccupazione Naspi”. E Dino Latini, presidente del Consiglio regionale, fa sapere di avere presentato una mozione al governatore Acquaroli, “affinché intervenga per sollecitare governo e istituzioni a predisporre sostegni per i lavoratori coinvolti, attivando tutte le misure necessarie per la rimodulazione del piano industriale della società”.
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