Segnali preoccupanti già dai primissimi giorni del nuovo anno scolastico:
la denuncia di LAS
Solo qualche mese fa il ministro dell’istruzione Patrizio Bianchi dichiarava:
” È a scuola che si imparano i valori dell’uguaglianza e del rispetto sanciti dalla nostra Costituzione. È a Scuola che si impara a essere comunità, a conoscere e a vivere in relazione con gli altri e il rifiuto verso ogni forma di discriminazione. La Scuola sia sentinella dell’inclusione”.
Appare per questo ancora più incomprensibile la boutade del 3 settembre scorso:
“Dove ci sono classi di vaccinati si possono togliere le mascherine e si può tornare a sorridere”. Quale concreta interpretazione dare ad una tale clamorosa quanto pericolosa affermazione? Se in una classe non si potrà “sorridere” a viso scoperto, sarà ovviamente colpa dei ragazzi che non si sono vaccinati! In barba alla retorica dell’inclusività, proprio lo stesso ministro ha creato un vulnus che incita allo stigma dell’esclusione, un dispositivo disciplinare in cui la sorveglianza, in capo a docenti zelanti, viene poi affidata ai discenti, i quali saranno a loro volta motivati ad isolare il colpevole.
Non è un caso che la gravità di una tale prospettiva (che di fatto non ha avuto alcuno spazio nel protocollo d’intesa e nelle linee guida per il rientro in sicurezza, rimanendo vietato – senza deroghe – abbassare la mascherina in aula) sia stata stigmatizzata subito dallo stesso Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione Nazionale Presidi: “nelle classi ci sarà sempre qualcuno non vaccinato. E questo creerà una situazione di disagio, con il rischio di emarginazione da parte dei ragazzi che vorrebbero levare la mascherina […]. Fermo restando che aspiriamo tutti a tornare a una situazione di normalità, resta il fatto che né i dirigenti né i docenti possono avere informazioni sullo stato di vaccinazione di un alunno”.
Ad esso si sono unite le voci della sottosegretaria all’Istruzione Barbara Floridia, di Massimo Andreoni, direttore scientifico della SIMIT (Società Italiana Malattie Infettive), Cartabellotta (Gimbe), Costa (Università Vita e Salute), Zhok (Università Statale di Milano) assieme a tanti altri, pedagogisti e docenti certamente non ascrivibili alla cosiddetta galassia no-vax, categoria ormai utilizzata come una clava per silenziare qualsiasi voce che esprima anche solo delle perplessità. Perché qui non si tratta di essere pro o contro il vaccino per i minorenni – sul quale il dibattito rimane aperto nella comunità scientifica, nella politica vaccinale degli stati e dunque nelle famiglie – ma di preservare le condizioni basilari di una vita associata umanamente intesa, senza che questa venga inquinata in modo subdolo con l’idea che il ricatto paga, che si educa punendo, minacciando l’emarginazione, dopo decenni di sbandierate campagne e “politiche dell’inclusione”.
Alcuni dirigenti scolastici, anche sollecitati da gruppi di genitori allarmati, si sono presto mostrati sensibili alla questione, emanando specifiche circolari nelle quali si invitano i docenti a non procedere nella maniera più assoluta nel promuovere monitoraggi sullo status vaccinale degli studenti, anche se dovesse esserci il loro consenso. “Azioni di questo tipo sono in aperto contrasto con la garanzia della privacy degli alunni, per la maggior parte minorenni”, si legge nella circolare di un noto istituto tecnico industriale dell’oristanese.
Prendendo favorevolmente atto di questi casi virtuosi, non possiamo esimerci dal portare però alla luce una preoccupante e generalizzata situazione di violazione diffusa di quella stessa privacy, in tantissime classi di non pochi istituti scolastici della Sardegna.
Come gruppo di cittadinanza attiva LiberAZIONE S.A.R.D.A. (Libertà Azione Salute Amore Resilienza Democrazia Autodeterminazione) riceviamo ormai giornalmente segnalazioni dettagliate e circostanziate (con l’indicazione di plessi, sezioni, classi, insegnanti) da parte di genitori preoccupati dalla deriva in corso, avviatasi col millantato avvallo del ministro Bianchi!
Appelli ad alzata di mano da parte degli insegnanti per conteggio di vaccinati e non, la conta di responsabili ed irresponsabili, rispettosi ed irrispettosi, muniti o sprovvisti di green pass. Domande “a bruciapelo” ripetute nella stessa giornata anche da tre docenti consecutivamente, affermazioni “spericolate” di qualche fin troppo zelante dirigente scolastico o insegnante di sostegno (sic!), prediche moraleggianti al limite della propaganda sul dovere non procastinabile di “mettersi in regola”, il tutto spesso davanti a soggetti fragili che per personalissimi motivi di salute non possono vaccinarsi.
Le testimonianze arrivano da diversi comuni, in modo preoccupante da Sassari ed Olbia.
Per tale motivo, ed in rappresentanza di tutti questi genitori e studenti, non solo diffidiamo dal perseverare in tale illecito malcostume, invitando i dirigenti scolastici a monitorare ed emanare appropriate indicazioni a riguardo, ma ci riserviamo – attraverso i nostri avvocati – di procedere legalmente verso ciascuno di essi, sotto richiesta specifica dei denuncianti.
L’invito è ancora una volta a restare umani! I nostri ragazzi sono stati per più di un anno bollati e trattati “in blocco” come untori, privati di una sana socialità e di una dignitosa didattica in presenza, malgrado sia ormai stato ampiamente dimostrato da eminenti studiosi (fra tutti il team dell’epidemiologa Sara Gandini, su The Lancet: https://www.thelancet.com/action/showPdf?pii=S2666-7762%2821%2900069-7) che le scuole italiane hanno presentato fin da subito un altissimo profilo di sicurezza e sono tutt’ora luoghi sicuri. Creare lo spettro del nemico interno, alimentare fazioni e malumori nel mondo della socializzazione e dell’apprendimento per antonomasia, significa far precipitare i nostri giovani in un clima inquinato e malsano, tipico di un certo totalitarismo che non vorremmo più vedere ritornare.
Il direttivo di LAS
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