Una soluzione che costerebbe circa 300 milioni di euro alle casse regionali, ma che sarebbe una vera e propria salvezza per i cittadini e gli operatori economici dell’Isola.
Tagliare i costi del carburante per riportare il prezzo a circa 1,6 euro al litro: l’Associazione politico-culturale indipendentista “A Innantis” avanza una proposta di soluzione alla Giunta regionale.
Una soluzione che costerebbe circa 300 milioni di euro alle casse regionali, ma che sarebbe una vera e propria salvezza per i cittadini e gli operatori economici dell’Isola.
Ecco la proposta di A Innantis:
«La situazione dovuta ai rincari del carburante in Sardegna è grave e l’emergenza si fa sentire per le tasche di tutti. Davanti a ciò ci si possono strappare i cappelli, si possono aspettare aiuti dallo Stato che mai arriveranno, oppure si può agire da sardi, utilizzando con coraggio gli spazi di sovranità che già oggi ci spettano e che possono consentirci di affrontare la crisi. Quest’ultima è la via che noi di A innantis! proponiamo di percorrere: la soluzione alla crisi che stiamo vivendo è infatti nelle nostre mani e applicarla può portarci a tagliare il prezzo del carburante tutelando così la vita dei sardi e l’economia della Sardegna.
Ai sensi del novellato art. 10 del 2013 dello Statuto Sardo, modificato proprio per venire incontro alle richieste dei sardi in materia di agevolazioni fiscali, abbiamo potere sui 9/10 delle accise: ciò vuol dire che la Sardegna può applicare una detrazione di imposta che porterebbe il prezzo finale a calare drasticamente. Con la situazione d’emergenza economica questo provvedimento è più che mai necessario per garantire la sopravvivenza dell’isola. Calcolando una media del prezzo attuale di 2,45€ al litro, una volta decurtate le accise di 9/10 si arriva a 1,793€. La differenza di prezzo è 0,657. Su questa differenza va calcolata una decurtazione del 22% di Iva, che non incide più sul prezzo finale.
Quindi si tolgono altri 0,144 e si ha un prezzo ultimo di 1.649€.
Questi sarebbero soldi che la Sardegna non incamererebbe, visto che le accise riscosse sul territorio sardo ritornano nelle nostre casse (passando prima per l’Italia visto che per ignavia e ignoranza non si sta facendo lavorare come potrebbe l’Agenzia Sarda delle Entrate, per cui ci siamo battuti e che abbiamo ottenuto negli anni scorsi).
Con un provvedimento d’emergenza della durata di 6 mesi la cifra che verrebbe a mancare alle nostre casse ammonterebbe a circa 300 milioni. In compenso però la nostra economia non andrebbe in macerie, garantendoci di riscuotere tasse con continuità e garantendo ai sardi di ritornare a pagare la benzina a prezzi accessibili. Dunque, salvando il nostro tessuto produttivo e i livelli dei consumi, all’apparente rinuncia di 300 milioni nel bilancio della Regione Autonoma corrisponderebbe una limitazione di un danno erariale molto più generale e un potenziale guadagno di medio termine.
Inoltre, il governo Solinas si è tanto vantato di aver risparmiato (ovvero non essere stato in grado di spendere) esattamente 300 milioni: essendo questa la cifra che perderemmo abbiamo già la copertura economica e dunque la sostenibilità sociale al provvedimento che stiamo proponendo.
Ci sono dunque tutte le condizioni per esercitare finalmente una nostra politica economica.
Davanti ad una crisi come questa è tempo di scelte coraggiose fatte con spirito di autodeterminazione e di difesa degli interessi nazionali dei sardi. Se A innantis! fosse al governo avrebbe certamente applicato questo provvedimento. Per ora non ci siamo, ad altri dunque tocca la responsabilità di dare applicazione.
Noi però non ci tiriamo indietro dal trovare e condividere soluzioni per governare la nostra terra come merita, ovvero come una Natzione che vuole vivere e prosperare contando prima di tutto sulle sue forze».
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