Musica e droga, il legame secondo la scienza
Musica e sballo secondo la scienza hanno più di un punto di contatto. Lo confermano la vita di moltissime star, non solo della musica rock.
I primi hanno cercato (e cercano) nello sballo un’ispirazione o il piacere di trasgredire, i secondi, la percezione di benessere associata all’ascolto dei loro ritmi preferiti.
Il filo rosso che unisce musica e droga è tutt’altro che sottile: il rapper Eminem, la voce dei Rolling Stone Mick Jagger o la cantante Amy Winehouse sono solo alcuni dei “famosissimi” che hanno incarnato nella loro carriera questo inossidabile legame.
Se si esclude la musica classica, quasi nessun altro genere musicale può dirsi immune: a partire dal jazz (basti pensare a Charlie Parker o a Billie Holiday), passando per il rock, fino alle mode più recenti. La nascita di alcuni generi musicali sarebbe addirittura poco comprensibile, senza conoscere l’effetto di alcune droghe diffuse in quel periodo. Se non sapessimo come agisce l’LSD faremmo fatica a capire l’Acid Rock. E se l’ecstasy non si fosse diffusa tra gli anni ’80 e ’90, la musica house sarebbe probabilmente rimasta un genere musicale di nicchia.
Anche la musica rap fa spesso e volentieri riferimenti all’uso di sostanze: il 77% dei testi di queste canzoni, secondo uno studio, cita esplicitamente droghe e alcol.
UNA CHITARRA E UNO SPINELLO. Chi ha ascoltato musica sotto effetto di droghe sostiene che il piacere che ne deriva risulti amplificato. Ricerche recenti, però, rivelano che c’è droga e droga. Per esempio non tutti i tipi di cannabis producono i medesimi effetti.
fA fare la differenza in questo caso è l’equilibrio tra i composti presenti nella cannabis. Piu precisamente tra la quantità di tetraidrocannabinolo (THC) – la sostanza psicotropa che provoca euforia, rilassamento, appetito e disorientamento spazio temporale – e di cannabidiolo (CBD) che ha effetti rilassanti e antinfiammatori. Dallo studio è emerso che gli utenti provano più piacere ascoltando musica se nella cannabis ci sono anche cannabidioli.
ANTISTRESS. La buona notizia comunque è ascoltare musica è gratificante anche senza assumere droghe (con il vantaggio di fare bene e basta, senza effetti collaterali!): la semplice melodia può ridurre lo stress – a seconda del tipo di musica ascoltata – e migliorare i sentimenti di appartenenza a un gruppo sociale. Quello che fa la chimica (e quindi quello che fanno le droghe) è alterare sensibilmente l’esperienza dell’ascolto musicale.
Studi clinici hanno scoperto per esempio che l’LSD potenzia le emozioni inducendo stati di stupore, misticismo, di fragilità o di forza. Studi sull’imaging cerebrale hanno rilevato inoltre che se si assume LSD aumentano le immagini visive – spesso autobiografiche – ispirate proprio dalla musica.
PERCEZIONE IN MUSICA. Alcuni generi musicali sono addirittura la trasposizione ritmata degli effetti di alcune sostanze stupefacenti. L’anfetamina, iperstimolante, è speculare alla musica techno che ha ritmi molto veloci e martellanti, così come l’MDMA tende a indurre a movimenti ripetitivi tipici della musica house.
AGGREGAZIONE. Occorre però evitare le generalizzazioni, nonostante alcune ricerche abbiano dimostrato che alcune sostanze (alcol, tabacco o stupefacenti) sono più diffuse tra chi ascolta certi gruppi musicali. La sola cosa certa al momento è musica e droga hanno più di un punto di contatto: entrambe possono costituire un potente mezzo di aggregazione ed entrambe contribuiscono a creare un senso di appartenenza, attraverso un’identità soggettiva e di gruppo. Non a caso chi fa uso di stupefacenti, proprio come chi ascolta alcuni generi musicali, tende a frequentare chi ha i suoi stessi gusti. E in alcuni casi anche ad avere opinioni analoghe sulla politica e sulla società. Come ha confermato tutta la controcultura musicale degli anni Sessanta e Settanta.