Non tutti i mali vengono per nuocere. Così lo spauracchio dell’ultimo anno e mezzo, il virus cinese che ha paralizzato persone e intere economie, si configura come una straordinaria opportunità di cambiamento sulla scena della politica italiana. Da un lato c’è il mainstream, il pensiero unico condiviso da partiti e movimenti di destra e sinistra, che hanno rinunciato alle proprie identità nel nome della presunta emergenza sanitaria; dall’altra ci sono nuovi progetti, portati avanti da singoli e gruppi che a questa dittatura psicosanitaria reagiscono con forza, non limitandosi alla denuncia della minaccia transumanista nascosta dentro la narrazione pandemica, ma avanzando proposte di riforma della politica, da attuare attraverso il ripristino di uno stato di diritto basato sulla Costituzione repubblicana e sul giusnaturalismo. Tra queste nuove entità si colloca Forza del Popolo. Fondato da Lillo Massimiliano Musso, avvocato siciliano con la passione per l’impegno civile, il movimento diventerà ufficialmente un partito il 13 agosto prossimo a Ravanusa, comune in provincia di Agrigento che ha dato i natali al fondatore e dove l’avvocato Musso ha mosso i primi passi nella politica locale.
Gli intenti sono chiari e ben definiti: «Amministrare la cosa pubblica è una cosa seria e non ci si improvvisa», premette Musso. Che non a caso ha organizzato il futuro partito in associazioni di base e federazioni distribuite sull’intero territorio nazionale, le cui figure apicali si insediano solo dopo la frequentazione di corsi di formazione. «Il cittadino che si avvicina alla politica – spiega l’avvocato – deve possedere strumenti ben temperati: la conoscenza della storia e del diritto, soprattutto di quello costituzionale, deve essere la base su cui fondare la propria attività». Sono i capisaldi sui quali si regge il manifesto di Forza del Popolo, insieme alla “riaffermazione del primato della coscienza personale, della sovranità popolare e della sovranità monetaria, il federalismo nazionale e l’autonomia dei Comuni, la concezione universalistica dei diritti dell’Uomo e il diritto di autodeterminazione dei popoli”.
L’obiettivo in premessa è ambizioso: destrutturare il potere dello Stato e ricostruire il sistema istituzionale in “organi al servizio del cittadino”. Un’urgenza sottolineata in modo particolare nelle prime righe del manifesto: “L’odierno sistema politico-istituzionale italiano, oltre la coltre della sua apparente democraticità”, sta “devastando intere fasce della popolazione” e ha “abbandonato i cittadini in preda a potenti organizzazioni private transnazionali”.
Ma come si reagisce al collasso della democrazia? Se “i partiti tradizionali hanno perduto la loro ragione d’essere e appaiono più dei comitati d’affari che centri di mediazione e di potenziamento della rappresentanza della sovranità popolare”, quale può essere la strada da seguire? La risposta è istituire una “ri-Costituente democratica” in grado di riedificare dalle fondamenta la Repubblica italiana.
La parola chiave del documento è “rivoluzione”. Ma sembra più una “controrivoluzione”, un processo di reazione alle conseguenze estreme dello sviluppo rivoluzionario originato dalla riforma luterana, proseguito nella rivoluzione francese, in quelle industriali e radicalizzato oggi nel liberismo selvaggio, nella dittatura tecnicistica e finanziaria, nella colonizzazione e nello sfruttamento dei popoli, nelle ideologie transumaniste, terreno comune di movimenti e partiti di matrice socialista e liberale che oggi appaiono indistinguibili, quasi a ritrovare la comune matrice hegeliana.
Il concetto di rivoluzione per Forza del Popolo appare dunque come il rigetto delle degenerazioni estreme di socialismo e liberalismo, nella convinzione che ognuna di queste ideologie “possegga un proprio rispettivo nucleo di verità simmetrico e complementare rispetto alle altre”. Il collante è il patrimonio culturale e spirituale cristiano, quel “cristianesimo universale” che insieme all’internazionalismo socialista e alla tradizione liberale dovrebbe recuperare la vocazione perduta al “bene comune”.
«Il richiamo alla “forza”, contenuto nel nome del movimento, non va inteso nel senso di violenza, ma – spiega Musso richiamandosi a Georges Sorel – quale elemento di contrapposizione al pacifismo sentimentale e al compromesso strisciante: un richiamo alla qualità più vera del popolo italiano, capace di schiacciare la testa alla tirannia del potere in modo non violento». «Forza del Popolo – prosegue l’avvocato – afferma la dignità dell’individuo, della famiglia, dei comuni, delle regioni e dello Stato». «Lo Stato e gli enti – sottolinea – sono indispensabili per la tutela concreta della dignità dell’individuo e della famiglia».
Forza del Popolo non condivide la tripartizione sostanziale dei poteri dello Stato (legislativo, esecutivo e giudiziario). Per quale ragione? «Perché in essa – spiega Musso – si è annidata concettualmente la legittimazione dell’idea che vi sia una superiorità del potere statale a scapito delle libertà individuali e della concreta tutela della dignità umana. Dai tre poteri, intesi come poteri arbitrari e irresponsabili, sono sorte le tre caste che tengono sotto scacco il popolo. La commistione, spesso, con la criminalità organizzata, con le massonerie o con l’antimafia di facciata, ha reso molte flaccide mosche forti come calabroni».
“Forza del Popolo – si legge nel manifesto – aderendo sul piano costituzionale al principio formale della tripartizione delle funzioni dello stato, contesta la manifestazione sostanziale attuale del “potere” dello stato, caratterizzato da continue e sempre più gravi degenerazioni di un potere abile a preservare se stesso, senza conseguire l’obiettivo posto alla radice della sua funzione, anzi costituendo esso stesso causa di molti mali”.
A una parte della magistratura Musso rimprovera atti di «irresponsabilità», per aver «consentito al malaffare, alla corruzione e alla criminalità di fiorire all’ombra delle leggi e per avere rallentato l’opera di verità e di giustizia di moltissimi magistrati impegnati in prima linea, a rischio della propria stessa vita». I nomi e la memoria di Borsellino e Falcone sono per il fondatore di Forza del Popolo due bussole che indicano la rotta da seguire.
E i governi? Musso in proposito non è tenero: «Per mezzo di una burocrazia ottusa, parassitaria ed ostile, sono stati sin qui essenzialmente impegnati a spremere il popolo come un limone, con l’imposizione forzosa di tasse e gabelle di ogni genere. Nello stesso tempo, per rendere concreti i servizi al cittadino, i governi hanno affidato le entrate pubbliche a veri e propri comitati d’affari. Gli appalti sui beni pubblici sono divenuti oggetto delle speculazioni illecite più scandalose della nostra storia, con costi altissimi a fronte di servizi inefficienti o fallimentari».
In che modo si può tornare allo spirito della Costituzione e ricostruire? «In un certo senso – risponde Musso citando il manifesto del movimento – il legislatore della Costituzione è ancora vivo, non è mai morto, perché il popolo precede la legge ed è sempre pronto a rovesciare il tavolo e a riscrivere le regole come e quando vuole. La forza del popolo, in tal senso, è dirompente e non conosce ostacoli. La forza del popolo è l’unica forma di potere legittima, perché promana dallo stato naturale delle cose, in cui persone libere e uguali si danno delle regole per la pacifica coesistenza, per la solidale collaborazione, per la tutela della persona. La forza del popolo è l’unica forma di potere legittima perché alla radice impedisce che una teoria politica possa riportare ad epoche passate caratterizzate da schiavismo, guerre, divisioni».
Sembra facile. E poi non c’è in queste parole l’evocazione, sia pure ben celata, della ghigliottina di giacobina memoria? «Ma quando mai», ribatte con decisione l’avvocato. «La forza del popolo – continua Musso – va intesa come forza motrice della storia. Gesù ha condannato le fondamenta stesse dei sistemi di governo strutturati sulla violenza e sul comando. Gli attuali sistemi politici continuano a fondarsi sulla violenza e sul comando e tengono in schiavitù miliardi di persone, privandole della possibilità di vivere serenamente e costringendole alla mera sopravvivenza fisica ed alla ricerca estenuante e non decorosa dei mezzi di sostentamento. Ecco perché nel terzo millennio più che di “potere” o di “poteri” bisogna affermare l’umiltà e lo spirito di servizio nelle funzioni affidate ai dipendenti pubblici; mentalità presente in grandi persone, che hanno dato la vita per il prossimo».
Il famoso “spirito di servizio” di cui parlava Falcone? «Proprio quello. Nel Vangelo – aggiunge Musso – Gesù esorta al buono spirito di servizio: “i capi delle nazioni dominano su di esse ed i grandi esercitano su di esse il potere. Non così dovrà essere tra di voi: ma colui che vorrà diventare grande tra di voi, si farà vostro servitore, e colui che vorrà essere il primo tra di voi si farà vostro schiavo”. Queste parole ho voluto scriverle a chiare lettere nel manifesto».
La parola popolo di questi tempi evoca il populismo. E il populismo a sua volta odora di antipolitica. Cosa rispondere a chi le chiede quali sono le differenze tra Forza del Popolo da una parte e Lega e Movimento Cinque Stelle dall’altra? «Forza del Popolo rifiuta slogan e campanilismi. Soprattutto fonda la sua azione su un terreno, preparato con estrema cura, fatto di profonda cultura giuridica e politica, a cominciare dalla formazione dei quadri, fin dalle associazioni locali di base. Cultura politica e universalità. Direi che alla base ci sia cultura tout court». «L’antipolitica – conclude Musso – non può essere la negazione delle regole che sovrintendono ai meccanismi democratici e di raccolta del consenso, ma, più semplicemente, è un movimento di opposizione al potere, affinché esso divenga servizio. Nessuna dittatura è migliore di un’altra: sono tutte da abbattere».
Bruno Ghiglieri
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