Questo naturalmente per i colossi, se fosse stata una tassa soltanto per le piccole imprese?
Manca l’intesa sui dettagli tecnici e l’Ocse rinvia le scadenze di un anno. L’accordo sulla definizione del trattato multilaterale alla base del primo pilastro per la tassazione dei giganti del digitale a livello Ocse è ancora in sospeso
Web tax congelate fino al 2025. Manca l’intesa sui dettagli tecnici e l’Ocse rinvia le scadenze di un anno. L’accordo sulla definizione del trattato multilaterale alla base del primo pilastro per la tassazione dei giganti del digitale a livello Ocse, contenuto nella riforma del fisco internazionale approvata nell’ottobre del 2021, è ancora in sospeso. Martedì, 138 membri dell’Inclusive framework dell’Ocse/G20 sull’erosione della base imponibile e il trasferimento degli utili (Beps) hanno accettato di posticipare l’applicazione di nuove imposte sui servizi digitali (Dst) di un altro anno al fine di concludere i negoziati sul primo pilastro. Gli oltre 30 paesi, inclusa l’Italia, che hanno già in vigore o hanno pianificato imposte nazionali sui servizi digitali, hanno concordato di congelarle attraverso una clausola di standstill fino alla fine del 2024 e di eliminarle del tutto una volta che il primo pilastro avrà preso forma.
Il Canada ma anche Russia, Bielorussia, Pakistan e Sri Lanka hanno rifiutato di approvare l’estensione. Tuttavia, il vero problema emerge con Ottawa e un possibile scontro con gli Stati Uniti. Il paese ha approvato una nuova tassa sui servizi digitali che entrerà in vigore il 1° gennaio 2024. La scorsa settimana, la rappresentante commerciale degli Stati Uniti, Katherine Tai, ha esortato il Canada ad astenersi dall’imporre una tassa sui servizi digitali mentre il processo dell’Ocse continua. La minaccia è quella di riaccendere le tensioni commerciali se il Canada dovesse procedere con i propri piani per tassare i big del tech, come già successo dopo le minacce Usa nei confronti di Italia e Francia. Nell’ottobre del 2021, l’Italia e altri quattro paesi europei (Austria, Francia, Spagna e Regno Unito) avevano definito i termini di un accordo transitorio con gli Usa per il passaggio dalle attuali web tax verso la nuova soluzione Ocse. Secondo l’accordo, le web tax saranno in vigore fino a quando sarà efficace il primo pilastro e sarà offerto un credito fiscale per rimborsare l’ammontare della tassa raccolta in eccesso se l’accordo Ocse fosse stato implementato prima.
Il primo pilastro della riforma Ocse mira a riformare i diritti di imposizione sulle imprese multinazionali con almeno 20 miliardi di euro di fatturato e con una redditività superiore al 10%, principalmente nel settore tecnologico. Un meccanismo trasferisce parte dei diritti di tassazione di tali società dai paesi di residenza, spesso paradisi fiscali, verso i paesi-mercato, generalmente più popolosi. Secondo le stime dell’Ocse, questo meccanismo sposterà la tassazione di circa 200 miliardi di dollari di fatturato.Il piano attuale, come riferito ieri, è quello di far firmare il trattato multilaterale entro la fine dell’anno, con l’entrata in vigore nel 2025 anziché nel 2024. Se almeno 30 paesi firmeranno, purché rappresentino almeno il 60% delle 100 società interessate dal primo pilastro, il congelamento delle imposte digitali nazionali sarà esteso fino alla fine del 2024, con l’opzione di ulteriori estensioni fino alla fine del 2025. La politica polarizzata degli Stati Uniti rende improbabile che l’accordo venga ratificato al Congresso, dove le modifiche ai trattati fiscali richiedono una maggioranza di due terzi al Senato; attualmente, la Camera è divisa da 51 a 49 a favore dei Democratici.
Fonte: https://www.italiaoggi.it/news/web-tax-congelate-fino-al-2025-2607126
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