Dopo il blitz si è riunito il consiglio comunale. Ma l’inchiesta è stata liquidata in 10 minuti
TRAPANI – Oggi cominceranno, probabilmente per concludersi in giornata, gli interrogatori di garanzia dei tredici indagati dell’inchiesta “Aspide”. Ieri l’indagine ha provocato un vero e proprio terremoto nella sanità pubblica siciliana, cominciando da Trapani, centro dell’inchiesta coordinata dalla Procura diretta da Gabriele Paci e condotta dalla guardia di finanza. Gli indagati verranno sentiti dal gip Samuele Corso.
Imbarazzato silenzio
Ieri sera si è riunito il Consiglio comunale di Trapani, senza però il suo presidente, Anna Lisa Bianco, finita agli arresti domiciliari. L’accusa nei suoi confronti è corruzione. Il prefetto Daniela Lupo ha firmato il decreto di sospensione dalla carica, stessa cosa ha fatto per un altro consigliere comunale di Mazara del Vallo, Giovanni Iacono Fullone, imprenditore specialista nel settore delle sanificazioni, anche per lui l’accusa è di corruzione.
Ma quello che ha fatto parecchio impressione ieri pomeriggio è stato il silenzio delle istituzioni. A Palazzo Cavarretta, sede del Consiglio comunale di Trapani, la vicenda dell’indagine “Aspide” è stata liquidata in meno di dieci minuti. I pochi intervenuti, dai banchi della maggioranza quanto da quelli dell’opposizione, hanno seguito l’indirizzo che in mattinata aveva dato il sindaco Giacomo Tranchida, esprimendo fiducia nella magistratura e auspicio che gli indagati possano chiarire la loro posizione.
Maggioranza e opposizione
L’indagine “Aspide” ha coinvolto sia la maggioranza con l’arresto di Bianco, sia l’opposizione con il coinvolgimento del capogruppo di Fratelli d’Italia Gaspare Gianformaggio. Quest’ultimo non è stato raggiunto da una misura cautelare. Ieri pomeriggio era tra gli assenti in aula. “Anche se con il mare in tempesta – ha detto in apertura di seduta il vice presidente Andrea Genco, al quale toccherà occuparsi della gestione del consesso civico – abbiamo il dovere di andare avanti avendo la responsabilità di amministrare la città”. Il Consiglio comunale ha deciso di presentarsi alla città con un’immagine garantista, ma ciò che è emerso è stato un imbarazzato silenzio.
Un atteggiamento che stona se raffrontato al dibattito politico delle ultime sedute, quando tra maggioranza e opposizione sono volate parole grosse. L’intitolazione (proposta dall’opposizione, dai banchi dell’Mpa) di una villa comunale alla vittima della mafia Peppino Impastato, il militante di sinistra e giornalista ucciso nel 1978 a Cinisi per ordine del boss Tano Badalamenti, e l’annuncio di volere ricordare in analoga maniera il giornalista e sociologo Mauro Rostagno, ucciso a Trapani nel 1988 dalla mafia (proposta lanciata dai banchi del Pd), hanno agitato parecchio le acque, con il tema della legalità e della lotta alla mafia che così hanno fatto ingresso in aula. Il silenzio di ieri è stata forse la risposta meno opportuna, è facile immaginare che il coinvolgimento di consiglieri degli opposti schieramenti ha indotto le parti a non “guerreggiare”. Di guerre bastano, purtroppo, quelle vere. Avviare un dibattito su cosa sia diventata la sanità pubblica sarebbe stata cosa buona e giusta.
Affari e assunzioni
L’indagine “Aspide” ha dimostrato che l’emergenza Covid, è stata occasione per alcuni di fare affari e assunzioni. Bianco e Gianformaggio sarebbero stati assunti grazie, secondo l’accusa, alle spinte ricevute dai massimi vertici dell’Asp; Fullone sanificava le strutture sanitarie scavalcando gare e contratti. In cambio il frigorifero del provveditore dell’Asp, la dottoressa Mariapia Messina, finita in carcere, si riempiva di pregiato pescato mazarese.
Bianco e Gianformaggio sono stati presentati all’insediamento del Consiglio comunale di Trapani come gli enfant prodige della politica. Bianco era stata consigliere comunale già nella precedente consiliatura, Gianformaggio è tra gli esordienti. Tutti e due eredi di una tradizione politica. Da una parte Peppe Bianco per decenni consigliere comunale e presidente del consesso civico. Anche lui è passato per vicende giudiziarie. Erano i primi anni del 2000 quando l’allora prefetto Fulvio Sodano lo sospese per una condanna per corruzione. Gaspare Gianformaggio è figlio di un medico, il primario di otorinolaringoiatria Carlo Gianformaggio, indagato con obbligo di dimora, impegnato pure lui in politica e nelle istituzioni. Passato da Forza Italia alla prima fila delle platee dem quando assessore alla Sanità era il salemitano Baldo Gucciardi (Pd), al quale si era molto avvicinato. Infine la spinta bipartisan che lo ha portato alla vice direzione sanitaria dell’Asp, braccio destro del direttore Gioacchino Oddo, finito in carcere.
Come il Marchese del Grillo
E veniamo a chi ha causato il terremoto. Il direttore Oddo. A scorrere le 514 pagine dell’ordinanza cautelare, leggendo il contenuto delle intercettazioni, viene in mente uno dei più bei film dell’indimenticato Alberto Sordi, “Il Marchese del Grillo”, la pellicola del famoso “io sono io e voi nun siete un c….”. Ma in quel film accade anche un’altra cosa. Quando i gendarmi del Papa si presentano a casa del marchese per eseguire contro di lui un ordine di carcerazione, l’anziana marchesa risponde a curiosi e increduli che Onofrio, il Marchese del Grillo, li aveva infangati a tutti. La figura del direttore sanitario pro tempore dell’Asp di Trapani, Gioacchino Oddo, sembra sovrapporsi a quella del personaggio cinematografico. Solo che il marchese suscitava risate. Oddo no, e non solo per via di quella presunta relazione sessuale pretesa per rinnovare ad una donna, sua conoscente, una patente di guida.
Da denunciante a denunciato
L’indagine “Aspide” è nata proprio da una denuncia di Oddo. Nel 2020 viene arrestato il manager dell’Asp Fabio Damiani, Oddo è preoccupato che possano venire fuori le magagne a proposito di respiratori e altro acquistati per fronteggiare l’emergenza Coronavirus dentro gli ospedali, e allora presenta una denuncia. Ma presto da denunciante si ritroverà ad essere denunciato. Le cimici fatte piazzare dentro l’Asp dai pm Sara Morri e Francesca Urbani cominciano a far venire fuori il marcio del palazzo. Oddo si presenta al suo interlocutore come un potente. Intercettazioni audio ma anche video. Le immagini lo coglievano spesso a mimare discussioni con chi lo andava a trovare quando c’era da parlare di questioni “delicate”, o a scrivere qualcosa su “pizzini”. Poi l’abitudine imposta era quella di lasciare fuori dalla stanza i telefonini, oppure fare veri e propri summit nell’antibagno degli uffici dell’Asp.
Fuga di notizie
Gli indagati ad un certo punto hanno saputo che erano finiti sotto intercettazione. Carlo Gianformaggio e il funzionario Asp Nicola Ganci sono indagati proprio per aver saputo da una gola profonda dell’inchiesta in corso e si sono premurati di informare il direttore Oddo. Oddo che frattanto si relazionava con il dirigente Antonio Sparaco, relazione stretta, dopo che questi si era visto passare di grado, forse anche pensando che il rapporto che lega Sparaco ad un giudice, la dottoressa Lucia Fontana, potesse forse aiutarlo. Sono aspetti dell’indagine che sembrano indirizzati verso approfondimenti investigativi. Oddo sapeva anche chi della finanza stava indagando, e non è riuscito a sfuggire all’essere intercettato quando definiva “teste di m…” gli investigatori.
All’Asp di Trapani poi sembra che sedeva da principessa e non da funzionaria incaricata del provveditorato, la dottoressa Mariapia Messina, finita come Oddo in carcere con un vero e proprio campionario di accuse. Ha messo nei guai anche il suo convivente, il noto dentista trapanese Alberto Adragna. Tutti e due sono parecchio noti nei salotti della città, ma disponibilità, gentilezza e savoir faire, loro caratteristiche distintive, spariscono leggendo la misura cautelare. Emergono spavalderia, sfrontatezza, e la convinzione di essere intoccabili. Non sono riusciti ad evitare guai giudiziari.
Fonte: https://livesicilia.it/trapani-inchiesta-aspide-asp-interrogatori/
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