Il 22 aprile 2020 il Comitato tecnico-scientifico (CTS) ha pubblicato la «Valutazione di politiche di riapertura utilizzando contatti sociali e rischio di esposizione professionale». Su questo documento il Governo ha fondato la politica sanitaria dei prossimi mesi, con pesantissimi risvolti sociali ed economici.
Stiamo parlando di un rapporto non firmato, incompleto, «riservato», mai depositato su un pubblico archivio scientifico, né sottoposto ad alcuna rivista scientifica, di epidemiologia a libero accesso o con «peer review» tradizionale o aperta.
Un report che – a detta di diversi esperti, matematici, epidemiologi e ricercatori – presente non poche criticità (per esempio, presume come sole variabili rilevanti quelle legate all’età, i luoghi d’incontro e le occupazioni, ma non le condizioni delle diverse regioni e stagionali, né considera un’anomalia internazionale e nazionale come la #Lombardia, la regione che ha presunti decessi dovuti alla propagazione del #coronavirus tre volte quelli della #Cina).
Del resto, nella gerarchia della #medicina delle prove di efficacia («evidence-based medicine») la modellistica matematica occupa il livello più basso. Il motivo è presto detto: in relazione al Covid-19, per dire, i gruppi di ricercatori utilizzanti modelli diversi sono arrivati a conclusioni radicalmente difformi. Con buona pace di chi fa della scienza un credo e della sua essenza un dogma.
A questa «scienza di regime» si contrappongono le sempre più cospicue esperienze REALI di medici, esperti, ricercatori e professionisti che lavorano sul campo (e non in qualche studio televisivo) per cui i numerosi casi siano dovuti in parte a errori diagnostici e all’incapacità del sistema sanitario italiano, dissennatamente definanziato nell’ultimo decennio. E, soprattutto, gli si contrappongono i #dati.
L’andamento della #mortalità giornaliera del periodo ottobre 2019 – aprile 2020 è analoga alla mortalità del medesimo periodo a cavallo tra il 2016 e il 2017, come pubblicato dal Ministero della Salute il 22-28 aprile 2020 nel rapporto settimanale del sistema di sorveglianza della mortalità giornaliera.
Anche uno studio del National Institute of Health (USA) che racconta l’andamento della mortalità in tutto il territorio italiano dal 1969 al 2002 mostra come il picco di mortalità (sempre collocato nei primi mesi dell’anno) sia molto variabile: negli anni più miti raggiunge i 50.000 morti al mese, in altri anni il picco supera i 70.000 morti al mese, una variabilità entro cui anche i 12.000 morti al mese attribuiti a Covid-19 sono abbondantemente compresi.
Il dr. Alessandro Buonsignore, presidente dell’Ordine Medici della Liguria, ha recentemente dichiarato che: «una problematica che riguarda tutto il nostro Paese è collegata al fatto che in Italia si sia deciso di inserire nel numero di decessi da Coronavirus, TUTTI i casi di coloro che sono stati scoperti positivi al Covid-19, durante la propria vita o addirittura nel post-mortem. Quindi praticamente stiamo azzerando quella che è la #mortalità per qualsiasi patologia naturale che sarebbe occorsa anche in assenza del virus. Lo dico con cognizione di causa, lavorando nell’Istituto di Medicina Legale dell’Università di Genova, dove abbiamo contezza che all’obitorio comunale di Genova,i decessi per patologie non-Covid-19 sono praticamente scomparsi».
Ho chiesto al #Governo di rispondere su quanto sopra riportato e – soprattutto – di chiarire cosa intenda quando sostiene di seguire le indicazioni della «scienza», posto che della #scienza correttamente intesa si sono violate le più elementari e ordinarie regole procedurali.
L’articolo del prof.re Marco Mamone Capria dell’Università di Perugia lo trovate qui ?
http://www.dmi.unipg.it/…/…/nuocontri_3/covid_CTS_mamone.pdf
Qui l’intervista al dr. Alessandro Buonsignore ? https://www.primocanale.it/…/polemica-sui-numeri-del-corona…
L’interrogazione completa la trovate qui ?
https://aic.camera.it/aic/scheda.html…
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