Colao e i conflitti d’interesse taciuti dal Governo Conte
Ormai è prassi che il nostro Governo affidi a soggetti privati la gestione della cosa pubblica, esautorando il Parlamento di tutta la sua ragion d’essere, e spendendo denaro pubblico per pagare persone di cui non sono chiari né gli interessi né le motivazioni della scelta.
Tra questi vi è Vittorio Colao che nell’aprile 2020 ha ricevuto dal Governo l’incarico di guidare un gruppo di esperti nel compito di individuare le misure necessarie da adottarsi per affrontare la crisi economica scaturita dalla gestione della cosiddetta pandemia.
Sul sito del Governo, si legge che #Colao è un «Dirigente di azienda» senza alcuna ulteriore precisazione, curriculum o qualifica. Alla faccia della trasparenza.
Perché proprio a lui è stato affidato il mandato di decidere delle sorti del nostro Paese in un momento così delicato e critico? Non è dato saperlo, sebbene più volte ne abbia chiesto conto.
Così come ho chiesto conto delle esperienze lavorative di Colao, passate e in essere. Colao non solo è stato per anni amministratore delegato di #Vodafone Italia, ma tuttora risulta essere consigliere di amministrazione di #Verizon, principale fornitore di banda larga e di telecomunicazioni al mondo, dal 2017 seconda società di telecomunicazioni per fatturato dopo AT&T.
Uno dei pilastri del programma di ripartenza sottoposto da Colao al Governo (ad oggi accantonato ma certamente non stracciato) prevedeva – guarda caso – l’implementazione massiccia della nuova tecnologia #5G, attraverso l’innalzamento dei limiti di esposizione elettromagnetica e il divieto di qualsiasi forma di opponibilità locale.
Alla faccia del conflitto d’interesse. È bene ricordare che la pubblica amministrazione dovrebbe orientare la propria attività alla trasparenza, al buon andamento ed alla imparzialità e dovrebbe adottare le proprie scelte tenuto conto dell’interesse collettivo.
Sarebbe quindi opportuno sapere se il Governo fosse stato a conoscenza di quanto esposto e dei documenti sopracitati ai fini della selezione del dottor Colao a capo della «task force» sopra richiamata, a partire dal suo curriculum vitae e, infine, se il Governo intenda fornire elementi, a norma di legge, sull’assenza di conflitto di interessi, anche solo potenziale, per tutti i componenti della suddetta «task force».
Qui potete leggere la mia interrogazione in merito ?https://aic.camera.it/aic/scheda.html…
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