L’indagine nascerebbe dalla denuncia del titolare di un’impresa di prodotti informatici, che si sarebbe accorto che qualcosa non andava in alcune gare
Poste italiane, 16 dirigenti nel mirino della Guardia di Finanza e della Procura di Roma per corruzione
Una maxi inchiesta della procura di Roma starebbe per travolgere Poste Italiane. Secondo quanto riporta Dagospia, che cita Repubblica, sarebbero 16 gli indagati tra alti dirigenti, funzionari e rappresentanti legali, di tre grandi aziende italiane, accusati di aver pilotato gare pubbliche a suon di mazzette. Un giro di corruzione scoperto dai magistrati per condizionare gli appalti e assegnarli agli amici.
L’indagine nascerebbe da una denuncia da parte del titolare di un’impresa, che si sarebbe accorto che qualche cosa non andava in alcuni appalti. La sua azienda, infatti, pur in regola veniva sistematicamente esclusa, e ogni modifica per cercare di vincere una gara si rivelava inutile. Dall’altro lato sempre le stesse aziende vincevano e ottenevano importanti commesse a sei zeri. All’inizio l’imprenditore avrebbe avuto solo dei sospetti, ma la sua intuizione non si sarebbe rivelata infondata: con il passare del tempo, l’uomo si sarebbe infatti accorto che uno dei suoi principali concorrenti aveva presentato delle fatture false per dei servizi collegati all’informatica che non aveva mai eseguito. Ebbene le fatture false avevano una chiara funzione, dovevano da un lato dimostrare che l’impresa era capace di erogare tutta una serie di prestazioni dall’altro che il volume d’affari dell’azienda le permetteva di poter concorrere a determinati appalti.
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La prova scovata dall’imprenditore, costantemente escluso da Poste, non diceva nulla sul presunto giro di mazzette ma, sempre secondo quanto riporta Dagospia, a questa conclusione sarebbero arrivati i finanzieri del nucleo speciale spesa pubblica e il sostituto procuratore Giulia Guccione dopo le indagini.
I tre lunghi anni di indagine starebbero per concludersi con gli avvisi di garanzia ex art. 415 bis, la chiusura dell’inchiesta che è ormai alle porte. L’accusa dei pubblici ministeri di piazzale Clodio è netta: corruzione e turbativa d’asta, per decine di milioni di euro.
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