LA RIVOLTA DI NAPOLI (A cura di Edoardo Vitale, Presidente di Sud e Civiltà, ex magistrato)
La libertà personale è inviolabile. Lo dice la Costituzione italiana (art. 13), che prevede condizioni molto rigide per ogni limitazione della libertà fisica e morale. La libertà personale è il presupposto di tutte le altre libertà. Ma non è solo la Costituzione a considerare la libertà il valore supremo. Lo dice innanzitutto il diritto naturale, tanto è vero che nessun popolo ha mai creduto che la salute sia più importante della libertà. Anzi, tutti i popoli onorano come eroe chi ha dato la vita per la libertà. I nostri politici dovrebbero saperlo bene. Certo, in caso di grave emergenza la comunità può accettare per breve tempo limitazioni della libertà.
Infatti la gente, anche tanti che non erano convinti e che non si fidavano del governo, ha passato settimane interminabili chiusa e imbavagliata. Già allora c’erano molte cose da contestare, soprattutto il fatto che lo stato si era fatto trovare completamente impreparato. E anzi aveva impoverito la sanità e vergognosamente abbandonato al degrado quella del Sud. Molti, poi, si sono lamentati perché al Sud che aveva pochi contagi sono state imposte le stesse restrizioni delle zone rosse del Nord. Nonostante tutto, Napoli e il Sud sono state notevolmente disciplinate, anche se queste regole sono costate lacrime e sangue. A quel punto i politici, se avessero avuto a cuore la libertà delle persone, che la costituzione, ma prima di tutto la coscienza, impone di difendere come bene supremo, avrebbero dovuto correre ai ripari e eliminare le carenze che avevano reso grave la crisi (mancanza di terapie intensive, disposti letto, di attrezzature, di personale sanitario, ecc.).
Ci hanno detto per mesi che erano quelle carenze ad avere reso pericolosissima questa epidemia. Se avessero risolto questo problema, avrebbero comunque dovuto rispondere davanti al popolo dei danni terribili provocati alla vita della gente dalla loro negligenza o peggio, con la rovina economica di milioni di persone, la scuola in ginocchio, la cultura e lo sport in coma. Senza contare i suicidi, le depressioni, le malattie gravi non curate! Ma lo stato non ha risolto nessuno dei problemi che avevano reso grave l’emergenza covid. Eppure sapevano che una seconda ondata avrebbe gettato nella rovina e nella disperazione un’infinità di persone. E nemmeno ha aiutato le persone in difficoltà, a parte qualche intervento insufficiente, poco più che elemosine. I politici dunque sono terribilmente recidivi. Avrebbero risolto quasi ogni problema, se solo si fossero occupati della gente con la stessa premura e lo stesso riguardo con cui hanno stipulato accordi con le industrie che lucrano sulla pandemia, a cominciare dall’azienda di John Elkann, membro del Bilderberg, che ha trovato subito a chi vendere le sue mascherine. Affare che dura, fino a che ci obbligano a metterle.
Ma c’è di peggio. Hanno anche abbandonato la gente alla rovina, senza nemmeno alleggerire seriamente il peso delle tasse su chi sta per precipitare nel baratro della povertà. Però non hanno capito che la pazienza della gente stava per finire. Che anche quelli che avevano votato per disperazione, magari divertiti da certi monologhi da Rambo, stavano aprendo gli occhi. Fare gli spiritosi quando la gente vede la rovina della propria famiglia non è intelligente. Terrorizzare il pubblico con le radiografie di un malato, quando c’è chi vive in uno stato di grave disagio psicologico, è un altro grosso errore. E vietare a medici e dirigenti sanitari di rilasciare interviste ai giornalisti, una prepotenza degna di un tiranno, ha fatto capire a tutti che ai nostri politici le libertà non stanno affatto a cuore. Anzi. Il che vuol dire che forse non intendono tornare alla normalità. Del resto, sembrava strano il fatto che già all’inizio della pandemia i giornali dicessero che nulla sarebbe più stato come prima.
Quindi ci abituavano all’idea che quello che si perdeva si perdeva per sempre. E non a caso hanno colpito soprattutto il turismo e la ristorazione, cioè proprio i settori che alimentano l’economia locale. Adesso fanno marcia indietro, parlano di aiuti, ma la gente che soffre c’era anche prima, quando minacciavano chiusure sempre più spietate. Se ne sono accorti solo dopo le proteste? Non sono più credibili. Hanno tirato troppo la corda. Addirittura sono riusciti a fare svegliare il vulcano che dorme, cioè quel popolo di Napoli che raramente si muove, e di solito lo fa quando è minacciata seriamente la libertà. Forse perché a causa dei pregiudizi contro Napoli e della poca conoscenza della storia non sapevate che il simbolo di Napoli è il cavallo impennato, simbolo di fierezza e di indomita libertà!
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