Avv. Angelo Di Lorenzo
Avvocati Liberi
Il sindaco di Bologna ha pensato bene di accollare le opere di ripristino dei tratti stradali e dei terreni delle scarpate alluvionate a carico e spese dei suoi concittadini.
Con una ordinanza che ha più di un editto reale, il primo sire dem ha rilevato la “massima allerta” del rischio idraulico ed idrogeologico dei territori della Città Metropolitana di Bologna per l’eccezionale ondata di maltempo del maggio scorso, che ha comportato diffusi fenomeni di dissesto, smottamenti, frane collinari che hanno compromesso la viabilità e la pubblica sicurezza.
Bravo sindaco, tu si che sai guardare al futuro.
Ebbene, l’indovino al contrario, ha ben pensato di intervenire dal divano della casa comunale per ripristinare la circolazione nelle strade pubbliche interessate dallo scivolamento di rilevanti masse di terreno provenienti dalle scarpate di monte, ordinando alle proprietà private delle aree da cui hanno avuto origine gli smottamenti di terreno che hanno invaso, ostruendole, le strade comunali, l’avvio immediato delle opere di bonifica e sgombero, ognuno per propria competenza e in solido tra loro, nell’ambito di ogni gruppo riferito alla stessa strada, con il ripristino totale dei luoghi (scarpata di monte e fosso stradale di monte).
Insomma, le proprietà dei terreni smottati si devono assumere i costi dell’alluvione, questo è il concetto di solidarietà sociale del PD e della sua ideologia progressista.
E se non paga uno, la solidarietà si estende al vicino, che paga tutto per tutti.
Il sindaco ha ordinato ai privati di nominare e comunicare (oltre che pagare) entro 5 giorni un tecnico abilitato a cui però, l’incarico di ripristinare i rispettivi tratti stradali in elenco verrà assegnato dal Comune.
Quindi il comune di Bologna, dall’alto del suo spirito autoritario e indemocratico, ha deciso di imporre interventi obbligatori a carico dei privati per ripristinare i danni arrecati dalla stessa amministrazione se pensiamo ad una inadeguata manutenzione dei siti collinari ovvero alla omessa costruzione di opere di contenimento atte a prevenire questo tipo di calamità, oppure, rimanendo in un’ottica ingenua, parliamo di danni per eventi eccezionali dovuti a catastrofi naturali, che comunque dovrebbero essere gestiti dalla Pubblica Amministrazione o dalla Protezione Civile e mai, mai dai privati.
I privati sono alluvionati, sono i danneggiati, sono le persone (insieme alle loro cose) da assistere e soccorrere, e non invece da comandare di pagare i danni che hanno subito per colpe non proprie.
La garanzia della stabilità e della manutenzione delle ripe stradali e tutti i relativi adempimenti devono essere sostenuti dal Comune, e non invece scaricati sui singoli.
È questo il concetto di solidarietà sociale da parte di incapaci bravi solo a ordinare prestazioni personali e patrimoniali alla popolazione per raggiungere scopi e adempiere compiti che loro, per deficienza strutturale, organica e umana, non riescono a fare.
L’approccio è sempre lo stesso, la paura, il terrore e la colpa addossata ai singoli, costretti ad assumere costi per sostenere le “misure” della pandemia, della guerra, dell’energia, delle politiche green ed ora anche delle catastrofi naturali quali alluvioni e terremoti.
L’ideologia è sempre la stessa, pd o fdi non cambia nulla, tanto sono sempre le vittime a pagare, ad essere punite proprio per il fatto di essere vittime, cui l’Amministrazione comunale di Bologna, nella sua più profonda tradizione arancione, ordina l’accollo e il peso canticchiando “bella ciao”.
Il bello veramente è che si organizza pure la raccolta fondi: gli italiani vengono chiamati a donare 2 euro.
Ma a chi vanno questi soldi?
Non già per ripristinare i territori alluvionati a questo punto, visto che ci devono pensare i privati sventurati, ma forse vanno a ripristinare le casse pubbliche alluvionate pure quelle.
Anche questa è solidarietà, la solidarietà della vergogna.
Cittadini bolognesi rifiutatevi
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