di Cesare Sacchetti
L’ultimo articolo che abbiamo pubblicato riguardo al vero contenuto dei sieri ha suscitato un acceso dibattito tra i lettori.
Sono stati in molti a confermare che effettivamente quando si accende il Bluetooth e ci si accosta ai vaccinati, si rilevano quei singolari codici alfanumerici che non corrispondono a nessun dispositivo riconoscibile, a differenza di quanto accade per gli altri telefoni cellulari, computer o orologi cosiddetti “smart”.
Sono i cosiddetti codici MAC, Media Access Control, che sono presenti all’interno del corpo dei vaccinati poiché questi sono stati iniettati con dei vaccini che contenevano nanobot e grafene.
La volta precedente abbiamo spiegato che l’interazione tra queste due sostanze è quella che permette ai primi di funzionare e di trasmettere il segnale, e al secondo di entrare nel nostro organismo e di penetrare i nostri organi e le nostre cellule.
Ora sorge un altro interessante aspetto su coloro che hanno sviluppato tale sofisticata tecnologia che a nostro giudizio può essere definita come una vera e propria arma nanotecnologica
Ido Bachelet: lo scienziato israeliano che ha lavorato sui nanobot
Nel 2013 e nel 2014, uno scienziato israeliano di nome Ido Bachelet, professore presso la università Ilan Bar di Tel Aviv, aveva realizzato una serie di conferenze nelle quali illustrava al pubblico questa tecnologia a dir poco avveniristica.
Bachelet inizia la sua prolusione mettendo in rilievo come la moderna somministrazione di medicinali spesso non sia affatto efficace perché le sostanze chimiche che immettiamo nei nostri corpi non vanno soltanto a interessare le cellule e gli organi affetti da varie patologie, ma anche le cellule sane e gli organi che non sono colpiti da nessun male.
L’analisi è in parte corretta anche se lo scienziato israeliano non si sofferma sul fatto che spesso è proprio la farmaceutica moderna fondata esclusivamente sul ruolo della chimica che andrebbe rimessa in discussione, ma certo non era quello lo scopo della sua ricerca.
Bachelet aveva in mente qualcosa di molto diverso. Quando inizia a parlare, ci tiene a precisare che quanto da lui detto in quell’occasione è assolutamente realtà, e non fantascienza, e vorremmo ricordarlo anche a quei lettori, pochi per fortuna, che si trovano ancora in un apparente stato di dissonanza cognitiva e negano la tecnologia dei nanobot.
Lo scienziato israeliano spiega intanto che in una sola siringa possono essere contenuti miliardi di nanobot in quanto la loro dimensione, 2000 volte inferiore a quella di un capello, non costituisce affatto un ostacolo per essere iniettati nel nostro corpo.
Una volta che questi robot, perché di questo si tratta, entrano nel nostro corpo, afferma Bachelet, iniziano ad entrare in contatto con le cellule malate e ad iniziare il loro processo di presunta guarigione.
E’ importante precisare come tale processo avviene. Bachelet spiega che questi nanobot sono collegati alla rete e possono essere controllati con un joystick da remoto dall’operatore che li controlla.
Per rendere ancora più chiaro il loro funzionamento, il ricercatore israeliano spiega che il medico che segue il proprio paziente può attraverso il suo telefono cellulare controllare lo stato di salute del suo paziente e servirsi dei nanobot per intervenire su eventuali patologie che la persona presenti.
E’ l’internet delle cose della quale abbiamo parlato nella precedente occasione. Mentre a Bachelet si illuminano gli occhi quando parla di questa tecnologia, noi invece abbiamo rabbrividito.
L’uomo che sta descrivendo lo scienziato della Ilan Bar non è più un uomo normale, ma uno che diventa connesso ad una rete di comunicazione esterna e che può essere potenzialmente manipolato dall’esterno da qualcuno che non ha affatto i presunti interessi filantropici di cui Bachelet parla.
Anche ammesso che possa esistere un qualche uso positivo della tecnologia dei nanobot, non sappiamo se questi possano poi essere in qualche modo spenti spontaneamente dal paziente ed espulsi dal proprio corpo oppure se si resti ostaggio della persona che li controlla da remoto con un joystick.
I nanobot in questione, e lo conferma lo stesso Bachelet, hanno poi un loro codice IP e dunque quando attraverso i nostri cellulari e delle applicazioni specifiche per vedere i segnali del bluetooth ci avviciniamo ai vaccinati e vediamo i loro codici, stiamo vedendo con ogni probabilità il codice emesso da quei dispositivi elettronici, soltanto che non abbiamo modo di accedere e risalire alla loro sorgente dato che questi sono controllati da una sorta di quartier generale informatico che sarebbe interessante sapere dove si trova.
Su questo abbiamo provato a sollevare la gravità della questione ad un livello anche giuridico, poiché le persone sono state impiantate con dei minuscoli e invisibili microchip senza il loro consenso, e ovviamente non può esserci alcun “consenso informato” che tenga, se si considera che Pfizer, Moderna, Astrazeneca e Johnson & Johnson hanno chiaramente mentito sul contenuto dei sieri.
Non c’è alcuna sostanza biologica in essi, ma soltanto una sofistica e letale nanotecnologia che non ha alcuno scopo terapeutico ma piuttosto quello di causare una complessiva degenerazione del sistema immunitario della persona vaccinata con un conseguente peggioramento della sua salute e alla sua morte.
Ogni giorno leggiamo di giovani vite che si spezzano e l’ultima di questa triste serie è quella di Lorenzo Morellini, morto sul campo di calcetto a soli 23 anni per il solito maledetto “malore improvviso”.
Non è normale che un ragazzo in buona salute e così giovane muoia improvvisamente soprattutto se non ha nessuna particolare malattia rara, come nel caso di questo giovane e del calciatore di serie C, Mattia Giani, morto in Toscana anche lui a soli 26 anni.
Un dirigente della sua società ha affermato di non aver mai visto nulla del genere. Bene, a lui chiediamo, o ai suoi famigliari, se questo ragazzo e gli altri che sono morti erano vaccinati.
Se le famiglie che stanno perdendo i loro cari vogliono sapere la verità su quello che è stato somministrato ai loro affetti, suggeriamo di vedere questa immagine qui sotto mostrata da Ido Bachelet nelle sue conferenze.
I nanobot ingranditi al microscopio mostrati da Bachelet nelle sue conferenze
E’ questo quello che hanno messo nel corpo dei vaccinati. Se si guarda al microscopio, non si trova nessun mRNA né nessun adenovirus di scimpanzé, ma soltanto grafene assieme appunto ai citati nanobot.
Sussisteva in alcuni ancora un certo scetticismo sul fatto che i nanobot potessero essere in grado di modificare il comportamento dei vaccinati, ma a coloro che ancora negano tale evidenza, suggeriamo di leggere non quanto scriviamo noi, ma quanto scrivono le pubblicazioni del mainstream scientifico che già negli anni passati affermavano chiaramente come questi dispositivi elettronici fossero in grado di cambiare anche il comportamento della persona.
Ad esempio, suggeriamo a costoro di leggere quanto sta accadendo in Cile, dove una commissione parlamentare ha approvato una legge per i cosiddetti “neuro diritti”, poiché la tecnologia attuale è già in grado di manipolare i circuiti neuronali di un individuo e di incidere sulla sfera del suo libero arbitrio.
E’ un campo inesplorato questo perché i presenti avanzamenti tecnologici hanno inevitabilmente delle implicazioni teologiche, in quanto l’uomo in tale condizione rischia di perdere la sua facoltà di distinguere il bene e il male, e di ritrovarsi ad essere soltanto una marionetta di altri soggetti che vogliono condurre alla distruzione il genere umano e controllare i superstiti attraverso impianti neuronali in modo da avere un perfetto ammasso di bestiame, o goyim come “amano” dire i talmudisti e più avanti vedremo il perché, pronto ad eseguire ogni direttiva dei vertici del potere mondialista, fortunatamente ora in pesante declino.
Se non dovessero nemmeno bastare i pareri dei giuristi e scienziati cileni al riguardo, allora invitiamo a leggere quest’altra pubblicazione scientifica sul ramo della neuroscienza, nella quale si spiega come tali dispositivi riescano a modificare e influenzare le decisioni di un individuo, senza che questi nemmeno se renda conto.
Israele e i legami con il mondo ebraico dei vaccini
Ora torniamo alla questione precedente, che è quella che riguarda la paternità di questa tecnologia dei nanobot e le implicazioni che questi possono avere per il controllo del nostro corpo.
Pfizer ha visto la prolusione di Bachelet e dev’esserne rimasta alquanto affascinata, in quanto sul suo sito ha annunciato con grande orgoglio di aver stabilito una collaborazione scientifica con il ricercatore e la sua università per lavorare congiuntamente sulla sviluppo di questi nanobot.
Al colosso farmaceutico di proprietà dei fondi di investimento BlackRock e Vanguard, allo stesso modo di Moderna, Astrazeneca e Johnson & Johnson, evidentemente interessava avere a disposizione una tecnologia in grado di iniettare nel corpo dei vaccinati dei nanobot che assicurassero che il grafene arrivasse alle cellule del nostro organismo,e i nanobot telecomandati da remoto sui quali ha lavorato Bachelet sono sembrati agli uomini del colosso farmaceutico il mezzo ideale per raggiungere questo obiettivo.
Non si può non vedere che nell’intero progetto vaccinale, c’è l’impronta israeliana ed ebraica. Se leggiamo, ad esempio, l’articolo scritto del quotidiano ebraico di Atlanta, l’Atlanta Jewish Times, dal titolo “I vaccini Covid hanno legami ebraici”, veniamo a conoscenza di alcune interessanti circostanze.
Ad esempio, probabilmente è già noto a molti lettori il fatto che Albert Bourla, amministratore delegato della Pfizer, sia di origini ebraiche e che sia un praticante del giudaismo .
La sua “opera” di produzione di questi letali vaccini deve essere sembrata meritoria alla sua comunità tanto da fargli guadagnare il premio Genesis nel 2022, una onorificenza che viene definita un premio nobel ebraico.
Bourla però non è l’unico nel mondo farmaceutico che ha prodotto i vaccini ad avere legami con il mondo ebraico e/o Israele.
Il dirigente a capo della sezione medica di Moderna, Tal Zaks, è un israeliano che si è laureato all’università di Ben-Gurion, e quando ha avuto modo di commentare gli sforzi profusi nello sviluppo dei sieri ha dichiarato che lui e gli altri ricercatori della sua casa farmaceutica “hanno lavorato giorno e notte” instancabilmente per arrivare a consegnare i vaccini, e considerato il contenuto di questi sieri, questa “febbre” per consegnare i sieri nel minor tempo possibile non era certo dovuta ad una immaginaria volontà di “guarire” le masse, quanto a far sì che esse fossero inoculate con un letale composto e attuare così il massiccio depopolamento in corso in tutta l’Europa Occidentale.
Sono stati in molti ad accostare questi personaggi al famigerato dottore nazista, Mengele, e questo ha provocato lo “sdegno” della comunità ebraica di Tessalonica, dalla quale Bourla proviene, che ha dichiarato che Bourla veniva definito come un genocida soltanto perché ebreo, quando in realtà molti nemmeno hanno guardato alle origini ebraiche dell’AD di Pfizer, ma a quello che stavano facendo i suoi “salvifici” vaccini a base di grafene e nanobot, qualcosa alla quale nemmeno lo stesso Mengele era arrivato.
Da subito è comunque emersa una strettissima collaborazione tra le case farmaceutiche e lo stato ebraico per far sì che questo farmaco arrivasse al maggior numero di persone nel mondo.
Israele è stata definita da molti il laboratorio privilegiato di tale sperimentazione, eppure la mortalità che risulta esserci in Europa Occidentale non sembra aver avuto luogo in Israele, poiché pare che lo stato ebraico non abbia distribuito i veri sieri alla sua popolazione, ma dei placebo a differenza di quanto avvenuto, ad esempio, in Europa dove non è stata trovata nessuna soluzione salina.
Il farmaco è talmente “miracoloso” che soltanto i cosiddetti “gentili”, uno dei termini ebraici per identificare i non ebrei, debbono prenderlo.
Se si guarda a quanto afferma questo rabbino all’inizio dell’operazione terroristica del coronavirus, forse si comprende meglio il perché.
Il rabbino afferma che quanto stava accadendo allora non riguardava in nessun modo gli ebrei o gli israeliani, ma il resto del mondo.
Le vittime designate della farsa pandemica erano tutti gli altri, noi, quelli considerati di “troppo” dai “grandi” magnati della finanza internazionale quali i famigerati Rothschild, Rockefeller, DuPont, e l’onnipresente Bill Gates, l’uomo dei vaccini.
Questo piano genocida non è stato evidentemente concepito in un giorno. E’ il “frutto” di decenni di lavoro, ricerca e investimenti che avevano il solo e preciso scopo di iniettare alle masse, con le dovute eccezioni, questo vaccino digitale che avrebbe portato alla morte fisica della persona e anche, sotto certi aspetti, a quella spirituale.
Il vaccino e i suoi danni spirituali
Su questo punto, ci sembra importante riportare la testimonianza del professor Francesco Lamendola assieme a quella di un monaco ortodosso.
Il professore nel corso di una trasmissione televisiva ha rivelato di aver avuto un colloquio con un sacerdote esorcista che nel corso appunto della sua opera di liberazione della persona posseduta ha appreso dall’anima dannata che tormentava il posseduto qualcosa di alquanto inquietante.
L’anima dannata avrebbe rivelato al sacerdote che nei vaccini ci sono delle sostanze così pericolose da mettere a rischio persino la salvezza spirituale della persona.
La somministrazione del siero è stata, per molti aspetti, un’anticipazione del futuro marchio della Bestia del quale si parla nelle Sacre Scritture e che nel tempo dell’Apocalisse porterà alla dannazione eterna degli uomini che decideranno di porselo sul proprio corpo per poter entrare nella società del Nuovo Ordine Mondiale.
Il siero non è completamente paragonabile al marchio ma ha una valenza simbolica molto simile in quanto le gerarchie massoniche e luciferiane che hanno concepito la farsa pandemica volevano che l’umanità fosse sottoposta ad una iniziazione satanica di massa, come ebbe a dire un famigerato esponente della società teosofica, David Spangler.
L’altra testimonianza citata del monaco ortodosso, e riferita da padre Savvas Agioritis, sembra però aprire uno spiraglio a coloro che si sono sottoposti a tale siero.
Il sacerdote in questione ha sofferto molto dopo la somministrazione del siero e ha sentito che il vaccino stava avendo anche degli effetti dannosi per la sua anima.
La confessione è ciò che ha aiutato questo monaco a liberarsi delle conseguenze negative spirituali che la vaccinazione gli aveva procurato.
Noi, umilmente, ci sentiamo di suggerire questa strada ai vaccinati che stanno soffrendo le conseguenze della vaccinazione.
Sappiamo che ci sono diverse persone che stanno proponendo terapie di cui non si sa molto e sappiamo che si sono messi all’opera i soliti avvoltoi, non molto differentemente da quegli avvocati senza scrupoli che truffavano le persone con le loro cause collettive e che affermavano, e tutt’ora affermano, che la farsa pandemica non sarebbe mai finita, altrimenti se la giostra si ferma, non c’è più modo di speculare sulla pelle della povera gente.
Se però quanto accaduto ha chiaramente una valenza ancor prima che politica, teologica o teleologica, ci sentiamo di suggerire ai lettori di trovare dei buoni sacerdoti, non ovviamente dei seguaci del culto vaccinale, che possano aiutare a confessare i vaccinati e ripristinare almeno la loro salute spirituale nella speranza che questa possa propiziare poi una completa guarigione corporea.
Le forze che hanno lanciato tale attacco sono certamente oscure e demoniache e vanno respinte con le armi giuste.
Soprattutto i lettori ricordino che il nemico va conosciuto in ogni suo aspetto altrimenti sarà sempre impossibile prendere le dovute contromisure.
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