Ci sono morti che arrivano tardi. E quella del Papa, quella vera, è avvenuta nel 2014.
Il resto è stata una lunga agonia istituzionale, un lento svuotamento della sua figura, ridotta a comparsa simbolica di un sistema che stava crollando sotto il peso delle proprie contraddizioni.
Da allora il Papato è sopravvissuto come un fantasma, un ologramma buono solo per sostenere narrazioni di emergenza, paura, silenzio e sottomissione. Ma oggi, con la morte ufficiale, si chiude anche il cerchio.
Il sipario cala definitivamente.
E non è un semplice cambio della guardia.
È l’inizio di una nuova era.
Perché insieme al Papa muore un intero impianto ideologico: quello che predicava la rinuncia, la colpa perpetua, il globalismo spirituale che si sovrapponeva a quello economico, l’universalismo vuoto che parlava di pace mentre benediceva i conflitti.
Nel mondo si avanza una nuova logica. I conflitti in Ucraina e in Medio Oriente non sono più isolati. Sono il riflesso di un grande rimescolamento.
In Ucraina si avvicina il momento delle scelte definitive.
L’Europa, stanca, sarà costretta a smettere i panni del burattino e iniziare a pensare con la propria testa. In Israele, l’operazione di pulizia contro Hamas riconosciuta come organizzazione terroristica da USA, UE, e altri stati ,non si fermerà davanti a nulla. E il mondo arabo dovrà capire se vuole restare ostaggio di un’ideologia di morte o scegliere il futuro, quello vero.
Intanto, nel silenzio delle stanze del potere, l’asse si sta spostando.
Giorgia Meloni ha scelto.
Non con parole, ma con atti concreti.
L’alleanza con Trump, con il nuovo blocco multipolare, con le potenze che vogliono ricostruire un mondo su basi di forza, identità, libertà economica e sovranità politica, è già in atto.
Non è più tempo di compromessi deboli.
Non è più tempo di religioni piegate alla politica.
Ci si aspetta un nuovo Pontefice, certo. Ma non basta cambiare un volto per salvare un sistema marcio. Serve altro. Serve un popolo che si sveglia. Serve un’umanità che ritrova il proprio coraggio.
Questo è il tempo in cui tutto si muove. L’Occidente, spinto da decenni nel sonno del benessere apparente, è chiamato a una nuova battaglia. E chi si ferma, chi resta nostalgico del vecchio ordine, sarà travolto.
La morte del Papa è il simbolo.
Ma il senso è più profondo: è il collasso dell’ipnosi collettiva.
È la fine di una narrazione.
È l’inizio di qualcosa che può essere immenso, se saremo all’altezza.
Marco Corradini