È Silvana Sciarra la donna di Conte per il Quirinale
Il capo del M5s ha condiviso il nome in una riunione ristretta. L’asse con Bettini, lo sgarbo a Renzi, la non ostilità di FI. La giudice costituzionale è la “miss X” a Cinque stelle nella corsa al Colle
Nel 2014 fu la prima convergenza parlamentare, a scrutinio segreto, fra M5s e Pd e un pezzo di Forza Italia. “Modello Ursula” ante litteram. Ma adesso, per uno strano giro della storia, ritorna come nome coperto di Giuseppe Conte per il Quirinale. Silvana Sciarra, giudice della Corte costituzionale, è la donna che il presidente del Movimento vuole lanciare al Colle dopo la quarta votazione per vedere “chi ci starà anche nel centrodestra”.
Per l’ex premier si tratta di un’ipotesi “più che robusta” da mettere in campo per cercare di dare le carte, uscendo così da un toto-Quirinale che lo vede finora giocare di rimessa su candidati proposti da altri partiti, ma non dai grillini che rimangono la prima forza del Parlamento. Sicché, qualora i rossogialli non riuscissero a trovare un’intesa larga non solo su Mario Draghi ma anche sulle altre opzioni circolanti che sembrano escludersi a vicenda (da Dario Franceschini a Elisabetta Belloni fino a Letizia Moratti), ecco la “miss x”.
La giurista di Trani, 73 anni, è la vera carta rosa che l’ex premier ha in mente per sparigliare e prevenire anche le contromosse di Luigi Di Maio, l’eterno rivale interno convinto che si possa ancora lavorare per cercare un accordo sull’ex banchiere centrale. Sciarra non dispiacerebbe nemmeno al Pd. E in particolare a Goffredo Bettini, l’ideologo dell’ultima stagione del contismo di governo. I due ne hanno già parlato. Conte ha lanciato Sciarra nel corso di una riunione ristrettissima con i vertici pentastallati. Per dire: Alfonso Bonafede, ex Guardasigilli e consigliere dell’avvocato del popolo, la conosce bene (di lei disse nel 2014: “Garantisco, è di buon livello”). Ed è qui che il nastro si riavvolge.
Bisogna ritornare infatti al novembre del 2014 quando Sciarra, già docente universitaria a Firenze – lo stesso ateneo da cui, sempre tramite Bonafede, venne pescato Conte nel 2018 – fu eletta superando mesi di stallo. Prima donna alla Consulta eletta dal Parlamento. Fu il nome proposto dal Pd, guidato all’epoca da Matteo Renzi sia al Nazareno sia a Palazzo Chigi. I grillini diedero via libera in cambio dell’elezione di Alessio Zaccaria al Csm. Fu questa la prima intesa fra Pd e M5s. Con tanto di voto degli iscritti pentastellati sul blog di Grillo che alla fine commentò: “Facciamo quello che diciamo, è il nostro metodo”. E un giovanissimo Luigi Di Maio, all’epoca vicepresidente della Camera, corse subito a dichiarare che “oggi abbiamo dimostrato di essere il miglior anticorpo contro gli inciuci politici e la corruzione”. Sciarra ce la fece con 630 voti, 60 in più dei 570 richiesti. Fu il primo segnale di scongelamento politico dei pentastellati.
Il curriculum di Silvana Sciarra
La giurista, allieva di Gino Giugni, ha insegnato all’istituto universitario europeo di Fiesole, dirigendo il dipartimento di Diritto tra il 1995 e il 1996 e il programma sugli studi di genere dal 2002 al 2003. Ha ricevuto la laurea in giurisprudenza honoris causa dall’Università di Stoccolma nel 2006. Vanta una lunga esperienza all’estero (Ucla e Harvard Law School) ed è molto stimata da Giuliano Amato, altro quirinabile eccellente e futuro presidente proprio della Consulta (se non dovesse salire sul Colle più importante di Roma). Sergio Mattarella l’ha nominata nel 2017 Cavaliere di Gran Croce al merito della Repubblica italiana.
In queste ore, quando Conte parla di lei, ricorda un dettaglio importante: “Ha firmato con Marta Cartabia e Filomena Perrone la prima sentenza tutta femminile della Corte costituzione. E indovinate su cosa? Per bocciare una parte del Jobs act di Renzi!”
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