Questo un suo post recente: Cinque anni fa, nell’ambito di una lunga indagine, feci il ritratto di un politico in erba che non interessava ancora a nessuno. Un certo Gabriel Attal. Era il 2018 e quel libro, intitolato Crépuscule, mostrava come l’ascesa di Emmanuel Macron, lungi dall’essere un fenomeno democratico spontaneo, si fosse basata su una montatura oligarchica che Attal avrebbe presto alimentato.
In esso descrivevo, in modo speculare, le loro due carriere. Eravamo nel 2018 e questo libro, che offriva una visione inedita di come si costruisce il potere in Francia, avrebbe immediatamente suscitato scandalo, venendo violentemente attaccato da una stampa ordinata che conoscevo intimamente e i cui proprietari, presi dal panico per i segreti che stavo rivelando, dopo avermi adorato, avrebbero sparso per tutta Parigi la notizia sostenendo che si trattava di bugie, risentimento e inganno.
Cinque anni dopo, è tutto lì. Gabriel Attal, che non era nessuno, un primo deputato di 28 anni che era stato adescato dalla sua amante, è appena stato nominato primo ministro. E la conferma di quanto annunciato dovrà interrogare coloro che, per tutto questo periodo, hanno creduto allegramente a ciò che veniva detto su questo testo, o hanno taciuto per paura di essere ostracizzati. La pubblicazione del libro, liberamente accessibile, è stata un vero e proprio fenomeno sociale.
Senza alcuna copertura mediatica, un milione di persone lo hanno scaricato, 500.000 hanno ascoltato la versione audio e 170.000 lo hanno acquistato una volta uscito in libreria. Questo enorme numero di lettori, a cui veniva raccontato come la democrazia in Francia non fosse altro che un’illusione, ha rapidamente suscitato preoccupazione e una reazione frenetica da parte di chi è al potere, ma soprattutto da parte dei suoi sostenitori, presi dal panico all’idea che venisse detta la verità, non solo sul proprio popolo, ma anche sul modo in cui veniva spinto. Non dimentichiamo che Aurore Bergé è arrivata fino al Pubblico Ministero, accusandomi di “armare le menti”.
Non stiamo ridendo. Sappiamo cosa è successo dopo.
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