A bordo agenti segreti italiani e del Mossad: tutti i misteri della strage del battello. La barca poteva ospitare 15 passeggeri ma ce n’erano a bordo 8 in più
La barca della morte nel lago Maggiore, una navetta olandese fabbricata nel 1982, poteva ospitare al massimo 15 passeggeri: ma a bordo, donne e uomini in maggioranza dei Servizi segreti sia italiani sia israeliani del Mossad erano 8 in più. Con inevitabili ripercussioni sulla manovrabilità del mezzo in condizioni normali, figurarsi sotto bufera. Infatti alle 19.20 di domenica 28 maggio questa «house boat», una «casa galleggiante» lunga 15 metri, forse non doveva essere al largo del bacino in coincidenza del litorale di Sesto Calende, in provincia di Varese, bensì vicino alla costa e dunque in una posizione propizia per eventuali operazioni di salvataggio.
Le previsioni meteo ignorate e le vittime
Del resto le previsioni meteo, che non sono state lette oppure sono state sottovalutate, annunciavano progressivi peggioramenti (il quadro era già grave, a Malpensa gli aerei in decollo erano rimasti fermi in pista), e insieme annunciavano il rischio di eventi ancora più critici. Come la tempesta, forse con una tromba marina e portatrice di raffiche di vento tra i 70 e 90 chilometri orari, qualcuno ipotizza anche superiori ai 100, che ha rovesciato lo scafo nello spazio di pochi secondi provocando la morte di 4 persone. Ovvero Tiziana Barnobi e Claudio Alonzi, elementi dell’intelligence di 53 e 62 anni (lei con un figlio e lui con due, alle famiglie le condoglianze dei vertici e di Alfredo Mantovano, l’autorità delegata per la sicurezza della Repubblica), più Shimoni Erez, 53enne nato in Israele che avrebbe militato nel Mossad, e di Anna Bozhkova, 50 anni, russa della città di Bryansk, in Italia con un permesso di soggiorno a tempo illimitato e moglie dello skipper Claudio Carminati.
L’aereo perso e la gita organizzata all’ultimo
Costui, di 10 anni maggiore, reduce da attività commerciali sparse e disparate, da negozi di vestiti a pasticcerie, un’ottima padronanza della lingua bulgara per precedenti esperienze a Sofia nonché della lingua francese, domenica era alla guida della barca e sembra sia una conoscenza del circuito dei Servizi. Una delle versioni, non ufficiali, sarebbe la seguente: alla vigilia non era in programma nessuna gita sul lago, poi invece avvenuta in quanto, dopo incontri in Lombardia per lo scambio di informazioni e di documenti, gli israeliani avevano perduto l’aereo del ritorno e avevano deciso di prolungare la sosta coprendo l’intero fine settimana, fino alla partenza per la madrepatria in programma nella giornata di lunedì 29 maggio.
Le responsabilità dello skipper
Sfruttando l’amicizia con Carminati, s’ignora se da parte italiana oppure straniera, qualcuno aveva proposto il viaggio sulle acque. Così era stato. Con la commissione di probabili e letali errori sotto l’esame della Procura di Busto Arsizio retta da Carlo Nocerino – indagano i carabinieri del Comando provinciale di Varese del colonnello Gianluca Piasentin – che potrebbero innescare pesanti conseguenze giudiziarie per lo skipper (anche l’accusa di disastro colposo), titolare insieme alla moglie della società «Love Lake srl», di recente nascita e proprietaria della barca.
L’azienda creata il 5 aprile
Il 5 aprile scorso, ad Alessandria, nello studio del notaio Aldo Mariano, i coniugi avevano ratificato la creazione dell’azienda finalizzata alla «organizzazione di escursioni», ad «attività ricettive su imbarcazioni», e alla «gestione di strutture alberghiere ed extra alberghiere, e in particolare di affittacamere, bed & breakfast, case e appartamenti per vacanze, rifugi di montagna e case religiose di ospitalità». La donna aveva versato come capitale sociale soltanto 475 euro in denaro contante.
Il check-in in nottata
Lo scenario del coinvolgimento di personale dei Servizi ha iniziato a profilarsi in alcuni accadimenti successivi alla strage tipo l’anticipo in nottata, una volta rientrati negli alloggi, dei check-in nelle case prese in affitto e l’allontanamento ugualmente frettoloso dalle abitazioni-basi governative. Non risultano soggiorni in alberghi, quantomeno della zona. Un altro accadimento riguarda la velocità e la cura, perfino maniacale, con la quale dai lettighieri delle ambulanze coinvolte nei soccorsi sono stati acquisti i singoli rapporti dell’attività, allo scopo evidente di chiudere nell’immediatezza eventuali diffusioni di nominativi. Le autopsie sveleranno la causa dei decessi: possibile l’annegamento ma non è escluso che una o più vittime siano rimaste incastrate nello scafo che affondava inabissandosi a sedici metri di profondità.
I soccorsi dopo il ribaltamento
Sui 120-150 metri la geografia del punto dell’incidente rispetto alla costa: chiunque, dai velisti ai residenti ai proprietari di barchette, si è mosso per le operazioni di recupero sfidando a sua volta le insidie del cielo. Il pensionato Franco Lora: «Ho sentito urla che invocavano aiuto, urla disperate. Ho visto molti che nuotavano nell’acqua gelida». Daniele Piccaluga, dell’omonimo cantiere nautico: «Sono subito uscito in motoscafo, ma quella barca nemmeno si vedeva più, ormai era stata inghiottita dal lago. Tutt’intorno galleggiavano pezzi di legno e sedie».
Le possibili modifiche allo scafo
Nel presentare la sua attività ai turisti, sui siti specializzati di affitto di barche Carminati concludeva così: «Noi navighiamo anche in caso di pioggia». Non viene confermata, ma nemmeno esclusa, l’esecuzione di modifiche allo scafo per recuperare spazio aggiuntivo per i passeggeri, specie nella parte superiore dell’imbarcazione. Se siano stati cambiamenti regolari o meno, e che potrebbero aver perfino ampliato l’impatto della tempesta, lo stabiliranno sempre i magistrati.
I punti da chiarire
Si capisce, data l’ambientazione, che non sarà affatto un’indagine facile. Da valutare, per intanto, l’eventualità di veri o presunti segreti legati alle missioni del Mossad in Lombardia, con la ricostruzione dei giorni antecedenti la gita. Ecco, la gita. Se pare illogico, considerando i profili, i ruoli e la tipologia stessa del lavoro, immaginare che sulla casa galleggiante si sia tenuto qualcos’altro rispetto a una semplice gita per ingannare il tempo e trascorrere la domenica, nulla a questo mondo dev’essere ovviamente escluso. Ma nel caso, quale sarebbe stato il vero motivo della prolungata sosta sulla barca, peraltro in uno spazio pubblico, alla presenza di turisti? E possibile, sempre date le premesse di sopra, che nessuno, nell’evidenza di un tempo che mutava, e lo faceva pericolosamente, abbia spinto lo skipper a evitare ulteriori spostamenti e ripiegare in fretta verso il porticciolo per guadagnare la salvezza?
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