di Cesare Sacchetti
La dichiarazione è di quelle pesanti, e forse è questa la ragione per la quale i quotidiani italiani ed europei l’hanno bellamente ignorata.A parlare è stato in questa occasione uno dei rappresentanti del celebre, o famigerato, Fondo monetario internazionale, il delegato russo Alexey Mozhin.Mozhin in una intervista rilasciata all’agenzia di stampa russa ha detto esplicitamente che occorre essere preparati per il crollo del dollaro, e che i BRICS sono già pronti a questa eventualità.Il dollaro: l’arma dell’anglosferaIl dollaro è stato molto di più che una semplice moneta. E’ stata una vera e propria arma finanziaria che veniva vergata contro quei Paesi che di quando in quando sfidavano gli interessi dell’impero americano e provavano a proteggere la loro sovranità.Il mondo nel quale si è vissuti dalla fine della seconda guerra mondiale in poi è quello di Bretton Woods.Nel 1944, gli economisti delle potenze alleate che avevano in pratica già vinto la seconda guerra mondiale decisero di stabilire un nuovo sistema economico internazionale nel quale il dollaro è stato, e lo è ancora in parte, la moneta di riserva mondiale.A dare più “credibilità” alla supremazia del dollaro rispetto alle altre monete era il fatto che questo era ancorato all’oro.Tutte le valute in circolazione vengono sostanzialmente chiamate fiat, e con questa denominazione si intendono quelle monete che vengono emesse liberamente dalla banca centrale senza aver alcun tipo di ancoraggio all’oro o ad un’altra materia prima.All’epoca, vigeva il gold standard ma gli Stati Uniti decisero di mantenere la parità aurea fino al 1971, anno nel quale l’allora presidente americano, Richard Nixon, decise di sganciare il biglietto verde dall’oro per via ormai della insostenibilità del sistema.Gli Stati Uniti non erano più in grado di assicurare il sufficiente quantitativo di oro richiesto per tenere in vigore il gold standard, e, ad oggi, la situazione non è molto cambiata ma è anzi peggiorata poiché la quantità di oro disponibile non è certo aumentata, ma semmai diminuita ancora rispetto a quel periodo storico.La parità aurea poi comporta un altro problema in quanto limita in qualche modo la capacità di uno Stato di esercitare liberamente la sua politica economica e di aumentare la spesa pubblica senza avere il necessario corrispettivo in oro.Il gold standard era un sistema disfunzionale e appare difficile che esso torni nonostante quello che alcuni monetaristi pensano riguardo al piano dei BRICS del quale si dirà successivamente.Perduto l’ancoraggio all’oro, il dollaro da allora è stato esattamente come tutte le altre monete in circolazione sui mercati di cambi.E’ stato una moneta fiat. L’unica cosa che ha assicurato agli Stati Uniti di preservare il suo “esorbitante privilegio”, come lo definì l’ex presidente francese, Giscard D’Estaing, è stata la geopolitica.L’Arabia Saudita: l’ago della bilancia della dollarizzazioneWashington strinse degli accordi con l’Arabia Saudita che assicuravano che Riyadh avrebbe accettato soltanto il dollaro americano per il pagamento del suo petrolio.Chiunque volesse acquistare il petrolio doveva necessariamente pagarlo in dollari in quanto i sauditi siedono sui giacimenti petroliferi più vasti al mondo.L’Arabia Saudita accettò di servire gli interessi dell’anglosfera e del suo impero poiché la storia stessa di questo Paese è legata a questi poteri.L’immenso regno del deserto non esisteva nemmeno fino agli anni 30 e la sua nascita fu propiziata in particolar modo dalla Gran Bretagna che già all’epoca era impegnata a far sì che la Palestina, passata nelle mani di Londra dopo il crollo dell’impero Ottomano divenisse la futura casa dello stato ebraico.Il ministro degli Esteri britannico, Arthur Balfour, nel 1917 aveva fatto una “promessa” o meglio eseguito un ordine di Lord Rothschild che voleva a tutti i costi che gli aridi deserti della Palestina diventassero la futura Israele del 1948.C’è un disegno che travalica i confini della politica e approda in quelli della religione per ciò che riguarda la ricostruzione di Israele perché i seguaci del moderno talmudismo volevano e vogliono la Palestina per mettere le mani su Gerusalemme e ricostruire il Terzo Tempio, nel quale un giorno, molto lontano probabilmente, dovrà entrare il tanto atteso moschiach, il leader del popolo ebraico.L’Arabia Saudita ha assunto un ruolo cruciale in questa partita. Soltanto attraverso i sauditi il dollaro è diventato la valuta di riserva mondiale dopo la fine del gold standard, e appare evidente che Riyadh è l’ago della bilancia della dollarizzazione mondiale.Non si faticano a comprendere le ragioni della sua vicinanza all’anglosfera se si guarda alla sua storia.Gli stessi Saud, una delle famiglie più potenti del mondo, non appaiono nemmeno essere di origine araba, ma ebraica.Un dissidente del regno, Nasser al Saeed, scrisse un documentato testo al riguardo e dimostrò come i Saud avessero dato mandato di falsificare il loro albero genealogico per apparire come discendenti di Maometto e nascondere le tracce delle loro origini ebraiche sefardite.I Saud non la presero bene perché il povero al Said fu sequestrato e scaraventato da un aereo nel 1979, in quella che è una lunga scia di sangue lasciata dal regno e che si è protratta per lunghi anni, e da ultimo si può ricordare l’episodio di Khashoggi, smembrato e ucciso nel consolato saudita a Istanbul nel 2018.Adesso quel mondo inizia ad non esistere più. In tale sistema coloro che non avevano abbastanza disponibilità di dollari e coloro che provavano a cercare strade alternative venivano letteralmente sommersi di sanzioni.L’Iran è stato il Paese che per molti anni ha detenuto il record di sanzioni ricevute da Washington e ha dovuto cercare delle vie per aggirare l’embargo finanziario che le avevano imposto gli Stati Uniti.Questa persecuzione nei confronti dell’Iran si spiega con il fatto che le potenti lobby sioniste che dominano gli Stati Uniti, quali l’AIPAC e Chabad, avevano e hanno una ossessione nei riguardi di Teheran, considerato come una temibile potenza regionale che si oppone ai piani di espansione dello stato ebraico.L’Iraq di Saddam Hussein fu seppellito a sua volta di sanzioni dagli USA negli anni 90 quando già all’epoca si era deciso che il rais era una minaccia per gli interessi dell’impero ma soprattutto per quelli di Israele, in quanto lo stato ebraico ha sempre mostrato una profonda avversione per i Paesi arabi che si ispirano all’ideologia del socialismo nazionale nasseriano o per i Paesi musulmani sciiti, quali il citato Iran.Israele, come detto in un precedente contributo ha una predilezione per mantenere stretti rapporti con i Paesi che hanno ospitato le forme più estreme dell’islam, quali appunto l’Arabia Saudita che ha adottato per quasi tutta la sua storia la corrente islamica del wahabismo.Il wahabismo prevede una delle applicazioni più severe della legge coranica della sharia, fino a quando negli ultimi anni in Arabia Saudita si è assistito alla secolarizzazione portata dall’attuale erede al trono, Mohammad bin Salman, nel tentativo di sopire il crescente malcontento nel regno non solo nei confronti delle restrizioni ma soprattutto nei riguardi di una famiglia che si è impossessata delle risorse di questa terra e poco ha lasciato agli altri suoi abitanti.E’ di recente la notizia di un altro presunto attentato contro l’erede al trono che non è stata smentita dai diretti interessati e che, se confermata, farebbe di questo il secondo attentato contro bin Salman dopo quello fallito nel 2018, e del quale i media Occidentali non diedero notizia.Il vecchio mondo però, come si diceva, sta tramontando. A Washington non c’è più la volontà di tenere in piedi l’impero e le sue ramificazioni finanziarie, e si lascia che sempre più Paesi abbandonino il dollaro in favore delle monete nazionali.Soltanto l’anno scorso, la lista dei Paesi che ha abbandonato il dollaro americano si è fatta sempre più lunga e continua a crescere molto rapidamente.Lo scorso anno, l’economista americano, Michael Goddard, presidente del Netley Group, dichiarò che la dedollarizzazione stava procedendo ad una velocità costante e ha suggerito che per completare il processo la Russia, la Cina e l’India dovrebbero creare una loro valuta legata all’oro.L’economista russo dell’FMI citato in precedenza, Mozhin, sembra però indicare un’altra via. Quella di una moneta legata ad un paniere differenziato di materie prime, e non quindi necessariamente l’oro, per accelerare il processo.La strada dell’oro appare impraticabile per le ragioni spiegate precedentemente e anche lo stesso Trump nel 2016 disse chiaramente che non c’erano abbastanza riserve auree per ritornare ad un sistema che comunque è disfunzionale in quanto impedisce agli Stati di gestire liberamente le proprie politiche economiche.I BRICS non sono interessati a costruire un monopolio finanziario al posto di un altro monopolio, quello del dollaro.Il principio di quest’alleanza geopolitica è quello di trattare gli Stati da pari e non come colonie alle quali imporre i propri ordini come facevano in passato gli stessi Stati Uniti e la Francia coloniale, con quest’ultima che sta perdendo tutti i domini che aveva in Africa in quello che appare come un inarrestabile processo di decolonizzazione.Il futuro del mondo appare a nostro avviso essere legato alle monete nazionali, accettate mutualmente dai vari Paesi che si libereranno del dollaro, assieme ad una eventuale moneta, o più monete, legate a diverse materie prime, ma senza che questa o queste diventino un’arma, come è stato il dollaro, per tagliare fuori dalle transazioni i Paesi giudicati “nemici” da questo blocco geopolitico.L’impostazione coloniale non appartiene al mondo multipolare ma a quello unipolare, e questo equilibro dovrà necessariamente riflettersi anche sugli scambi commerciali.A porre l’ultimo chiodo sulla bara del dollaro potrebbe essere proprio l’Arabia Saudita che ora, molto opportunisticamente, sembra aver mostrato una certa freddezza nei confronti dell’anglosfera e dello stato ebraico dopo aver fiutato il crollo di entrambi.Riyadh ha manifestato l’interesse ad unirsi ai BRICS e sembrava esserci già l’ufficialità lo scorso anno per poi portare ad un cambio di rotta nel quale i sauditi mostravano una posizione più attendista.Sono forti le battaglie intorno al regno in queste settimane. Il governo saudita aveva già iniziato a muoversi lo scorso anno per staccarsi dal dollaro quando aveva aperto alla possibilità di accettare valute alternative al biglietto verde americano.La crisi dell’anglosfera intanto sta proseguendo e il processo difficilmente si arresterà, ma al contrario si avvierà probabilmente alla sua fase conclusiva.Non sembra mancare molto. Tutto sembra pronto. Il XX secolo ha visto il dominio dell’impero americano e della sua moneta.Il XXI sembra essere a tutti gli effetti il secolo del ritorno delle nazioni e delle loro monete.
Fonte: https://www.lacrunadellago.net/il-fondo-monetario-internazionale-e-limminente-crollo-del-dollaro/
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