L’alluvione secondo National Geographic
Mentre la regione continua a essere sconvolta da piogge ed esondazioni, riflettiamo sulle cause delle alluvioni che restano sconosciute alla maggioranza dei cittadini.DA CHRISTINA NUNEZ
PUBBLICATO 19-05-2023
Case distrutte e danneggiate, auto portate via dall’acqua, cittadini impauriti e travolti dalle piogge che chiedono aiuto: questa è la situazione in Emilia Romagna, regione che nelle ultime settimane è inondata e duramente messa alla prova dalle alluvioni. La sera del 18 maggio 2023 l’agghiacciante bilancio ammonta a ben 13 vittime; intanto, si registrano 42 comuni sott’acqua, 280 frane, 34mila utenze senza elettricità. Come riportato dall’ANSA, solo nella giornata di mercoledì 17 sono caduti fino a 200 millimetri di pioggia nel corso di 24 ore, con intensità massima raggiunta tra Monghidoro, Civitella di Romagna e Castrocaro Terme.
Un evento catastrofico quanto peculiare secondo Paola Salvati dell’Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica del Consiglio Nazionale delle Ricerche: “La particolarità dell’evento, che è stato classificato come estremo in base ai dati degli ultimi 20 anni, è che sta insistendo nella stessa area già colpita due settimane fa”, ha spiegato all’ANSA. Come illustrato dalla stessa esperta, a causare lo stato di emergenza sarebbe stata la saturazione del terreno, che gli avrebbe impedito di assorbire l’acqua in eccesso derivata dalle forti alluvioni.
Dunque, complice degli eventi traumatici è senza dubbio il cambiamento climatico; eppure, come specificato all’agenzia AGI da Francesca Giordano, ricercatrice dell’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), quest’ultimo non è l’unico fattore scatenante. “Dare la colpa solo al cambiamento climatico è un modo per non volerci prendere la responsabilità di quanto sta accadendo. Questi fenomeni derivano da una combinazione di eventi, e il cambiamento climatico amplifica le conseguenze dei dissesti di un territorio molto fragile. Senza dimenticare gli errori legati a una gestione non attenta del territorio stesso, dalla insufficiente manutenzione dei corsi d’acqua all’eccessivo consumo di suolo”. Non a caso secondo Polaris – Popolazione a rischio da frana e da inondazione in Italia, un sito web gestito dall’Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica (IRPI) del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), si sono succeduti in Italia dal 1950 una lunga serie di eventi catastrofici: Calabria (1951 – 68 morti), Polesine (1951 – 101 morti), Reggio Calabria (1953 – 101 morti), Salerno (1954 – 325 morti), Sarno (1998 -160 morti).
Per questi motivi, in una condizione di crescente incertezza meteorologica, è importante avere piena consapevolezza sul funzionamento, le cause e i pericoli dei fenomeni connessi al cambiamento climatico. Si tratta di fattori che occorre conoscere profondamente, soprattutto se considerato che il problema non è solo italiano: le zone del mondo esenti dalle alluvioni sono poche. Qualsiasi area in cui avvengono precipitazioni, infatti, è potenzialmente soggetta a inondazioni. Ma la pioggia non è l’unico fattore scatenante!
Come si forma un’alluvione?
La tipica alluvione si manifesta con l’incursione dell’acqua sulla terraferma, normalmente asciutta, e le cause di questo fenomeno possono essere varie.
La pioggia eccessiva, la rottura di una diga o di un argine, il rapido scioglimento di nevi o ghiacci, o persino una diga costruita dai castori in una posizione infelice, possono provocare lo straripamento del fiume, le cui acque si riversano sui terreni adiacenti, normalmente classificati come pianura alluvionale. Le inondazioni costiere avvengono in seguito a una forte tempesta o tsunami, per cui il mare invade la terraferma.
Molte alluvioni ci impiegano ore o persino giorni prima di manifestarsi, lasciando agli abitanti del luogo il tempo di allontanarsi. In altri casi, invece, si sviluppano velocemente e con pochissimo preavviso. Le cosiddette inondazioni-lampo possono essere estremamente dannose e trasformano istantaneamente un ruscello mormorante o un torrente in secca in pericolose rapide che spazzano via tutto quello che trovano lungo il cammino.
Il cambiamento climatico sta accelerando l’incremento del rischio di alluvioni in tutto il mondo, in particolare sulle zone costiere o a basso livello sul mare, proprio per il ruolo che svolge nella formazione di eventi climatici estremi e nell’aumento del livello del mare. L’aumento delle temperature che accompagna il riscaldamento globale può contribuire alla formazione di uragani che si spostano più lentamente e che scaricano più precipitazioni, facendo convogliare l’umidità nei fiumi atmosferici, come è avvenuto in occasione delle forti piogge e alluvioni in California all’inizio del 2019.
Nel frattempo, lo scioglimento dei ghiacciai e altri fattori che contribuiscono all’aumento del livello del mare hanno stabilito in alcune zone un rischio cronico e a lungo termine di alluvioni in località come Venezia.
Già secondo la terza edizione del rapporto “Dissesto idrogeologico in Italia: Pericolosità ed indicatori di rischio”, pubblicato da Ispra a maggio 2021, nel nostro Paese sono 1,3 milioni gli abitanti a rischio frane e 6,8 milioni quelli a rischio alluvioni. Dallo stesso Report emerge che sono 7.423 i comuni (93,9% del totale) esposti a frane, alluvioni o erosione costiera.
La situazione è ugualmente allarmante negli Stati Uniti: secondo un’analisi realizzata nel 2017, le comunità statunitensi che dovranno affrontare ripetute inondazioni entro la fine di questo secolo saranno più di 670, e il fenomeno si sta già facendo notare in più di 90 comunità costiere.
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