I Dpcm tanto cari al governo Conte, che ne ha fatto ormai un marchio di fabbrica del proprio operato, sollevato “profili di incostituzionalità” per quali urge un chiarimento. A dirlo non sono più soltanto gli italiani, che da tempo puntano il dito contro le misure adottate dall’esecutivo giallorosso e che impediscono a intere famiglie di lavorare, ma anche il Consiglio di Stato, che si è espresso in maniera accogliendo i ricorsi presentati da alcuni cittadini in merito alle restrizioni imposte per contrastare la pandemia, che hanno finito per mettere in ginocchio chi da un anno, ormai, non riesce più a portare avanti la propria attività.
Come spiega La Verità, il il Consiglio di Stato, organo d’appello dei tribunali amministrativi regionali, ha così accolto i ricorsi presentati dal proprietario di una palestra, da un ristoratore e dal genitore di uno studente delle superiori, tutti presentati dall’avvocata di Bologna Silvia Marzot. Con una ordinanza che, nei fatti, supporta le argomentazioni di chi ha deciso di ribellarsi alle restrizioni. Il tribunale amministrativo regionale aveva rigettato la sua richiesta a dicembre. Il 15 gennaio il Consiglio di Stato ha invece accolto l’istanza dell’avvocato Marzot e ha rinviato la questione al Tar, chiamato a decidere in tempi brevissimi, il 10 febbraio o comunque alla prima udienza utile.
Una decisione dalla portata tutt’altro che irrilevante. Il Consiglio di Stato ha infatti accolto un ricorso in cui si chiede la sospensione dei Dpcm e dello stato di emergenza. Per la prima volta, dunque, si mettono seriamente in discussione le misure governative adottate per affrontare l’emergenza sanitaria e presentate in questi mesi ai cittadini come sacrifici necessari per uscire dalla crisi. E a farlo, si badi bene, è un organo giurisdizionale a farlo.
“Sarà il Tar a decidere se dichiarare illegittimi i dpcm, compreso quello attuale, o addirittura rinviare tutto alla Corte costituzionale”, ha detto Silvia Marzot a La Verità . Aggiungendo poi: “Ricordo che la stessa Marta Cartabia disse che non esistono diritti speciali in momenti speciali”.
Fonte: ilparagone.it
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