Arriva un aumento di stipendio per i capigruppo della Camera.
Con una delibera votata all’unanimità dall’Ufficio di presidenza di Montecitorio e l’astensione dei rappresentanti di Pd, Avs e Iv, ai presidenti dei nove gruppi parlamentari verrà corrisposta dalla Camera una indennità aggiuntiva pari a quella già erogata ai presidenti di commissione, pari a 2.226,92 euro lordi al mese, 1269,34 euro netti.
L’aumento arriverà, ma ridotto alla metà, anche per i presidenti delle due componenti del gruppo parlamentare Misto. Ma non tutti ci stanno: a partire dalla capogruppo del Pd Chiara Braga che quei soldi in più in busta paga non li vuol prendere. E Francesco Silvestri (M5S), il cui gruppo quella delibera la ha votata, rinuncia all’aumento. Per il 2023 l’indennità aggiuntiva sarà a carico dei bilanci dei singoli gruppi parlamentari. Dal 2024 sarà, invece, erogata direttamente dalla Camera, la cui spesa però comunque non aumenterà. Le risorse necessarie per queste nuove indennità saranno prelevate dal contributo concesso dalla Camera ai gruppi parlamentari. E quindi, viene spiegato, l’operazione è ad invarianza di spesa rispetto al bilancio complessivo di Montecitorio. “Non si prevede nessun aumento di spesa per il bilancio della Camera dei deputati”, sottolinea il questore Paolo Trancassini. “Con questa indennità, che dovrà essere prelevata dal contributo che viene versato ai gruppi parlamentari, viene riconosciuta l’importanza del ruolo e delle attività dei presidenti dei Gruppi parlamentari. Ribadisco che questa operazione non prevede nessun aumento di spesa, neanche di un centesimo”. Costo zero o no, non tutti sono d’accordo. A partire da Chiara Braga, la capogruppo Pd a Montecitorio i cui rappresentanti nell’Ufficio di presidenza sulla delibera si sono astenuti. “In merito alla decisione dell’Ufficio di Presidenza della Camera, il gruppo del Partito democratico rende noto che la sua capogruppo, on. Chiara Braga, ha deciso di non avvalersi dell’indennità aggiuntiva”, riferisce secca una nota. No anche da Francesco Silvestri di M5S, i cui rappresentanti han votato la delibera. “In linea con la mia storia personale e quella del Movimento 5 Stelle, non mi avvarrò in alcun modo di questo aumento e farò in modo che le risorse, proprio come prima che questa delibera divenisse effettiva, vengano utilizzate per lo svolgimento delle nostre battaglie politiche”, sostiene, pur rivendicando per il Movimento “l’aver evitato spese a carico degli italiani. La proposta alternativa, che M5s ha fermamente contrastato in collegio dei questori – racconta – prevedeva l’introduzione dell’indennità per i capigruppo con costi a carico della Camera e quindi dei cittadini. Abbiamo ottenuto una modifica sostanziale a saldo zero”. E al Senato? A Palazzo Madama nulla in materia di indennità aggiuntive ai capigruppo è codificato. Tuttavia, i gruppi godono di autonomia finanziaria. Non è escluso, dunque, che qualche gruppo dia ogni mese qualcosa in più ai propri presidenti. Ma non si sa nè chi lo faccia nè per quali somme.
Fonte: Ansa
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