Vietato parlare dell’operato della magistratura. E il Csm chiede il bavaglio per politici e giornali. “In seguito alla pubblicazione di un’ordinanza delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione – con la quale è stata disposto l’accoglimento del ricorso di un migrante presente sulla nave Diciotti – si sono registrati commenti di diversi esponenti politici volti alla delegittimazione della Corte e lesivi del prestigio e della funzione normofilattica della Cassazione”, sostengono tutti i consiglieri togati del Consiglio superiore della magistratura, che insieme ai colleghi laici Romboli, Papa e Carbone, chiedono ora all’ufficio di presidenza di aprire una pratica a tutela delle Sezioni Unite della Cassazione.
Una richiesta che segue la levata di scudi dell’Anm e la nota della prima presidente della Cassazione Margherita Cassano, la quale era intervenuta, a seguito delle critiche all’ordinanza sul caso Diciotti, parlando di insulti “inaccettabili” che “mettono in discussione la divisione dei poteri su cui si fonda lo Stato di diritto”. Insulti che, a ben vedere le dichiarazioni degli esponenti del governo, non ci sono stati, visto che le esternazioni della maggioranza ricadono nel diritto costituzionale della libertà di espressione.
Secondo le toghe del Csm, accorse ora in difesa della Cassazione, invece, “le espressioni utilizzate (“sentenze ideologiche”, “sentenza vergognosa, invasione di campo indebita”, “decisione frustrante”) adombrano, in maniera falsa e inaccettabile, un asservimento della funzione di legittimità a interessi esterni alla giurisdizione orientati ad imporre un determinato orientamento politico al governo italiano”. Insomma, per i membri del Csm è lesa maestà commentare le decisioni dei giudici. E chi lo fa mette in atto un’aggressione brutale verso i giudici, che dunque vanno tutelati perfino dalle critiche.
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