Le aurorità avrebbero avuto il tempo di prepararsi e di attivare ogni sistema possibile per prevenire danni alla popolazione
Dana, la tempesta che ha devastato le regioni centrali della Comunità Valenciana, che peraltro è la zona più popolata, è stata la più violenta dell’epoca. Gota fría è un termine che i valenciani conoscono bene perché non è certo una novità da quelle parti. Fino ad ora il bilancio – assolutamente provvisorio – è di 95 morti e decine di dispersi oltre a 120 mila sfollati. Con danni materiali e immateriali incalcolabili.
Nella bufera, in particolare, è finita la gestione dell’emergenza da parte del presidente della regione di Valencia, il popolare Carlos Mazón, accusato di aver sottovalutato per ore la portata dell’alluvione. Un primo allarme rosso era stato infatti lanciato dall’autorità meteo nazionale (Aemet) martedì alle 7. Ma solo 11 ore dopo, esattamente alle 20.03, quando tutta la zona era già travolta dell’inondazione, è arrivata sui cellulari dei residenti l’invito urgente della Protezione civile a non muoversi in tutta la provincia.
Dana era annunciata: cosa non ha funzionato
Eppure Dana era una tempesta annunciata. Tutti erano a conoscenza del fatto che sarebbe arrivata un’alluvione molto difficile da arginare. E quindi le aurorità avrebbero avuto il tempo di prepararsi e di attivare ogni sistema possibile per prevenire danni alla popolazione. La chiusura delle scuole e delle università, stabilite da alcuni consigli locali, è sembrato decisamente poco. In Spagna sono già scoppiate le polemiche per una serie di errori da cui è nata un’apocalisse di questo tipo. Perché c’è una cronologia e una serie di decisioni a livello politico che fanno emergere un quadro di generale “leggerezza” con cui sono state prese delle decisioni.
L’unità di emergenza abolita
Il Consell, il governo valenciano, è entrato in carica nel luglio dello scorso anno. A novembre ha abolito l’Unità di emergenza valenciana, come prevedeva il suo programma elettorale e come chiedeva Vox, il partito di estrema destra alleato, definendolo «chiringuito», un termine dispregiativo per indicare uno spreco. «L’Unità di Emergenza Valenciana, la prima agenzia di Ximo Puig smantellata da Carlos Mazón, è il primo passo nella ristrutturazione del settore degli affari pubblici annunciata dal governo valenciano», era stato il tweet che ne annunciava l’eliminazione.
Le dichiarazioni alle 11 del mattino
Alle 11 del mattino sono stati tre gli interventi: quello della portavoce del Consell, Ruth Merino, della delegata del governo spagnolo, Pilar Bernabé, e del presidente che avrebbe parlato a margine di un evento (a cui ha comunque presenziato, non cambiando l’agenda della sua giornata e c’è chi glielo ha fatto notare). Scrive il portale Vilaweb: «Bernabé ha spiegato quali strade erano state chiuse e parlato di alcuni incidenti, ma poco più. Ruth Merino ha menzionato il numero di scuole chiuse ed ha elencato anche le strade chiuse, aggiungendo poco altro. Il presidente Mazón è stato stranamente ottimista, nonostante la copertura mediatica che già aveva trasmesso programmi speciali sulla tragedia, storie di persone che non riuscivano a raggiungere il lavoro, scantinati allagati e il fiume Magre in piena, che ha origine a Utiel».
E infatti ha spiegato: «Per quanto riguarda l’allerta idrologica, i serbatoi sono ben al di sotto della capacità. Assorbono l’acqua in entrata senza problemi. Al momento non esiste alcuna allerta idrologica per nessun bacino idrico. Quindi, vorrei sottolineare che le piogge stanno colpendo particolarmente il fiume Magre, ma finora non abbiamo alcun allarme idrologico. Questa è una buona notizia a quest’ora. Secondo le previsioni, il temporale si sta spostando verso la Serrania de Cuenca, e di conseguenza, verso le sei di sera, si prevede che l’intensità diminuirà nel resto della Comunità Valenciana».
L’allerta idrogeologica alle 11.45
Circa un quarto d’ora dopo le dichiarazioni di Mazón, alle 11:45, il Centro di coordinamento delle emergenze ha emesso un’allerta idrologica speciale per le località fluviali lungo il fiume Magre. «Allerta per aumento della portata del fiume Magre con un record di 350 metri cubi al secondo. Le rive e i paesi lungo il fiume Xúquer fino alla foce di Cullera sono allertatati». Scrive ancora Vilaweb: «Se, quando il presidente ha parlato, sapeva che il fiume Magre stava diventando un pericolo per la popolazione e non lo ha detto, ha commesso un atto altamente riprovevole. Se non lo sapeva era ancora più grave, perché dimostrava che non sapeva di cosa parlava quando diceva che i serbatoi avrebbero potuto contenere l’acqua che già si stava riversando nel letto del fiume. Ha invitato alla cautela, ovviamente, ma ha trasmesso un messaggio di calma che non aveva alcuna relazione con ciò che stava realmente accadendo».
Il tweet, poi cancellato
Il presidente della Generalitat a metà giornata aveva scritto su X un messaggio in cui assicurava: «Alle 18 sarà tutto finito». In realtà, alle 18 la Spagna era solo all’inizio dell’apocalisse.
E infatti Mazón e il suo staff hanno poi cancellato quel tweet. Che però non è sfuggito ai più attenti, che lo hanno salvato e rilanciato su X.
Il dramma alle 17
Poche ore dopo, alle cinque del pomeriggio, la Confederazione Idrografica di Xúquer ha iniziato a scaricare l’acqua dal bacino di Forata a Yátova. Il fiume Magre si è riversato verso Algemesí, incontrando lo Xúquer. Con danni devastanti testimoniati dalle immagini sui social. Gli abitanti e i lavoratori increduli dell’area metropolitana di Valencia, dove per tutto il giorno non aveva quasi piovuto, si sono ritrovati intrappolati. Il presidente è riapparso alle 9 e mezza di sera. Scrive Vilaweb: «Non ha comunicato nulla: né informazioni, né rassicurazioni, né incoraggiamento, né alcuna sensazione di avere il controllo sulla situazione. Piuttosto, ha ammesso che mancavano informazioni significative, che le squadre di soccorso non potevano raggiungere determinati luoghi, che le comunicazioni erano effettivamente interrotte e che non avevano alcuna conferma delle vittime». Poi è riapparso di nuovo a mezzanotte e mezza, con addosso il gilet rosso dei servizi di emergenza e parlando di vittime, senza specificarne il numero.
La cronologia degli avvisi del 29 ottobre, minuto per minuto
- 06:42: AEMET aggiorna i propri avvisi. L’allerta arancione si estende anche al sud di Valencia e in tutta la regione della Ribera.
- 07:00: L’Autorità Portuale di Valencia decreta la chiusura del porto.
- 07:36: AEMET aggiorna gli avvisi. L’interno nord di Valencia, fino ad allora arancione, diventa rosso, livello di allerta massimo. Fin dalla prima ora ha piovuto intensamente sulla Plana de Utiel Requena. Le precipitazioni superiori a 300 litri per metro quadrato lasciano presagire che la situazione potrebbe complicarsi a valle.
- 09:48: AEMET mette l’intera costa di Valencia e l’interno settentrionale a livello di allerta rossa. Il Centro di Coordinamento delle Emergenze della Generalitat Valenciana emette un allarme di livello rosso per l’intera zona, appena 12 minuti dopo (10:00).
- 10.30: Emergenze della Generalitat segnala i primi soccorsi di persone a bordo di veicoli nella zona della Ribera.
- 11:30: Il barranco del Poyo straripa a Chiva, a 30 chilometri da Picanya
- 11.30: Il barranco del Poyo (noto come burrone di Chiva) straripa e allaga il comune di Picanya. Se dovesse straripare per 20 chilometri risalendo il burrone, si prevede che la situazione a valle si complicherà qualche ora dopo.
- 11:45: Il Centro Coordinamento Emergenze dirama uno speciale avviso di allerta idrogeologica nei comuni attraversati dal fiume Magro.
- 12:00: Il fiume Magro, affluente del Júcar, straripa mentre attraversa Utiel e comincia a scendere a valle. L’Università di Valencia sospende tutta la sua attività, compresa quella del personale amministrativo.
- 12:20: Avviso sul burrone di Poyo
- 12.20: Il Centro di coordinamento dell’emergenza emette un avviso idrologico speciale nei comuni della zona del burrone del Poyo, che attraversa Torrent, Picanya, Paiporta, Benetússer, Sedaví, Alfafar, Massanassa e Catarroja.
- 13:00: Con l’avanzare della tempesta, i comuni colpiti rimangono senza elettricità o linee telefoniche.
- 13:00: Mazón annuncia che DANA diminuirà alle ore 18.
- 13:00: Lo stesso Carlos Mazón ha annunciato in udienza che alle 18 “la Dana diminuirà di intensità”.
- 17:35: Il Centro di Coordinamento delle Emergenze emette un avviso idrologico speciale per i fiumi Magro e Júcar: la Confederazione Idrografica di Júcar avverte che potrebbero verificarsi straripamenti nelle zone vicine ai fiumi.
- 18:30: Il barranco del Poyo straripa nel Torrent e raggiunge il punto zero.
- 18:30: Il barranco del Poyo straripa nel Torrent. Chilometri più in basso, inonda Picanya, Paiporta, Benetússer, Sedaví, Massanassa e Catarroja, dove muore la maggior parte delle vittime. L’arrivo della notte finisce per complicare ancora di più la situazione.
- 19:00: Il collegamento ferroviario tra Valencia e Madrid e il collegamento Valencia-Xàtiva sono sospesi.
- 19.15: El Magro travolge Carlet e Algemesí. Migliaia di persone sono intrappolate sulla V-30 e nei centri commerciali dell’Horta Sur. È già notte e migliaia di persone hanno difficoltà a vedere.
- 19:55: Il barranco del Poyo rompe un ponte a Picanya.
- 19:55: L’acqua del burrone di Poyo lava via un ponte a Picanya.
- 20:12: la Generalitat invia un SMS di avviso a tutti i residenti di astenersi dall’uscire in strada.
- 20.12: La Generalitat avvisa via SMS la popolazione di astenersi da qualsiasi tipo di viaggio nella provincia di Valencia.
Il bacino aperto
L’Alcùdia è uno dei primi paesini della Ribera Alta del Pais Valencia travolti dalla piena del fiume Magre nella tragica notte in cui si sono registrati fino a 170 litri di pioggia per metro quadro, quando 40 litri sono considerati piogge torrenziali. «Abbiamo avuto perdite, un’anziana e la figlia che l’ha soccorsa ed è rimasta con lei travolta dall’acqua e c’è un camionista disperso. Ora è il momento del dolore, ma poi verrà quello delle responsabilità», dice Angels Boix, la vicesindaca. «Qui il problema – spiega – non è stata tanto l’allarme rosso meteo per il quale eravamo preparati. Ma il fatto che il governo della Generalitat Velenciana, per la pressione dell’acqua, ha deciso di aprire il bacino Forata che alimenta il fiume Magre e il corso del fiume si è gonfiato ed è straripato, inondando tutti i paesi della zona». «Sono stati quelli i momenti più drammatici, perché nessuno ci aveva avvisati e non abbiamo avuto tempo di avvertire la popolazione», aggiunge la vicesindaca. Alla vicina Carlet, lo tsunami d’acqua ha travolto il ponte di accesso al paese, lasciando il centro storico sotto metri di fango, in totale isolamento, senza luce o collegamenti telefonici. «La cosa positiva è che non abbiamo registrato danni personali», dice la sindaco Laura Saez. «Anche se sarà impossibile quantificare quelli materiali», aggiunge. Drammatica la situazione a meno di 15 km di distanza, a Paiporta, nell’area metropolitana di Valencia, dove sono stati recuperati fra ammassi di detriti e pietre portare dallo tsunami di acqua almeno 40 cadaveri delle 95 vittime provocate dalle piogge torrenziali. «Fra i morti c’erano bambini piccoli, ragazzi, soprattutto anziani, che sono quelli che abitano i piani bassi. E’ stata una delle tragedie più grandi», dice la sindaca Maribel Alabat. «Valencia è una città mediterranea, non eravamo preparati a questo genere di eventi meteorologici così avversi». La città del Tura, che si è gonfiato e ha minacciato di travolgere anche la periferia sud della città, ora piange i troppi morti portati al Palazzetto di Giustizia per l’identificazione, in molti casi possibile solo dopo gli esami del Dna.
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