La giornalista Rai Stefania Battistini è stata inserita, insieme al cameraman Simone Traini, nella lista dei giornalisti ricercati in Russia: l’accusa è di essere entrati nel paese illegalmente.
La professionista e l’operatore erano andati per documentare l’incursione ucraina nella regione russa di Kursk, quando, nel mese di agosto, Kiev entrava per la prima volta sul suolo della Federazione.
BATTISTINI: NESSUNA IRREGOLARITÀ NEL NOSTRO COMPORTAMENTO
L’inchiesta, ha spiegato Battistini ad Adnkronos, è stata svolta “indossando dei colori che ci differenziassero dai militari, indossando la scritta ‘press’ sui giubbotti antiproiettile, così come prevedono le norme internazionali. Perché il corrispondente di guerra è una figura specificatamente prevista dalla convenzione di Ginevra, con l’articolo 4. Prevede per i reporter che seguono un esercito in una zona di guerra addirittura una protezione rafforzata, a condizione ovviamente che questi non partecipino attivamente ai conflitti e si differenzino visivamente dai militari”.
Stefania Battistini è laureata in Scienze della Comunicazione ed è entrata in Rai nel 2004. Dal febbraio 2022 segue il fronte di guerra in Ucraina. Per questa attività ha ricevuto diversi premi, tra cui l’onorificenza dell’Ordine della Principessa Olga da parte della Presidenza della Repubblica d’Ucraina.
GLI ALTRI GIORNALISTI RICERCATI DAL CREMLINO
Nella lista dei ricercati di Mosca ci sarebbero anche altri inviati esteri, tra cui il britannico Nick Walsh della Cnn, anche lui accusato di aver attraversato illegalmente il confine di Stato. Simon Connolly dalla Germania, e le giornaliste ucraine Natalia Nagornaya, Diana Butsko e Olesya Borovik.
Il ministro degli esteri Antonio Tajani, anche lui già giornalista parlamentare, ha annunciato di aver convocato alla Farnesina l’ambasciatore russo in Italia: l’incontro con Alexey Paramonov si terrà proprio oggi pomeriggio.
LA LIBERTÀ DI STAMPA A SENSO UNICO
La slavista e russista Marinella Mondaini denuncia che negli Stati Uniti, 20 agenti dell’FBI si sono presentati a casa di una giornalista di Russia Today a Miami. “Gli agenti dei Servizi americani, tutti armati fino al collo, hanno fatto irruzione alle 5 del mattino, mentre la donna, di cui la testata non ha divulgato il nome per motivi di sicurezza, stava dormendo. Non le hanno permesso nemmeno di vestirsi. È stata picchiata e perquisita. La perquisizione è iniziata dal corpo”. Dopo l’umiliante esame corporale, sarebbe stata sottoposta ad un interrogatorio intimidatorio e sfiancante durato cinque ore.
Non fece molto scalpore la testimonianza del giornalista Yuri Stryhun, che come ritorsione per la sua denuncia di un grave caso di censura di massa all’agenzia statale di informazione ucraina Ukrinform, venne chiamato nell’esercito di Zelensky.
E come dimenticare la “lista nera” del Corriere della Sera, quando nel giugno 2022, pubblicò i nomi dei sedicenti “propagandisti” di Putin, tra di loro anche Giorgio Bianchi, Maurizio Vezzosi e Alberto Fazolo.
Proprio Byoblu si occupò del drammatico caso di Gonzalo Lira, il giornalista cileno – americano, detenuto in un carcere ucraino e deceduto a seguito di una polmonite bilaterale probabilmente ignorata per mesi. L’uomo, produttore e giornalista stava coprendo la guerra in Ucraina ed era sempre stato duramente critico nei confronti di Zelensky e del governo americano.
La stampa deve sempre essere difesa da qualsiasi ingerenza politica, economica che sia; la sua funzione e il suo valore democratico devono essere incondizionatamente tutelati, ma non solo quando il perseguitato si trova dalla parte nemica del campo di battaglia e del campo della telecamera.
Affermava il filosofo Pierre Bayle: “I perseguitati non hanno sempre ragione, ma i persecutori hanno sempre torto”.
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