di Cesare Sacchetti
Se fossimo stati ai tempi dell’Antica Roma, avremmo detto a Donald Trump di guardarsi non dalle Idi di marzo che furono fatali a Giulio Cesare, ma piuttosto da quelle di luglio in quanto è nel corso di questa estate che ha avuto luogo un complotto persino più esteso di quello che si consumò a Roma contro Cesare nel 44 a.C.
Cesare si apprestava a diventare imperatore e un manipolo di senatori che erano ancora fedeli all’idea della corrotta repubblica romana del tempo non volevano che ciò si avverasse e iniziarono a tramare contro il dictator romano.
Se a dare le prime pugnalate tra i congiurati romani furono i famigerati Bruto e Cassio passati alla storia anche per il celebre dramma shakespeariano sull’assassinio di Cesare, in questo caso invece le trame dell’eversione moderna negli Stati Uniti sembrano essere persino più estese e profonde di quelle che portarono all’assassinio del presidente Kennedy del quale abbiamo recentemente parlato.
Abbiamo potuto vedere come il percorso del presidente Trump sia molto simile a quello dell’allora presidente democratico, in quanto John Fitzgerald Kennedy era alquanto determinato a non lasciare le chiavi della politica estera americana allo stato di Israele, vero arbitro di Washington dall’inizio del secolo scorso sino agli anni più recenti precedenti l’amministrazione Trump.
Kennedy aveva intorno a sé dei nemici che lo tradirono a Dallas e lo lasciarono giustiziare pubblicamente in modo da voler mandare un messaggio a tutti i successori che si insediarono alla Casa Bianca negli anni successivi che mai osarono discostarsi dalla volontà del movimento sionista, con l’unica eccezione di Richard Nixon negli anni’70, il quale parlò della infedeltà del mondo ebraico nei suoi confronti per poi essere travolto dalla montatura del Watergate allestita dal suo segretario di Stato, Henry Kissinger.
In questa occasione i segnali della cospirazione sembrano essere ancora più evidenti se si dà uno sguardo a quanto accaduto prima del tentato assassinio a Donald Trump.
Quei fondi vicini a BlackRock che scommettevano contro Trump prima del tentato omicidio
E se si guarda a tali segnali si vede che diversi soggetti sapevano che il 13 luglio qualcosa di estremamente grave sarebbe potuto accadere a Donald Trump, e questi uomini si sono adoperati anche per speculare sui crimini da essi stessi perpetrati.
Alcuni profili di X molto attenti al mondo dell’economia e della finanza hanno fatto notare come nelle due settimane precedenti l’attentato a Trump, c’erano degli strani e irrituali movimenti speculativi contro il titolo del gruppo mediatico di Trump, il Trump Media & Technology group.
Erano partite delle massicce vendite al ribasso contro il titolo del presidente in una enorme movimentazione di quelle note nel gergo borsistico come “put options” che altro non sono che appunto delle scommesse sulla perdita di un valore di un titolo in borsa.
Ai tempi dell’11 settembre, si mise in moto un meccanismo pressoché identico. Sui mercati in quell’epoca diversi speculatori, la cui identità non fu mai cercata dall’amministrazione Bush né dall’FBI, iniziarono a scommettere al ribasso contro i titoli delle compagnie aeree coinvolte negli attentati di quel tragico giorno settimane prima che gli attacchi alle Torri avessero luogo.
Qualcuno evidentemente sapeva, e questo qualcuno era molto introdotto nel mondo di Wall Street dominato notoriamente dai “grandi” nomi della finanza askenazita quali Goldman Sachs, JP Morgan, Bank of America, Warburg e diverse altre banche sempre legate alla onnipresente famiglia Rothschild che si serve di frequente di agenti e di intermediari, spesso noti come le classiche teste di legno o prestanome, per non figurare direttamente tra i proprietari di tutte le grosse banche che contano e osservare la massima che lasciò il capostipite della famiglia Amschel Mayer ai suoi figli.
Mai rivelare al mondo esterno la vera natura e proporzione della ricchezza della famiglia. Mai far sapere che questa famiglia in un modo o nell’altro attraverso i suoi fondi riesce ad arrivare ovunque e costituisce un potere economico e finanziario di gran lunga superiore a quello di una moderna nazione avanzata.
Le chiavi del potere dopo la rivoluzione francese sono passate dalle monarchie alla finanza, e i lettori potranno avere modo di riflettere su chi, a distanza di due secoli e mezzo, siano stati i veri vincitori del processo rivoluzionario francese.
Oggi si fa i conti con una rivisitazione di quanto accaduto 23 anni prima, a poche settimane dal crollo delle Torri Gemelli.
Gli stessi invisibili soggetti si sono mossi per speculare e guadagnare enormi cifre da un evento del quale non solo avevano contezza in anticipo, ma che con ogni probabilità è stato da loro stessi propiziato.
Stavolta lo speculatore ha assunto le forme di un fondo del Texas, l’Austin Private Wealth, che ha piazzato un altissimo numero di scommesse contro il titolo di Trump, ben 120mila opzioni put in quella che è stata indubbiamente una enorme puntata per beneficiare di un eventuale crollo delle azioni della società mediatica del presidente americano.
I fondi che hanno scommesso contro il titolo di Trump. Da notare come Bloomberg abbia nelle ore successive rimosso il nome del fondo Austin
Se si dà uno sguardo all’Austin Private Wealth si apprendono alcune interessanti informazioni. Questo fondo è di fatto un’altra delle infinite scatoli cinesi nelle quali è riposta la ricchezza dell’accoppiata BlackRock e Vanguard nei quali, come ricorderanno i lettori, ci siamo imbattuti in non poche occasioni.
Se volessimo cercare di risalire ai veri proprietari di questi due fondi dovremo cercare di risalire al filo di Arianna della liquidità messa in essi, ed è una operazione che dobbiamo fare da soli poiché i proprietari ufficialmente non sono resi noti dai due gruppi a dimostrazione di quanto sia “trasparente” e “libero” il mercato partorito dalla dottrina neoliberale, vero e proprio vestito su misura per la oligarchia finanziaria che domina l’epoca moderna.
Una volta fatta questa operazione e scomposta la partecipazione dei fondi, si vedono sempre, e ancora una volta, i nomi di quei finanzieri che abbiamo citato sopra e che sono stati i veri padroni della politica americana ed europea e che hanno lasciato dietro di sé un fiume di innumerevoli guerre pur di raggiungere i loro scopi.
Questi signori hanno bisogno di guerre e di sangue per poter giungere al loro scopo e soprattutto hanno bisogno di crisi artificiali, si ricordi la massima montiana al riguardo, per poter vedere manifestato quello che costoro chiamano Nuovo Ordine Mondiale, una espressione partorita nel chiuso delle logge già ai tempi dell’illuminismo francese, a dimostrazione di quanto sia antica tale visione.
Stavolta a costoro serviva rimuovere un ostacolo insormontabile come quello rappresentato da Donald Trump che ha tolto loro il controllo della Casa Bianca e che ha reso impossibile l’ultimarsi di tale disegno che senza la superpotenza americana diventa semplicemente irrealizzabile.
Il mondialismo si ritrova stritolato tra gli Stati Uniti post-impero e l’avanzata del mondo multipolare guidato dalla Russia e l’ultima chance che avevano questi poteri era di cercare di mettere di nuovo dentro l’ufficio Ovale qualcuno che ricostruisse gli “equilibri” del passato e fermasse il processo storico che si è messo in moto soprattutto dopo il fallimento della farsa pandemica, che avrebbe dovuto essere l’evento catalizzatore finale, una sorta di 11 settembre mondiale, per portare il mondo verso la dittatura mondiale o la governance globale come amano chiamarla i tecnocrati.
Se ci soffermiamo a guardare più attentamente il fondo Austin poi non solo troviamo la presenza dei citati BlackRock e Vanguard, ma anche una alquanto stretta vicinanza con alcune note associazioni del mondo ebraico quali la Congregation Beth Israel guidata dal rabbino Philip Kaplan, la American Civil Liberty Union, nella quale la presenza degli americani ebrei è molto radicata da sempre ed è stata dominata da figure come l’avvocato Steven Shapiro e Nadine Strassen, il campo estivo Young Judea, giovane Giudea, dove ogni estate si insegna ai giovani adolescenti americani di origine ebraica l’amore per Israele, la Shalom Austin, uno dei luoghi più importanti per la comunità ebraica di Austin, in Texas, alle quali si aggiungono la Austin Jewish Academy, una scuola ebraica e la Anti-defamation League, fondata nel 1913 dall’ebreo Sigmund G. Livingston per combattere il fenomeno del cosiddetto “antisemitismo”, e questa associazione ha reputazione di essere un vero e proprio censore nella vita pubblica americana, sempre pronta a definire come “antisemita” chiunque esprima critiche nei confronti dello stato ebraico.
Le varie lobby ebraiche e israeliane sostenute dal fondo Austin
Il milieu nel quale si trova l’Austin Private Wealth sembra essere chiaramente quello vicino ad Israele e al mondo del sionismo con le sue “accademie” che iniziano i giovani ebrei americani alle idee del sionismo e di altre sette quali Chabad per inculcare poi l’odio verso tutti coloro che non appartengono al mondo ebraico e al sionista.
Ciò appare ancora più interessante alla luce del fatto che i media mainstream stiano cercando di depistare il pubblico attraverso una fantomatica pista iraniana che avrebbe voluto la morte di Trump, quando ogni elemento sembra invece ricondurre allo stato di Israele.
Lo stesso Crooks era di origini ebraiche ed era un frequentatore della locale sinagoga di Butler nonostante questa si sia affrettata a far sparire le sue foto dalla sua pagina Facebook, non prima però che qualcuno riuscisse a prendere queste immagini, e qui sotto se ne può vedere un’altra che i media si guardano bene dal mostrare ai loro lettori, ammesso che ne abbiano ancora.
Thomas Crooks, al centro in piedi sulla sinistra, in una foto di gruppo nella sinagoga di Butler, in Pennsylvania.
Appare ancora più singolare il fatto che non solo un fondo legato a BlackRock scommetteva contro il titolo di Trump sperando di lucrare sulla sua morte, ma anche che l’assassino, il citato Crooks, lavorava proprio per il fondo di investimenti in questione che è noto per avere una sua milizia privata che viene utilizzata in varie parti del mondo per le cosiddette black-ops, quelle operazioni nere che prevedono anche l’omicidio di personaggi scomodi per gli interessi del potente mondo della finanza e delle corporation globali.
E’ un sistema radicato e criminale che agisce da molto tempo per eliminare dalla scena gli attori scomodi come rivelò già a suo tempo John Perkins nel suo libro “Confessioni di un sicario dell’economia” anche se l’autore ha rivelato solo alcune verità per tacerne altre in quella che probabilmente è stata un’operazione di disvelamento parziale e controllata, concordata con determinati ambienti.
La congiura dunque non poteva non essere estesa e raggiungere i livelli più alti dell’establishment americano che si muovevano già giorni prima sui mercati nella speranza di accumulare grossi profitti dall’operazione che invece ha portato loro enormi perdite finanziarie oltre che politiche.
A Butler forse c’era un secondo cecchino
Crooks non può aver agito da solo. Non può essere salito indisturbato su quel tetto senza che gli agenti del servizio segreto glielo permettessero così come non poteva preparare da solo l’esplosivo con il quale ha imbottito la sua macchina, che probabilmente pianificava di far saltare in aria, come dimostra il telecomando da remoto che è stato trovato vicino al suo corpo.
A Butler sono stati sparati almeno 11 colpi da tre armi diverse e di questi 11 colpi è probabile che almeno una parte di essi siano stati sparati da un altro cecchino presente nella cittadina della Pennsylvania.
I testimoni riferiscono di aver visto partire i colpi contro Trump almeno da un altro punto diverso da quello di Crooks, e per la precisione dalla torre dell’acqua che era distante almeno 200 metri, e dalla quale ha sparato un cecchino probabilmente più esperto di Crooks.
E’ la classica triangolazione di fuoco incrociato che non può avere luogo senza che il servizio segreto si faccia da parte e permetta agli attentatori di sparare contro la persona che questo deve proteggere, in questo caso Donald Trump.
Esistono dei protocolli standard molto severi di sicurezza che se vengono rispettati rendono praticamente impossibile che un cecchino possa sparare da quelle distanze contro un politico, soprattutto contro il presidente degli Stati Uniti.
A rendere ancora più probabile una cospirazione ai massimi livelli è il fatto che i media si sono precipitati a Butler per riprendere il raduno politico di Trump, quando fino ad ora avevano dimostrato scarso interesse per gli altri eventi del presidente, ed è anche singolare la vicinanza di questo evento alla convention repubblicana.
All’ultimo momento è infatti stata invitata Nikki Haley che apparentemente non avrebbe dovuto partecipare, e questo a posteriori ha suscitato diverse riflessioni.
Non è un segreto che la Haley sia una sorta di tirapiedi del movimento sionista vista la sua vicinanza, o meglio obbedienza, verso il mondo israeliano considerati i suoi numerosi incontri con lobby quali la potente e pericolosa Chabad.
A Milwaukee forse i cospiratori speravano che il re fosse stato già ucciso a Butler e di poter incoronare la loro marionetta e ritornare così a sedersi sul trono degli Stati Uniti.
Non hanno però fatto i conti con qualcosa di molto più in alto di loro come la Provvidenza che sembra aver davvero vegliato su Trump il giorno dell’attentato e salvato miracolosamente la sua vita.
Le Idi di luglio non sono state dunque fatali a Donald Trump. Sono state fatali ai suoi cospiratori che ora si trovano persino in una situazione peggiore di quella precedente perché il tempo ormai da qui a novembre è agli sgoccioli e un’occasione come quella di Butler non si ripresenterà probabilmente più perché ora il presidente è già probabilmente all’opera per scoprire i nomi di tutti coloro che lo hanno tradito il 13 luglio.
E’ rimasta davvero poca sabbia nella clessidra del Nuovo Ordine Mondiale.
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