Il Tribunale del Riesame spiega perché ha confermato i sequestri. E c’è un faro sulla Dicembre, la “cassaforte” degli Agnelli
Da un lato, ci sono i 900 milioni di dollari investiti all’estero e non dichiarati al fisco fino all’anno scorso. Dall’altro, le testimonianze di infermiere, segretarie e governanti, che hanno confermato la frode nonostante siano infilate in mezzo alla guerra familiare degli Agnelli-Elkann: sono questi gli elementi “forti” della procura di Torino nell’inchiesta che ruota intorno all’eredità di Marella Caracciolo, vedova dell’Avvocato Gianni Agnelli. Elementi che hanno convinto il Tribunale del Riesame a dare ragione ai pm e confermare i sequestri di documenti, computer e telefoni presi in consegna dalla guardia di finanza durante le perquisizioni effettuate un mese fa nella villa di John Elkann, negli uffici delle società di famiglia e nello studio di Gianluca Ferrero, storico commercialista degli Agnelli (oltre che presidente della Juventus, estranea alle indagini).
Nell’inchiesta sono indagati i tre fratelli Elkann (John, Lapo e Ginevra), Ferrero e il notaio svizzero Urs von Groningen: i reati contestati sono frode fiscale e truffa ai danni dello Stato e dell’Agenzia delle Entrate. La procura è partita dalla denuncia di Margherita Agnelli, figlia di Gianni e Marella e mamma di John, Ginevra e Lapo: l’accusa riguarda la costruzione di una residenza fittizia in Svizzera di Donna Marella, che ha permesso di non pagare le imposte sui redditi e di non versare la tassa di successione in Italia alla sua morte, nel 2019. Ma anche di escludere illegalmente dall’eredità i figli di seconde nozze di Margherita.
Intanto i testimoni, cioè governanti, infermiere e segretarie, confermerebbero che negli ultimi anni di vita Donna Marella passasse più tempo a Torino che in Svizzera. Eppure le fatture passive della vedova Agnelli venivano inviate nel Paese elvetico e da lì pagate da un collaboratore dello Studio Brunetta. E le collaboratrici sapevano di aver cambiato datore di lavoro e di essere passati alle dipendenze di Elkann, di Exor o di Stellantis per “nascondere” la presenza di Marella Caracciolo in Italia. Ma, secondo i legali degli indagati, sarebbero stati condizionati da Margherita Agnelli e dal suo avvocato. Qualcuno dei dipendenti, stando a quanto riportato nelle intercettazioni, avrebbe anche cercato dei vantaggi dalla vicenda in corso: «E’ emerso come i dipendenti siano stati loro malgrado divisi in due schieramenti e compulsati da entrambi i contendenti delle cause civili – replicano i giudici – La valutazione sulla loro credibilità non compete a noi ma al procedimento di merito».
Secondo quanto si legge negli atti del Riesame, l’ipotesi dei pm è che l’evasione fiscale sia molto più ampia e si estenda a tutti gli Elkann e all’intera vicenda ereditaria: «E’ plausibile che il meccanismo simulatorio fosse già in piedi dal 2015 e coinvolgesse fondi investiti all’estero tramite plurime fiduciarie – riportano i giudici – Dopo il decesso di Gianni Agnelli, sussistono tracce di 900 milioni di dollari nella fiduciaria Bundeena, con sede nelle Isole Vergini. Dai documenti di Margherita, risulta che oltre metà fossero investiti e producessero 30 milioni di dollari di reddito l’anno». Soldi che, dopo l’estinzione di Bundeena, sarebbero passati alle fiduciarie Blue Dragons e Dancing Tree, che aveva come beneficiario John Elkann. Ma i soldi sarebbero stati distribuiti anche ai fratelli, che solo dopo il controllo antiriciclaggio del luglio 2023 si sono «precipitati a inserire in tutta fretta» nella dichiarazione dei redditi oltre 700 milioni di euro di capitali esteri mai dichiarati prima.
L’ipotesi è che tutti questi soldi arrivino dalla Dicembre, la “cassaforte di famiglia” che produce flussi di utili ai soci. E che dava redditi a Donna Marella nonostante lei figurasse solo come socia prestatrice, usufruttuaria di quote o in nuda proprietà. Milioni di euro che sono appartenuti alla nonne e che, sottolineano i giudici del Riesame, dovranno certamente far parte della ricostituzione dell’asse ereditario e, quindi, della nuova liquidazione di imposta secondo il diritto italiano. Ovviamente se l’ipotesi della truffa ai danni dello Stato sarà confermata.
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