Centrodestra spaccato in consiglio regionale, la votazione non supera i primi due articoli base. La legge salta: rimandata in commissione. Cappato: occasione persa
Fine vita, la giornata più lunga del consiglio regionale veneto è finita all’ora di cena di martedì 16 gennaio 25 a 25. Una parità che equivale a una bocciatura della legge di iniziativa popolare sul suicidio medicalmente assistito, che avrebbe garantito da parte delle aziende sanitarie tempi e modi omogenei – con un termine di venti giorni – per valutare le richieste dei malati di accedere alla pratica.
Una parità che, per un solo voto, non ha regalato a Luca Zaia una vittoria che il Veneto progressista si augurava avrebbe ottenuto. Anche perché il Veneto è la prima Regione d’Italia ad aver portato nel proprio parlamentino la proposta di legge di iniziativa popolare che mira a stabilizzare e delineare i contenuti della sentenza nata dal caso dj Fabo sul suicidio medicalmente assistito. Ed è stata a un soffio dall’approvarla. Difficile altrove si riesca a far meglio, dicono i promotori del progetto di legge dell’associazione Luca Coscioni.
I voti nel dettaglio
Il voto di martedì ha chiuso mesi di dibattiti, prese di posizione trasversali e bordate sempre più violente dei gruppo Pro-vita arrivati a «minacciare» Zaia con un «massiccio travaso di voti in favore di Fratelli d’Italia». Per tutto il giorno il lavorio sugli indecisi, da parte dei «leghisti progressisti» è continuato nei corridoi di palazzo Ferro Fini, sede veneziana del consiglio regionale in riva al Canal Grande. E qualche risultato c’è stato, ad esempio la scelta dell’unico assente, eletto con la lista Zaia, di non essere presente dato che, pare, avrebbe votato contro. Ma non è bastato. È andata a finire, precisamente così: sui primi due articoli si sono contati 25 favorevoli, 22 contrari, 3 astenuti (che valevano come voti contrari dato il meccanismo del 50% più uno) e, appunto, un solo assente. Ora il progetto di legge torna in commissione Sanità e lì pare destinato a sonnecchiare in un cassetto, nessuno si aspetta venga ripreso in mano.
Lega spaccata, il fronte del no con Forza Italia e Fratelli d’Italia
Numeri che ben riflettono il travaglio della politica veneta e, soprattutto della Lega divisa, secondo alcuni, fra passato e futuro. Con Zaia a timonare verso un movimento più progressista che si occupa di diritti, fine vita incluso, e il grosso dell’altra lista leghista, quella col simbolo del partito, a votare contro. Pienamente soddisfatti i consiglieri di Forza Italia e soprattutto Fratelli d’Italia, gli alleati di coalizione hanno votato compatti «no» a differenza dei 30 consiglieri del Carroccio dilaniati da posizioni agli antipodi. Non si contano gli scontri, anche accesi, fra colleghi di partito, fratture che sembrano destinate a durare. La congiunzione astrale non è delle migliori. La questione fine vita per Zaia è stato un azzardo coraggioso in un momento estremamente delicato del suo percorso politico con il mandato quasi in scadenza, la probabilità di farne un quarto sempre più rarefatta e con il dilemma Europee dietro l’angolo.
Sei richieste di suicidio in Veneto
Sul tavolo c’era la proposta di legge di iniziativa popolare supportata da 9.072 firme presentata dall’associazione Luca Coscioni. In aula c’era anche il presidente della Regione Zaia che sul tema si è speso in prima persona e, appena uscito dal parlamentino, ha ribadito «toccasse a me, vorrei poter scegliere della mia vita». A mancare è stato, sì, il voto favorevole della consigliera del Pd Anna Maria Bigon ma, soprattutto, quello di metà del nutrito drappello leghista. Il Veneto continuerà ad applicare la sentenza della Consulta (che ha già valore di legge) sul suicidio medicalmente assistito ma non avrà una legge regionale che fissi in 20 giorni il tempo limite per comitato etico e commissione medica delle diverse aziende ospedaliere di vagliare le richieste. Per la cronaca, l’ha citato il governatore in aula, in regione si contano 6 richieste, una già conclusa con il suicidio assistito di Gloria, nel Trevigiano, una che ha ottenuto il via libera, quella del vicentino Stefano Gheller, volto dell’iniziativa, e 4 respinte perché non rispondenti ai criteri fissati dalla Corte Costituzionale.
Zaia: la legge non «istituiva il fine vita»
«Mi spiace che qualcuno abbia dato una lettura errata, ovvero che la legge discussa in Veneto `istituiva il fine vita´», ha detto Luca Zaia dopo la votazione, alla luce delle proteste del movimento Pro Vita che dopo lo stop alla legge in consiglio regionale ha espresso «soddisfazione». «Non istituiva niente, ma stabiliva solo i modi e i tempi delle risposte ai malati, e le modalità di coinvolgimento delle Asl. Ma nonostante non sia diventata legge (con 25 voti a favore e 25 contro), i malati terminali con determinate caratteristiche sanno che possono presentare le loro istanze per il fine vita, in base alla sentenza della Consulta». Poi il presidente del Veneto ha aggiunto: «Massimo rispetto per i consiglieri, ci mancherebbe – aggiunge – soprattutto su un tema etico è fondamentale che tutti abbiano libertà di pensiero e di espressione. La mia parte politica ha lasciato totale libertà di pensiero e di espressione, penso che lo si potrà evidenziare dalle votazioni».
Forza Italia: «Contro l’eutanasia!»
Forza Italia sui social ha dichiarato di aver votato contro la proposta. «Abbiamo espresso il nostro voto contrario perché già garantito da una sentenza della Corte Costituzionale in alcune condizioni di sofferenza. Cure palliative, per evitare inutili sofferenze a pazienti in grave stato, ci sono già, così come è già garantito che non si verifichi nessun accanimento terapeutico. Se si va ad incidere sui tempi, si rischia di provocare ulteriore sofferenza e una migrazione interna verso le Regioni in cui la morte dolce è applicata con maggiore rapidità. Il dibattito, dunque, non è solo etico ma politico e deve essere trattato dal Parlamento in cui ribadiremo che Forza Italia è contro l’eutanasia!».
Cappato: non è stata colta opportunità
«Non è stata colta un’opportunità, ma il diritto ad essere aiutati a morire resta. Ci auguriamo che il Consiglio regionale del Veneto torni ad esprimersi». Lo afferma in una nota Marco Cappato, portavoce dell’associazione Luca Coscioni, dopo il rinvio in commissione del progetto di legge per il suicidio medicalmente assistito al Consiglio veneto. «Ringraziamo – aggiunge Cappato – i 9.062 cittadine e cittadini veneti che hanno sottoscritto la proposta di legge per dare procedure e tempi certi all’attuazione della sentenza `Cappato-Dj Fabo´ della Corte costituzionale sul fine vita, su iniziativa del Comitato Promotore Veneto di `Liberi Subito´».
Associazione Coscioni: «Confronto non avvenuto invano»
La nota prosegue: «Dobbiamo prendere atto che, nonostante l’impegno generoso di tante consigliere e consiglieri regionali che hanno agito sulla base di convinzioni invece che di appartenenze politiche, l’opportunità creata non è stata per il momento accolta dalla maggioranza assoluta dei votanti in Consiglio regionale. Auspichiamo che il Consiglio vorrà presto tornare ad esprimersi e approvare il testo». La conclusione vede nella mancata approvazione una fase all’interno di un processo più lungo: «Siamo comunque certi – conclude – che il confronto di queste settimane non sia avvenuto invano. È infatti cresciuta nell’opinione pubblica veneta la consapevolezza dell’esistenza in Italia, a determinate condizioni, del diritto di ottenere l’aiuto medico alla morte volontaria, come già i casi di Federico Carboni nelle Marche, `Anna´ in Friuli e `Gloria´ in Veneto hanno dimostrato».
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