8000 persone salvate, dovrebbero farle un monumento, altro che dimezzare la pena!
Art. di trevisotoday
La vicenda giudiziaria della ex assistente sanitaria si è conclusa oggi a Trieste in Appello. La 38enne di Spresiano, che si è sempre dichiarata innocente, ha goduto, oltre alla prescrizione di alcuni reati, di un concordato che il suo difensore, l’avvocato Paolo Salandin, ha fatto con la Procura generale rinunciando al ricorso in Cassazione
Una riduzione della pena che risulta essere di oltre metà rispetto agli otto anni e sei mesi inflitti in primo grado dal Tribunale di Udine. Emanuela Petrillo, la 38enne assistente sanitaria di Spresiano accusata di peculato, falso in atto pubblico, rifiuto di atti d’ufficio e falso in certificazione per aver solo finto di inoculare i vaccini a circa 8 mila pazienti, ha chiuso la propria vicenda giudiziaria con un concordato davanti alla Corte d’Appello di Trieste. Tra la prescrizione dei reati che sarebbero stati commessi quando era assistente sanitaria in Friuli, oltre che dei falsi, e l’accordo che il suo legale ha trovato con l’accusa la donna è stata condannata a 4 anni di reclusione. Per effetto della sentenza, che non sarà oggetto di ricorso davanti alla Corte di Cassazione, la Petrillo non andrà in carcere: l’ammontare della pena prevede infatti l’affidamento alternativo ai servizi sociali.
Il concordato in Appello prevedeva la rinuncia a tutti i motivi dell’impugnazione ad eccezione di quello relativo alla mancata concessione delle attenuanti generiche. Nel ricorso l’avvocato Salandin aveva contestato in particolare la mancata prova che i reati si fossero verificati e l’assenza dell’elemento soggettivo. Secondo il difensore era stato il clima di ostilità maturato attorno alla sua assistita a spingere alcune colleghe a denunciarla, nonostante la «professionalità irreprensibile» che a suo dire l’aveva sempre contraddistinta.
Entrambi i responsabili civili, ovvero l’Asufc, rappresentata dall’avvocato Laura Baggio, e l’Ulss 2 Marca trevigiana, difesa dall’avvocato Fabio Crea, avevano invece appellato la sentenza di condanna eccependo la mancanza di prova dei danni subiti dalle famiglie costituitesi parte civile e l’assenza di responsabilità da parte delle Aziende sanitarie, a fronte del comportamento tenuto dall’imputata «in contrasto alle funzioni e alle mansioni che le erano proprie». I risarcimenti alle aziende sanitarie da parte della Petrillo verranno quantificate in distinto procedimento civile. La Corte dei Conti del Veneto aveva già condannato la ex assistente sanitaria a pagare in favore della Usl 2 circa 80 mila euro, tra il danno diretto rappresentato dal costo che l’Azienda sanitaria ha dovuto sostenere per la ripetizione dei 1.158 vaccini della campagna di richiamo profilattico e il danno patrimoniale da disservizio, ovvero il costo costo complessivamente sostenuto per ripristinare il corretto funzionamento dell’apparato pubblico sociosanitario compromesso dalle sue condotte. Non appena lo scandalo era scoppiato Emanuela Petrillo era stata sospesa dalla azienda sanitaria trevigiana e poi licenziata.
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