Don Diego Minoni, ex parroco di Vanzago (Milano), ha partecipato nei giorni scorsi alla proiezione del documentario sui danneggiati da vaccino “Invisibili” a Rho
Nel suo intervento, don Minoni ha detto: “Quello che è avvenuto è di un’assurdità mostruosa. Lo Stato politico, con la collaborazione della classe medica scientifica cosiddetta, dei media e anche degli ecclesiastici, ha obbligato a iniettarsi una sostanza su cui ancora oggi viaggia il segreto militare, chiedendo a te di assumerti la responsabilità con il famoso consenso disinformato, che poi gli stessi, di fronte ai gravi danni causati, se ne lavano le mani, ignorano o addirittura scaricano la colpa sulle vittime definendoli malati psichiatrici”.
“E’ terribile ascoltare queste cose”, aggiunge don Minoni, “perché ognuno non si sente ascoltato, capito, compreso nel suo profondo dolore. Ascoltando queste persone mi ha colpito la loro grande sofferenza, rabbia, vergogna, paura. Si sono sentite ingannate, tradite, prese in giro, sono rimaste senza lavoro, devono affrontare spese ingenti, ma mi ha anche colpito il non arrendersi e il desiderio di lottare per sé e per gli altri, mettendoci la faccia, vincendo la paura col desiderio di verità e di giustizia. Ho ascoltato decine e decine di persone in questa situazione, davvero sembra di entrare in un girone infernale. Ma anzitutto pensando ai 300 riuniti in questa sera, mi viene in mente un’immagine biblica. Vi ricordate i 300 di Gedeone? Gedeone era uno dei giudici, nei primi libri della Sacra Scrittura, doveva combattere i Madianiti, raduna 22.000 persone e Dio gli dice sono troppe, 10.000 sono troppe e poi con un curioso episodio che vi invito a leggere al capitolo 7, se non mi sbaglio, i giudici diventano 300. Con questi 300 Gedeone vince la battaglia”.
“Non dobbiamo dimenticare”, continua don Minoni, “però quello che è successo. Le decisioni, le modalità, la logica ci hanno impedito di fare visita ai nostri cari negli ospedali, nelle RSA, negli obitori, in tutti gli altri ambienti, di stare accanto a chi moriva. Mai nella storia è capitata una cosa del genere. E noi abbiamo accettato tutto questo, lo abbiamo subito, accettato, è andato così, chissà con quante persone, con preti, con vescovi, così è diventata una normalità. Il diritto allo studio è stato negato, il diritto al lavoro, al sostentamento, il diritto di prendere i mezzi di trasporto, di andare al cinema, a teatro, non potevamo entrare in posta, in banca, sederci a un bar o ristorante. No, non dobbiamo dimenticare. Dimenticare è tradire. Senza memoria non c’è futuro. Come diceva Primo Levi, si fanno le giornate della memoria e questa cosa sembra che debba cadere nell’oblio”.
“Gesù disse certamente del regno di Dio e della giustizia, e tutto il resto vi sarà dato in più. Dice anche che la verità vi farà vivere”, ha aggiunto. “Ecco, mi soffermo sulla parola verità, per andare un po’ in profondità alla questione che stiamo vivendo. Per il cristiano, la verità non è un concetto o teoria, ma è una persona, la persona stessa di Gesù, Gesù e Dio sono la via, la verità la vita. E la verità a cui rimanda Gesù è che siamo figli amati da Dio, se rimanete fedeli alla mia parola sarete davvero miei discepoli, conoscerete, farete esperienza nella verità, cioè dell’essere amati, conoscerete la verità e vi farà liberi. La verità però è anche da cercare, da accogliere, perché questo è un anelito che ci abita come uomini, come donne, ma che purtroppo molti lasciano soffocare preferendo le scorciatoie, gli accomodamenti, il far finta di niente. E così ci si smarrisce, non si vive la vita a cui siamo stati chiamati. L’amore vince la paura. Da questa ricerca della verità dipende la nostra capacità di pensare, di vedere, di decidere. Senza verità non c’è la capacità di pensare, di fare ragionamenti logici. Sono all’ordine del giorno tutte le cose strampalate che dicono politici, giornalisti, medici, cose senza logica e senza senso, eppure questa è la normalità a cui stiamo assistendo. Non c’è vita spirituale, autentica, senza la verità, l’umano evapora, si risolve, con tutte le conseguenze che ne derivano in tutti gli ambiti e livelli. Mi vengono in mente due passi della scrittura, uno è di Geremia che, con queste parole fortissime, dice <<il Signore mi ha detto che i profeti hanno predetto menzogne in mio nome, io non li ho inviati, non ho dato ordini. I miei occhi grondano lacrime, notte e giorni, senza cessare, perché da grande calamità è stata colpita la figlia del mio popolo, da una ferita mortale>>. E questa immagine che ci dice il senso di smarrimento, non solo nella società civile, ma nella Chiesa. Il secondo è un versetto di Paolo in una lettera a Timoteo dove dice che ci sarà un giorno in cui non si sopporterà più la sana dottrina ma gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, rifiutando di dare ascolto alla verità per volgersi alle favole. Insieme alla tragicità e gravità di quello che abbiamo visto e ascoltato, volevo sottolineare però anche le belle notizie, perché mi sembra giusto dire anche le belle notizie”.
Conclude don Minoni: “Il Papa? Sì, sì, è un vescovo anche lui, il papa è un vescovo. Sì ha detto che era un atto d’amore. Sì, sì, lo sappiamo. Eppure noi stasera siamo qui per aiutarci gli uni gli altri a fare tesoro di quello che è accaduto. Ritrovarci tutti qui, sierati e non sierati, attorno a chi è rimasto gravemente danneggiato, mi sembra un atto di giustizia, di verità, è una bellissima notizia. Hanno cercato di dividerci e ci sono riusciti. Facciamo memoria di tutto quello che è accaduto. Ci sono riusciti creando mostri da combattere. Chi non ha subito queste violenze appunto era un mostro”.
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