L’alleanza d’acciaio tra mondialismo e Chiesa del progressismo è servita.
Casarini nel giro di 20 anni è passato da essere uno dei leader centrosocialari del movimento No Global a imprenditore che lucra sul fenomeno dell’invasione incontrollata, fino a diventare uno dei consulenti di Bergoglio in tema di dissoluzione del Sacro.
Art. di Corriere.it
Luca Casarini dai centri sociali (e dai no global al G8) al Sinodo dei Vescovi: «Il Papa mi ha avvicinato alla Chiesa»
Lo storico leader dei no global e delle proteste «invitato speciale» da Bergoglio all’incontro di ottobre: «Porterò la mia esperienza in mare, oggi mi sento cristiano»
Luca Casarini, storico leader dei Centri sociali, dei No Global italiani e dei Disobbedienti del G8 a Genova, oggi in prima linea nell’aiuto ai migranti con la Ong «Mediterranea Saving Humans» (il cui cappellano don Mattia Ferrari è stato oggetto di minacce su cui indaga la Procura di Modena), sarà «invitato speciale» al prossimo Sinodo dei Vescovi che si terrà in ottobre. Il suo nome è stato pubblicato dalla Sala Stampa vaticana nell’elenco dei partecipanti alla prima sessione della XVI Assemblea Generale del Sinodo dei Vescovi sul tema: «Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione, missione» (dal 4 al 29 ottobre).
Casarini, 56 anni, da giovanissimo, nei primi ‘90, ha cominciato a frequentare gli ambienti antagonisti della sinistra, prima presso il centro sociale «Pedro» di Padova, quindi al «Rivolta» di Porto Marghera. La sua azione più nota è stata senz’altro la contestazione del G8 di Genova. Il suo mentore in «Saving Humans», il cappellano di Mediterranea don Mattia Ferrari, commenta così sui social l’invito del Papa a Casarini: «Per chi non lo conosce, questa notizia può sembrare strana. Per chi lo conosce, è la cosa più normale del mondo. Luca Casarini ama visceralmente, ama come Gesù ama. Un grande discepolo di Gesù come è Papa Francesco non poteva che coinvolgerlo. Luca grazie, perché ci testimoni la bellezza di quell’amore viscerale che supera ogni ostacolo, ogni resistenza, ogni difficoltà. Questo è l’amore di Gesù. Tutto può cambiare. Se amiamo veramente, tutto può cambiare. In realtà a volte non ci credo nemmeno io. Luca però ci crede e mi mostra sempre che è proprio così. Per questo sono emozionato per la sua nomina come invitato speciale al Sinodo, più ancora che se fossi stato nominato io! Perché questa nomina indica la bellezza sconvolgente del Vangelo».
Luca Casarini, da ex leader dei centri sociali e delle rivolte del G8 di Genova a «invitato speciale» di papa Francesco al prossimo Sinodo dei Vescovi: soddisfatto di questo prestigioso ruolo?
«Assolutamente sì, è un grande onore e una grande opportunità per me come persona, ma anche un messaggio forte di sostegno per Mediterranea Saving Humans e per tutto il soccorso civile in mare. Non a caso questo invito deve molto a don Mattia Ferrari, nostro capo missione in quella che chiamerei la navigazione di Mediterranea dentro la Chiesa. Con Mediterranea saremo anche presenti a un incontro con i vescovi dal 18 al 24 settembre promosso dalla Diocesi di Marsiglia, preparatorio a un possibile Sinodo del Mediterraneo cui partecipino realtà laiche e cristiane».
Al Sinodo dei vescovi che contributo porterà? L’impegno del «nuovo Casarini» con la Chiesa in quali altre direzioni procede?
«Lavoro a stretto contato con la Caritas in Ucraina e anche con Migrantes. Al Sinodo vado per ascoltare, ma certamente mi piacerebbe condividere l’esperienza che sto facendo da 5 anni in mare coi migranti perché parla dello stesso Vangelo di papa Francesco, così come della sua enciclica Fratelli Tutti : ovvero l’importanza di sentire come fratelli sorelle le altre persone e in particolare i più deboli. Quelle che chiamiamo democrazie riservano ad alcune categorie di persone un trattamento diverso e ineguale: sono i più poveri che arrivano dal Sud del mondo, coloro che troviamo in Libia, nei campi profughi turchi finanziati dalla Ue, che muoiono nei naufragi di Cutro e Pylos. Se non affrontiamo seriamente questi temi le democrazie fondate nel dopoguerra sul concetto di diritti umani perdono senso».
A livello personale, i 5 anni con Saving Humans cosa le hanno insegnato?
«L’elemento dell’amore viscerale, un’espressione che torna spesso nel Vangelo ma anche nel Corano. Mi hanno insegnato poi la necessità dell’impegno personale: di fronte alla sofferenza bisogna agire, non accettare quella che papa Francesco chiama la globalizzazione dell’indifferenza, un mondo costruito su questo livello di diseguaglianze. Ho compreso che nessuno si salva da solo, l’azione deve essere mossa dall’amore, come arma potentissima».
Cosa rappresenta per lei Papa Francesco? È noto che avete un rapporto di amicizia…
«Papa Francesco rappresenta una Chiesa che sceglie di confrontarsi con il mondo. Che raffigura non un potere, ma un condannato a morte, Gesù Cristo, inchiodato a una Croce. Attraverso quello che facciamo con Mediterranea in mare, con il Papa e con molti Vescovi abbiamo costruito un rapporto solido basato sul fare, sulla concretezza, sulla pratica del soccorso civile in mare. È un rapporto fondato su grande stima, grande amicizia e soprattutto grande fratellanza. Incontrarsi facendo le cose».
Non teme, con questo invito, di diventare un «caso», un problema più che una risorsa?
«Col Papa, in questi anni, mi sono spesso rapportato. Ci conosciamo bene, il Papa ci ha sempre sostenuto e aiutato anche in questa cosa difficile. Io forse sarò visto un po’ come la “pietra dello scandalo”. Che ci fa uno come me in mezzo ai Vescovi? Ma penso sia invece lo spirito che vuole dare il Papa».
Ma un tempo era un antagonista nelle piazze: ora ha trovato la fede?
«In questi anni ho scoperto preti di strada, suore nei campi profughi che danno un prezioso aiuto nella gestione , parrocchie che sono luoghi di rifugio per chi è respinto. Gente come don Gallo, don Ciotti, don Vitaliano Della Dala. Al Sinodo sarà un incontrarsi tra persone che fanno le stesse cose. Vivo ormai in Sicilia, ora con Mediterranea siamo fermi a Tarpani in sosta tecnica, ma tra due settimane saremo in mare, intanto mi muovo in Ucraina con Caritas, Sant’Egidio, Salesiani. Non rinnego la mia storia da antagonista, quanto alla fede mi sento più cristiano che cattolico, vicino a coloro che vivono la fede in Gesù come colui che è stato il più grande rivoluzionario di tutti i tempi. In fondo vengo da una famiglia cattolica di operai, fino a 12 anni frequentavo la Chiesa, poi mi sono allontanato. Bergoglio ha aperto un portone e mi ha avvicinato molto alla Chiesa degli ultimi e dei poveri. Il Papa sta provando a cambiare molte cose. Questo mondo va cambiato. E nella sfida che ci pongono le migrazioni è fondamentale riconoscersi tutti appartenenti alla famiglia umana».
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