Trieste come Wuhan: viaggio nel laboratorio del mistero
L’inchiesta di “Fuori dal Coro” sul Science Park dove si manipolano virus potenzialmente letali
Trieste. Il Science Park pensa in grande e presto includerà un laboratorio di livello P4 come quello di Wuhan, la metropoli cinese dove si registrarono i primi casi di Covid 19. Le telecamere di “Fuori dal Coro” sono andate nel centro di ricerca nascosto tra le alpi Carsiche, al confine con la Slovenia. Sulle attività che si svolgono all’interno della struttura aleggia il mistero. Il Science Park di Trieste gode di finanziamenti ingenti sia pubblici sia privati. A maggio il governo Draghi ha rifinanziato il centro per 10milioni di euro e ha esteso l’immunità per tutti i funzionari che vi lavorano. Ma sulle garanzie di sicurezza sanitaria monta la proteste di residenti e associazioni civili locali.
Perché in Italia c’è la corsa a costruire i biolaboratori P3 e P4 come in Ucraina? Secondo Joseph Tritto, presidente dell’Accedemia Mondiale Tecnologie Biomediche, una volta che i laboratori diventano di categoria P4 l’ingerenza di tipo militare è immediata perché hanno scopi difensivi e militari. Resta l’incognita sulla sicurezza per la salute: “Avere un laboratorio P4 in un territorio densamente popolato comporta un rischio altissimo e poco controllabile”, dice Tritto. Non solo Trieste: a Pesaro è nato un comitato di protesta contro l’ipotesi di costruzione di un laboratorio sperimentale P3.
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Pesaro – via libera al laboratorio dove si manipolano i virus: la protesta dei cittadini
Il Comune di Pesaro ha autorizzato la vendita di un terreno pubblico al fine di realizzare un laboratorio di biosicurezza curato dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Umbria e delle Marche Togo Rosati. La struttura sarà di tipologia BSL3, ovvero “in grado di garantire sperimentazioni e manipolazioni, in vivo e in vitro, di agenti virali pericolosi per la salute animale e dell’uomo in condizioni di massima sicurezza e di contenimento biologico”, secondo quanto riportato sulla delibera comunale. La decisione ha subito scatenato le preoccupazioni della cittadinanza, che non ha tardato a delineare similitudini con il laboratorio cinese di Wuhan (di livello di sicurezza 4, un gradino in più rispetto a quello di Pesaro), dal quale alcune teorie ipotizzano abbia preso il via la pandemia da Covid-19.
Nella delibera si legge anche come all’interno dell’area saranno realizzate “stalle contumaciali per la stabulazione di grandi e piccoli animali in grado di garantire misure di bio-contenimento e bio-sicurezza nei confronti di agenti infettivi”. Non si tratta del primo laboratorio di questo tipo in Italia: di fatto, ne esistono due che constano di un livello di sicurezza superiore (BSL4), l’Ospedale Luigi Sacco di Milano e l’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani di Roma. Un elenco delle strutture BSL3 non è disponibile, ma è possibile affermare che ne esista un numero consistente sul territorio: solamente nel 2022 ne sono stati inaugurati almeno due, uno presso l’Ospedale di Circolo di Varese e uno all’interno dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS).
Sulla sito dell’Istituto, che si occupa di garantire “al sistema veterinario delle Regioni Umbria e Marche le prestazioni e la collaborazione tecnico-scientifica necessarie per l’espletamento delle funzioni in materia di igiene e sanità pubblica veterinaria”, si legge che “La Direzione di questo Istituto ritiene che le attività tecnico-analitiche dei laboratori del Centro di Referenza Nazionale delle Pesti Suine (CEREP) richiedano un’attenta e severa gestione in Biosicurezza dell’area di contenimento in cui sono manipolati i virus della Peste Suina Africana e della Peste Suina Classica (BSL3 – Biosafety Level 3). L’obiettivo è quello di ridurre al minimo, o comunque ad un livello ritenuto accettabile, il rischio di rilascio accidentale o intenzionale di tali agenti biologici”. L’assessore al Fare Riccardo Pozzi ha specificato che vi saranno «Zero rischi e zero esperimenti» all’interno del laboratorio, in quanto «Il fatto che sarà un centro più innovativo non significa che all’interno verranno eseguiti esperimenti in laboratorio e manipolazioni genetiche. Come spiegato anche dall’Istituto, le “stalle” che lo comporranno accoglieranno gli animali destinati alla macellazione che vengono interessati da patologie; qui verranno isolati dal resto del bestiame per garantire la corretta gestione sanitaria degli allevamenti, mettendo a disposizione strutture di stabulazione per gli accertamenti prima della reintroduzione dell’animale o per le verifiche sanitarie di capi sotto sequestro sanitario».
La cittadinanza, tuttavia, non è stata entusiasta della notizia in quanto “i laboratori di livello di biosicurezza 3 comportano rischi importanti riguardo a possibili fughe di agenti patogeni, così come quelli di livello 4, che però sono soggetti a normative più restrittive, tanto che ne esistono solo una cinquantina nel mondo, escludendo quelli protetti dal segreto militare”. In particolare, la popolazione si dice preoccupata che “Pesaro stia per trasformarsi in un agglomerato di laboratori ai livelli più alti di biosicurezza, la Wuhan delle Marche”, avvisando che “i cittadini stanno presentando alle autorità un esposto” per chiedere che il laboratorio non venga realizzato.
Il Comitato contro la costruzione di un laboratorio sperimentale a Pesaro, nato proprio per dare il via alla protesta contro la realizzazione del laboratorio, ha comunicato stamattina di star raccogliendo le firme per una petizione popolare da presentare al sindaco entro il 6 gennaio.
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