La razza umana è la razza più crudele e più pericolosa del pianeta.
Convinta del proprio indiscutibile diritto alla supremazia non si cura degli equilibri ecologici e condanna alla distruzione tutto ciò che incontra sul suo cammino.
È così evidente l’abuso fatto dagli esseri umani ai danni di ogni altra creatura vivente che non ci sarebbe nemmeno bisogno di parlarne.
Basta guardarsi intorno per vedere in azione la disumanità dell’uomo.
Eppure…
In molti coltivano la certezza che il diritto del più forte sia una legge indiscutibile, senza mai fermarsi a riflettere sull’importanza di valori come l’ascolto, l’accoglienza, la comprensione, il rispetto e la fratellanza con le altre forme di vita.
Un narcisismo patologico e perverso affligge l’umanità rendendoci insensibili davanti al dolore di chi appare diverso.
Coltiviamo con orgoglio la cultura dell’arroganza e ignoriamo l’esempio di civiltà che ci offrono le altre specie.
Gli animali ci mostrano stili di vita differenti dal nostro e basati su un’integrazione con la natura che noi non conosciamo.
Nei loro saperi è presente un valore profondo fatto di civiltà e di rispetto, di armonia con le altre forme di vita e di umiltà davanti alla morte.
Noi invece chiamiamo intelligenza la capacità di sfruttare e uccidere a piacimento ogni essere vivente.
E ci sentiamo superiori proprio perché promuoviamo senza nessuno scrupolo lo schiavismo delle altre specie.
Non ci sfiora l’idea che la crudeltà con cui infliggiamo tante sofferenze sia invece un segno di inciviltà.
O di malattia.
Abbiamo costruito una diagnostica psichiatrica dettagliata e volta a indicare il disagio mentale di chi non riesce a sostenere l’integrazione e la cooperazione necessarie alla vita.
Tuttavia siamo i primi a mostrare le stigmate di quelle disfunzioni.
Il narcisismo e l’incapacità di costruire relazioni basate sulla reciprocità con le altre forme di vita evidenziano il deficit della nostra intelligenza emotiva e segnalano la patologia piuttosto che la cultura.
L’evoluzione poggia sulla capacità di scambiare i saperi l’uno con l’altro sviluppando la conoscenza grazie al cambiamento.
Tuttavia davanti alle culture differenti dalla nostra erigiamo un muro di arroganza e incomprensione.
Non vediamo che la civiltà sta nella possibilità di vivere senza depredare e senza sfruttare nessuno e che l’umanità è la capacità di aiutarsi l’un l’altro.
Creature come noi: con il nostro stesso desiderio di vivere, con emozioni, speranze, sogni e ambizioni, vengono condannate a subire le peggiori torture in nome di un razzismo che annienta l’intelligenza emotiva e segnala una patologica mancanza di empatia.
È in questo modo che perdiamo il contatto con la vita coltivando in noi stessi i presupposti della follia.
Chi si muove nel rispetto della natura e dell’ambiente armonizzando se stesso con gli equilibri necessari alla creazione ci appare stupido, privo di valore e buono soltanto a soddisfare i nostri bisogni come fosse un oggetto.
Non importa che l’etologia abbia mostrato la presenza di saperi, sentimenti ed emozioni in tutte le altre specie animali.
Non importano le ricerche e lo studio della psicologia.
La nostra intelligenza finisce davanti alla coercizione che imponiamo a cuor leggero convinti di una superiorità arbitraria e patologica.
Lo schiavismo è un comportamento sconosciuto a qualunque altro animale non umano.
Specie più sane della nostra sostengono una cultura del rispetto, adeguando con umiltà le proprie esigenze alla sopravvivenza del pianeta.
L’evoluzione è la capacità di modellare i propri comportamenti per permettere la salute del mondo da cui tutti dipendiamo.
Una capacità sconosciuta alla specie umana: l’unica specie che pretende di sottomettere la natura ai propri voleri annientando se stessa nel degrado che infligge alla vita.
Carla Sale Musio