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15 Ottobre 2021. Una data che tra qualche anno sarà ricordata come l’inizio della fine della pandemia. Non quella virale, gonfiata ad arte per altri fini, ma quella democratica.
Alla data di applicazione della tessera verde per tutti i settori lavorativi, voluta dall’esecutivo Draghi in sfregio a ogni dibattito parlamentare, con il DL 127 emanato con un mese di anticipo rispetto alla sua entrata in vigore, siamo stati testimoni della reazione del popolo italiano, forse per la prima volta per qualcosa che va oltre lo sport, veramente unito e battagliero.
Uno spirito che non si vedeva da anni, tra persone probabilmente troppo assuefatte dalla routine e probabilmente dalle finte certezze costruite sulla fortuna di un posto di lavoro, magari pubblico e a tempo indeterminato.
I 18 mesi che ci hanno portato a questa data sono costellati di violazioni costituzionali, informazione a senso unico e senza possibilità di replica, censura imperante su qualunque voce famosa e dissidente contraria alla narrativa di regime. La chiusura, poi revocata, dei canali di Byoblu, di Radio Radio, della demonetizzazione da parte di Google dei canali di controinformazione è lo specchio di un sistema che trae dal Partito Comunista Cinese il massimo esempio.
Eppure sono stati caratterizzati anche da un nucleo di persone che non ha fatto altro che cercare la verità andando oltre le voci di corridoio e facendosi una propria idea. Le stesse persone che ritengono che quello che è successo e sta tuttora accadendo sia un pretesto per completare il processo di erosione delle libertà fondamentali residue delle persone. La conclamazione di una nuova nobiltà oscura (l’alta finanza, big tech, big pharma) contro una massa di plebei impoveriti e senza più possibilità di opposizione. Un nuovo dispotismo assoluto.
Ed è proprio grazie a questa violenza mascherata da altruismo che le menti libere si sono unite e coalizzate. Ne sono preziosi esempi gli innumerevoli comitati costituzionali, i gruppi di giuristi, i raggruppamenti di persone che stanno sorgendo e diventando sempre più numerosi in tutto il territorio nazionale. Fino ad arrivare alla protesta degli autotrasportatori e dei portuali, categorie che hanno paralizzato i trasporti a difesa della libertà.
Anche Olbia, nel suo piccolo, ha partecipato alla protesta. Circa 200 persone, vaccinate e non vaccinate, lavoratori di tutti i comparti, si sono dati appuntamento oggi in piazza Terranova Pausania, per manifestare il proprio dissenso verso uno strumento di ricatto sull’obbligo vaccinale mascherato. Un Ahnenpass rivisitato in chiave moderna, dove non bisogna più dimostrare l’appartenenza a una “razza superiore” ma semplicemente la sottomissione al nuovo paradigma dell’ipercontrollo.
Il gruppo di cittadinanza attiva “Olbia C’è” è stato appoggiato dal gruppo “No Green Pass Gallura”, ” Studenti Contro il Green Pass di Sassari (UniSS e Alta Formazione Artistica e Musicale), C.D.F. (Comitati Diritti Fondamentali di Tempio), Nuoro c’è – Incontriamoci, Sassari Libertà e Resistenza.
Durante la manifestazione in molti hanno voluto portare una testimonianza, hanno espresso il loro dolore e la loro frustrazione per tutto ciò che sta accadendo. Parole che hanno unito la folla sotto lo stesso intento: INSIEME PER RESTARE LIBERI.
Chi è rimasto non sarà disposto a scendere a compromessi, non sarà disposto a barattare la propria libertà. La protesta seguirà a oltranza.
Il sistema è talmente in difficoltà da infiltrarsi nelle manifestazioni per impedire che vengano svolte in modo pacifico, ci domandiamo se ormai sia solo questione di tempo, il sistema mostrerà il suo vero volto a tutti o crollerà perché non riescono a raggiungere gli obiettivi che si sono prefissati?
Non si indietreggia di un millimetro.
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